Arte, Cultura & Spettacoli

Klimt e l'arte italiana

Al Mart fino a domenica 18 giugno 2023

La “Giuditta II”, dipinta da Gustav Klimt nel 1909, opera nei depositi della Fondazione Musei Civici di Venezia e custodita a Ca' Pesaro, è in trasferta: si trova temporaneamente a Rovereto per la mostra ''Klimt e l'arte italiana'' inaugurata al MART il 15 marzo 2023, che resterà allestita fino a domenica 18 giugno 2023.

Nata da un'idea di Vittorio Sgarbi la mostra vede riunite due opere di Klimt: "Giuditta II" e "Le tre età". Sono considerati i due capolavori “italiani” di Klimt entrati a far parte delle collezioni pubbliche italiane in occasione della Biennale di Venezia del 1910 e dell’Esposizione internazionale del 1911 a Roma. Le due opere testimoniano il passaggio e l’eredità spirituale del maestro viennese in Italia.

Lo stile di Klimt influenzò un’intera generazione di artisti italiani che, tra gli anni Dieci e Venti del secolo scorso, finirono per rinnovare profondamente il proprio linguaggio.Tra questi Felice Casorati, Adolfo Wildt, Vittorio Zecchin, Luigi Bonazza. Seppur con lo sguardo volto al linguaggio nordico, alle Secessioni di Vienna e di Monaco, gli italiani rielaborano l’influsso klimtiano in modo autonomo e originale: i riferimenti sono visibili nei decori, nelle linee, nei colori e nello stile che finisce per mescolarsi alle caratteristiche artistiche locali, permettendo la nascita di nuove ricerche.

La mostra, attravero 200 opere, presenta non tanto Klimt, ma 40 artisti tra cui i pittori attivi a Venezia, come Vittorio Zecchin il cosiddetto “Klimt italiano”; o i giovani “dissidenti” di Ca’ Pesaro, come Felice Casorati; senza dimenticare quelli coinvolti nelle grandi imprese decorative della Biennale, è il caso per esempio di Galileo Chini. Non possono mancare coloro che per prossimità geografica e culturale furono particolarmente vicini al clima delle Secessioni, come il triestino Vito Timmel o i trentini Luigi Bonazza, Luigi Ratini e Benvenuto Disertori. Le atmosfere austriache e germaniche ispirano inevitabilmente anche l’opera dello scultore Adolfo Wildt, definito dai critici “il Klimt della scultura”.

Klimt fu il protagonista della Secessione di Vienna che nel 1897 rappresentò, sin dal suo esordio, l’evoluzione e il superamento di tutte le formule allora esistenti, incluso il simbolismo. Le Amiche di Klimt e la Signora con il cappello su sfondo rosso, furono una sorta di manifesto.

Sostenuto dallo scrittore Ludwig Hevesi e dal pittore Gustav Klimt vide  aderire al movimento Franz von Stuck, Ludwig von Hofmann, Carl Strahatman, Thomas Theodor Heine e in Italia il grandissimo Casorati.

A Monaco, Vienna, Praga e Roma si svilupparono le Secessioni con differenze e affinità nei diversi linguaggi espressivi: esiti modernisti nella secessione monacense, trionfo del decorativismo nella secessione viennese, il visionario espressionismo del gruppo Sursum praghese fino al crocevia romano e alla sua continua ricerca di una via altra e diversa.

A differenza delle secessioni europee, che mostravano tutte una predisposizione all’estetica simbolista, la Secessione di Roma (1913-1916) aveva una formula diversa, quella dell’esposizione libera e “giovane”.  La Prima Esposizione Internazionale della Secessione fu l’occasione per vedere in mostra per la prima volta opere di Matisse e dei post-impressionisti, mentre l’anno successivo, alla II Esposizione, accanto a Cézanne e Matisse, furono presenti Klimt e Schiele gli italiani Enrico Lionne e Felice Casorati.

 

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