I Bronzi di San Casciano dei Bagni
Esposti a Reggio Calabria nella mostra ''Gli dèi ritornano''
(Reggio Calabria 26.10.2024 - Corona Perer) - San Casciano dei Bagni (in provincia di Siena) custodiva un tesoro nelle sue viscere: 24 statue di bronzo databili tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C che venivano ritrovate nel 2022. Un'eccezionale scoperta archeologica, fu subito detto. I reperti furono rinvenuti in condizioni eccezionali 'grazie' alla conservazione nelle calde acque termali. Con sé recavano iscrizioni in lingua etrusca e latina che offrono un’ampia prospettiva sulla religiosità antica.
Fino al 12 gennaio 2025 i Bronzi di San Casciano sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria per la mostra “Gli dèi ritornano. I bronzi di San Casciano” dove si possono ammirare: 22 dei 24 bronzi trovati due anni fa.
foto C.Perer
È l’opportunità per immergersi nell’affascinante universo degli antichi rituali etruschi e romani. La mostra al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (MArRC) è straordinaria: i tesori archeologici provenienti da San Casciano dei Bagni mostrano tutta la loro bellezza dopo le prime urgenti puliture seguite alla loro scoperta.
Dopo la tappa al Quirinale e l’esposizione al MANN di Napoli, la casa dei Bronzi di Riace, ospita gli straordinari ritrovamenti effettuati nell’estate 2022 e le novità venute alla luce nel 2023 nel santuario termale del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni.
foto Corona Perer
La selezione di statue, statuette bronzee, ex-voto e centinaia di monete recuperate nel santuario termale del Bagno Grande di San Casciano, in provincia di Siena a Reggio Calabria ha trovato la giusta esaltazione nei seminterrati del Museo a pochi passi dai più famosi Bronzi di Riace.
Come si ricorderà da uno scavo stratigrafico venne alla luce il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo.
Riproduzioni di parti anatomiche, offerte per chiedere alle divinità la salute o ringraziare di una guarigione, e statue realizzate secondo i canoni della cosiddetta mensura honorata (alti tre piedi romani, equivalenti a circa un metro), che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro o i fedeli dedicanti.
La gran parte di questi reperti si data tra il II e il I secolo a.C., un periodo storico di grandi trasformazioni che vede la definitiva romanizzazione delle potenti città etrusche. La campagna di scavi, condotti su concessione del Comune di San Casciano dei Bagni dalla Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio del MiC con la tutela della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo, proseguono con il coordinamento scientifico dell’Università per Stranieri di Siena.
I restauri , avvenuti con il supporto dell’Istituto Centrale del Restauro, sono documentati in un video introduttivo. La mostra è curata da Massimo Osanna e Jacopo Tabolli.
Imperdibile ve lo assicuriamo
(C.Perer)
ottobre 2024
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Eccezionale scoperta archeologica: 24 statue nel fango
GLI ARCHEOLOGI HAN LAVORATO NELL'ACQUA
(9.11.2022) - Scoperto a San Casciano dei Bagni, uno dei borghi toscani più belli d’Italia, un vero tesoro archeologico: un deposito votivo unico, il più importante dopo Riace. Per tutti gli appassionati di archeologia è una di quelle scoperte storiche che fan parlare il mondo.
Il ritrovamento di 24 statue di bronzo di raffinatissima fattura databili tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. rappresenta un deposito votivo assolutamente unico, mai visto prima, dove a lavorare ci sono 60 esperti da tutto il mondo.
Gli esperti parlano della più importante scoperta archeologica di questo tipo dopo Riace. Un tesoro emerso dall’acqua, da quello stesso santuario di epoca augustea sorto come per magia affianco alle vasche pubbliche del paese, che dimostra ancora una volta come San Casciano è luogo termale prediletto già in epoca romana.
Lo scavo, condotto dal Comune di San Casciano dei Bagni su concessione della Direzione Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province del Ministero della Cultura, è stato coordinato dal prof. Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena e diretto sul campo dal dott. Emanuele Mariotti per conto del Comune di San Casciano dei Bagni; la tutela è diretta dalla dr.ssa Ada Salvi della Soprintendenza di Siena Grosseto e Arezzo. La campagna di scavo è stata integralmente finanziata dal Comune di San Casciano dei Bagni e si avvale anche del contributo di società e fondazioni internazionali (Ergon, Heureka Ambiente, Vaseppi Trust, Fondazione Friends of Florence, Max Ulfane).
Il ritrovamento è avvenuto a conclusione della sesta campagna di scavi al Santuario Ritrovato del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni. E' il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo.
Si tratta di oltre venti statue (realizzate in parti anatomiche e al vero o secondo i canoni della cosiddetta mensura honorata, cioè alte tre piedi romani… l’equivalente di circa un metro) che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro assieme agli antichi dedicanti.
L’eccezionale stato di conservazione all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso anche di preservare meravigliose iscrizioni in etrusco e latino che furono incise sulle statue prima della loro realizzazione.
La gran parte di questi capolavori dell’antichità si data tra il II e il I secolo a.C. Si tratta di un periodo storico di grandi trasformazioni nella Toscana antica, nel passaggio tra Etruschi e Romani. In quest’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte all’interno del tessuto sociale di Roma, nel santuario del Bagno Grande nobili famiglie etrusche e romane dedicarono assieme le statue all’acqua sacra. Un contesto multiculturale e plurilinguistico assolutamente unico, di pace, circondato da instabilità politica e guerra. Dalle iscrizioni sappiamo che i dedicanti giunsero da tutto il territorio di Chiusi e Perugia con molti nomi che ricorrono nel territorio di Siena. Si trattava dunque di un santuario di valenza interregionale.
Le statue dovevano essere posizionate sul bordo esterno della grande vasca sacra e ancorate sugli eleganti blocchi in travertino. A più riprese - sicuramente nel corso del I secolo d.C. - le statue furono staccate dal bordo della vasca e depositate sul fondo. Dunque, non si tratta di uno scarico di materiale sacro nell’acqua calda, ma piuttosto di una deposizione rituale, mediata con la divinità. Gli atti votivi proseguirono poi fino al IV secolo d.C. con la deposizione di quasi seimila monete (in argento, bronzo e oro). Solo agli inizi del V secolo d.C. il santuario venne smantellato e chiuso. Il grande tesoro sacro nella vasca fu coperto da grandi tegole e al di sopra vennero calate le colonne del portico sacro a suggellare la chiusura definitiva del luogo di culto.
Il prof. Jacopo Tabolli, etruscologo dell’Università per Stranieri di Siena e direttore del progetto scientifico non ha dubbi: "Quanto riemerso dal fango a San Casciano dei Bagni è un’occasione unica di riscrivere la storia dell’arte antica e con essa la storia del passaggio tra Etruschi e Romani in Toscana. La circostanza che delle statue non conosciamo solo la generica provenienza, ma tutto il contesto ci permette di comprendere il valore rituale delle offerte, ma anche l’interazione con il resto del deposito. La geochimica dell’acqua che ha conservato in modo così eccezionale i capolavori toreutici è essa stessa oggetto della nostra ricerca, perché è proprio la centralità dell’acqua ad aver condizionato l’antica scelta di questo luogo sacro. La sorgente di cui ora conosciamo anche il nome in etrusco grazie alle iscrizioni è la vera protagonista del rito e del culto''.
Emanuele Mariotti, direttore di scavo che ha lavorato sul campo per 14 settimane tra giugno e ottobre parla di risultati stupefacenti e inaspettati. ''Sebbene già lo scavo del 2021 avesse messo in luce una parte significativa della grande vasca sacra, del suo deposito votivo e delle architetture che la contornavano, i ritrovamenti e la monumentalità esibita del sito hanno superato le nostre aspettative. Bisogna notare come l’eccezionalità del contesto non derivi solo dalle stratigrafie fangose ma intatte all’interno della vasca, così ricche di tesori d’arte e numismatici, ma anche dall’architettura con cui fu concepito, in epoca primo-imperiale, il cuore del santuario, destinato a raccogliere le potenti acque calde della sorgente, oggi del Bagno Grande. La complessità dell'edificio si esprime nel monumentale portico che circondava la vasca (almeno sei grande colonne di ordine tuscanico), nel suo svilupparsi verso la sorgente su livelli diversi, e nel possente arco centrale, in grandi blocchi di travertino come il resto della struttura, destinato a rafforzare i lati della vasca e a sorreggere un piano superiore del monumento. Non solo. Lo scavo, articolato in vari settori all’interno e all’esterno dell’edificio sacro, ha restituito informazioni sulla sua storia e sulla storia della sorgente dal periodo tardo etrusco fino al V secolo d.C. "
Da notare che lo scavo ha richiesto continua gestione dell’acqua nel sito, che ancora fluiva all’interno della vasca etrusco-romana. Una vera sfida alla capacità degli archeologi di lavorare in condizioni estreme. Il lavoro ha visto la presenza di oltre 40 tra studentesse e studenti, provenienti dall’Italia, da vari paesi europei e dagli Stati Uniti, oltre a specializzandi e dottorandi. "A loro soprattutto si deve l’eccezionale esito di questa campagna” sottolinea Mariotti.
La conservazione e il restauro sono condotte dalla dott.ssa Wilma Basilissi dell’Istituto Centrale del Restauro in collaborazione con la dott.ssa Pozzi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo. Il Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze ha inoltre coadiuvato la direzione scientifica dello scavo nelle operazioni di sicurezza del cantiere di scavo e dei reperti. La ditta Ecol-B è intervenuta nelle fasi più complesse dello scavo e per la messa in sicurezza del cantiere, garantendo un apporto fondamentale per i primi restauri conservativi alle strutture emerse dal fango.
Più di sessanta studenti e studentesse provenienti da undici università nazionali e internazionali hanno partecipato alle 16 settimane di scavo. La loro presenza non solo ha costituito un’occasione eccezionale di confronto tra tradizioni diverse di scavo archeologico, ma anche rivitalizzato il borgo medievale di San Casciano dei Bagni in una prospettiva plurilinguistica e multiculturale che è lo specchio della vita attorno all’antico santuario e alle sue statue.
E così 50 anni dopo la scoperta nel 1972 dei celebri “bronzi di Riace” si riscrive a San Casciano dei Bagni la storia dell’arte statuaria in bronzo (o "toreutica'') di età etrusca e romana.
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