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'Ho inventato ciò che esisteva, senza saperlo''

Armando Dal Col, maestro di bonsai da 60 anni

Dice che fu una visione a portarlo ad una invenzione personale "gli alberi in vaso", ignorando (da occidentale) l'esistenza del bonsai  e che - dall'altra parte del mondo - quella invenzione esisteva... da secoli.

E' la storia di Armando Dal Col maestro e campione di bonsai, noto in tutto il mondo che da 60 anni coltiva la sua passione. Il Grande Maestro giapponese Saburo Kato quando lo conobbe per la prima volta nel 1983 disse che in lui agiva il vero spirito del Bonsai giapponese.

La visione primaria fu quasi onirica: vide un albero abbarbicato sulla roccia e scattò la passione.

“Era l’autunno del 1958 quando andai in montagna a raccogliere delle pigne di conifere di larici, abeti, pini silvestri e pini mughi, poiché era l'ambiente adatto, secondo i miei trascorsi militari nella Brigata Alpina Cadore. E le maestose conifere rappresentavano per me l’albero per eccellenza. Separai i semi della pignetta di larice che tenevo sul palmo della mia mano nel lontano 1958. Vederlo  concretizzarsi negli anni, ben 60, è un anniversario che va celebrato” afferma con sorriso ormai orientale, lui che è un veneto doc e vive a Tarzo in provincia di Treviso.

Ma quale è  stata la molla che lo ha coinvolto in questa passione?

“Con tutta probabilità il mio approccio con gli alberi in miniatura era dovuto al mio dna,  a causa del mio carattere romantico; da ragazzo, infatti, mi piaceva ammirare gli alberi fioriti in primavera, ed allungando un braccio vedevo l’albero proiettarsi sul palmo della mia mano. E  fu così che mi nacque l’idea di creare un albero in miniatura che potesse vivere in una ciotola,  da tenere fra le mie mani” afferma Armando. Oggi è una pietra miliare per tutti quelli che amano il bonsai e un modello da imitare o misurarsi.

Persona modesta e sempre disponibile, Armando ha creato il suo regno nel GIARDINO MUSEO BONSAI DELLA SERENITA' di Tarzo (Treviso) considerato il Tempio della Storia del Bonsai italiano. Lì c'è anhe il Faggio Patriarca, una delle sue più amate creature, campione del mondo nel 1986 in Giappone.

La moglie Haina, divenuta sua discepola grazie all’intenso amore per la natura condivide questa passione. Insieme gestiscono il giardino "Bonsai della Serenità" di Tarzo dove son presenti più della metà di quelle piantine seminate nel 1958 e negli anni successivi. E nell'aprile 2018 è stata grande gioia in casa vedendo realizzare il sogno della foresta di larici: si era svegliata generando pigne.

“Nell’autunno del 1958  quando tenni sul palmo della mia mano una pignetta, nella mia mente vedevo materializzarsi una piccola foresta di larici cresciuta in un grande vassoio. La visione onirica si è materializzata, generando nella primavera del 1960 questa forestina di larici gemelli in uno spazio veramente ridotto. Ma ora la foresta è adulta e il sogno si è avverato”.

www.armandodalcolseiwabonsaien.com

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INTERVISTA AD ARMANDO DAL COL
di Corona Perer

Sono più di 50 anni che realizza Bonsai. Al Congresso Nazionale dell'Unione Bonsaisti Italiani che si tiene ogni anno ad Arco (Tn) lui non manca mai. A Tarzo (Treviso) c'è il Giardino della Serenità: nel suo giardino di bonsai ce ne sono circa 600. In 50 anni lui ne ha realizzati almeno 2000.
Armando Dal Col 73 anni, è considerato un'autorità del settore. E' un maestro internazionale pluripremiato in Giappone che è la vera patria di questa arte. Lo abbiamo incontrato alle prese con un bonsai particolarissimo, perché sfugge ad ogni definizione: un libro d'erba, il libro della conoscenza, anzi: le radici della conoscenza. Lo mostriamo in esclusiva in queste immagini.

Armando, come definirebbe il bonsai?
Arte interiore. il Bonsai non ha riscontri con nessuna forma d'arte, in quanto è "Arte vivente", ed è per questo che non può mai essere considerato finito mentre un quadro o una scultura rimane immutabile nel tempo. Comprendere il Bonsai nella sua più intima espressione, significa calarsi nella natura attraverso le semplici cose, ammirare l'acqua limpida dei torrenti e sentire il suono che produce la corrente, talvolta impetuosa che s'infrange contro le rocce coperte di muschio.

Per lei quale tipo di ricerca rappresenta?
Mi piacerebbe lasciare una traccia della mia esistenza, poichè la vita di un uomo è talmente effimera che scompare al primo soffio di vento. I seguaci del buddismo credono nella reincarnazione. Per passare ai posteri ho solo la certezza del mio nome che resterà per quello che ho fatto, se qualcuno vorrà ricordarmi. Il resto non lo so, ma mi piacerebbe reincarnarmi fra qualche secolo per vedere di nuovo come sono mutati i miei Bonsai.

Da quanti anni fa Bonsai?
Dal 1963, ma all'epoca non conoscevo il Bonsai. L'idea mi nacque vedendo un albero in lontananza, e allungando il braccio vedevo l'albero proiettarsi sul palmo della mia mano. Pensai che sarebbe stato bello poter avere un albero in mano e cominciai a trattare le mie piante con potature che solo dopo potei verificare facevano parte della tecnica giapponese del bonsai.

E come lo ha scoperto?
Leggendo un articolo che annunciava l'Euroflora nel 66 dove sarebbero arrivati dei maestri giapponesi che avevano creato alberi in miniatura, ma era già da 3 anni che io da autodidatta maneggiavo le stesse cose. Quello che credevo un metodo da me inventato era un'arte orientale. E' il sentirmi parte della natura, sentirmi un tutt'uno con i miei Bonsai, vivere dentro loro.

Lei è riuscito a far fiorire anche ...un libro. Come è venuta l'idea?
Volevo esprimere l'essenzialità estrema delle "radici della Conoscenza". Alla prima esposizione c'è stato stupore, forse perplessità. Poi alla mostra di Bonsai nazionale nella città di Imola è stato un successo. Il mio pezzo veniva definito ‘cultura'. Io in realtà non mi ero posto obiettivi nobili, tuttavia avevo voluto un libro vecchio intriso del "Verbo", perché esso avrebbe alimentato le "radici della conoscenza".

Cos'è per Lei la conoscenza?
La conoscenza non ha il suo fondamento nella capacità del soggetto di distinguere l'ideale dal reale, ma di passare da ciò che è inespresso a ciò che è espresso. Questo libro nasce da una ricerca interiore: non è solo una metafora del sapere, ma è la metafora stessa della vita umana, consistente nella nascita, nello sviluppo fisico e intellettuale e nella morte. L'erba mette radici sulle pagine, sviluppandosi verso la luce. Cerca di afferrare l'essenza del "Verbo" in una crescita senza sosta che tuttavia non sconfigge la caducità dell'essere vivente. La vita esce dalle pagine del libro ed è intrisa della sapienza di quel libro.

Quale è il messaggio dell'opera?
Che l'uomo è nulla senza radici, e che le radici stanno in una conoscenza che viene da lontano e che è anche sacrale. E' persino mistero.

Ci è voluto molto tempo?
In questa disciplina non si può avere fretta. E' stata una grande emozione immaginare pagine e parole come la terra. E vedere poi la nascita dell'erba fra le pagine: era la vita dentro un libro aperto di cultura. E' la metafora del sapere, fatta di frammenti, di crescita lenta e costante, in un continuo e inesorabile scandire del tempo, All'epoca mi sarebbe piaciuto usare una vecchia bibbia, poiché è il Libro della Conoscenza per eccellenza. Ne ho usata una recente ma l'ho aperta su una delle pagine più significative del Nuovo Testamento: l'Apocalisse che non è il libro sulla Fine del mondo ma il libro "sul" fine del mondo: l'uomo orientato verso Dio, teso alla costruzione della Gerusalemme celeste. L'erba, metaforicamente, è il Verbo che si rinnova e dà linfa all'Uomo.

Quanto può valere sul mercato un bonsai professionale?
In Giappone si va dai 25 euro fino a un 1 milione. Ad un'asta a Tokyo fu venduto un bonsai a 4 milioni 700 mila dollari in cambio di una villetta con guardino. Era del maestro Kobaiashi.

Quale è la virtù esenziale per quest'arte?
La pazienza e poi è fondamentale il controllo delle dominanze apicali cioè che le fronde siano leggere e la conicità sia accentuata sia nel tronco che nei rami.

Come deve essere il bel bonsai?
Deve avere un forte apparato radicale di superficie con le radici disposte a raggiera.

Ogni albero può diventare bonsai?

Quale è la specie più difficile da trattare?
Direi la betulla, il noce, le leguminose come l'acacia

Ha ottenuto molti titoli e premi, di cosa va maggiormente orgoglioso?
Dei riconoscimenti avuti dalla Nippon Bonsai Association, la massima autorità mondiale. La stima dei colleghi e amatori è certamente importante, ma assistere con trepidazione al risveglio primaverile, per captare la vita che pulsa sui rami ancora spogli dei miei Bonsai è un'emozione unica.

Il Bonsai ha portato anche... l'amore e Haina oggi validissima collaboratrice.Non è così?
Haina è una donna straordinaria che ha molto contribuito alla mia evoluzione. L'ho conosciuta nelle Filippine nella sua isola dove sono stato il primo europeo a metterci piede. E' stata la cosa più bella che potesse capitare nella mia vita. Era la mia discepola ora è la mia migliore aiutante ed è molto brava, infatti, conta già numerosi premi nazionali e internazionali.

Quando avete deciso il nome del vostro giardino?
L'ho deciso in Giappone. Chiesi al mio maestro la traduzione in giapponese, volevo chiamarlo Giardino Museo Bonsai della Serenità. Gli piacque moltissimo, e in giapponese si chiama SEI WA MUSEUM BONSAI EN. Abbiamo qualche migliaio di visitatori ogni anno.

Quale è il pensiero che  ispira ogni giorno la cura delle sue creature verdi?
Mi piacerebbe essere al loro posto, poiché nessun essere vivente riceve queste attenzioni. Può sembrare strano, ma c'è un feeling che ci attrae entrambi.
(Corona Perer)

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