Arte, Cultura & Spettacoli

Penelope, il mito

Simbolo della forza interiore e della capacità di trasformare la vita

Un mito che si perde tra le sponde del mare nostrum sin dalla notte dei tempi. E’ Penelope, figura centrale dell'Odissea, archetipo della donna fedele e paziente, ma anche come simbolo della forza interiore e della capacità di attendere e trasformare la vita.

La sua attesa, simboleggiata dalla tela che tesse e disfa, viene vista come un percorso di elaborazione interiore, un modo per affrontare il dolore e l'incertezza, e mantenere viva la speranza Penelope richiama nel racconto mitologico la forza interiore che ci permette di affrontare la solitudine, l'incertezza e le difficoltà emotive.

Il MArTA, Museo Archeologico di Taranto l'ha celebrata con un mostra internazionale a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, a Taranto (inaugurata nella Giornata delle Donne e rimasta aperta fino al 6 luglio 2025). Ben 50 opere provenienti da musei e fondazioni italiane ed estere tra pittura, scultura, cinema, incisioni, e circa 40 reperti archeologici del MArTA, alcuni provenienti dai depositi, e per la prima volta in esposizione pubblica hanno raccontato il mito.

“Attraverso la mostra, non a caso inaugurata nella giornata dedicata alle donne, abbiamo mostrato che era sposa fedele ma anche abile tessitrice di trame politiche e sociologiche, che da sola governò l’isola di Itaca, tenendo a bada i Proci e mettendo alla prova lo stesso marito Ulisse” spiega Stella Falzone, direttrice del MArTA di Taranto.

In psicoanalisi, Penelope, madre di Telemaco, rappresenta la madre per eccellenza. Nel poema omerico protegge il figlio occupandosene negli anni di assenza del padre Ulisse. Da lei scaturisce quella che in psicanalisi si chiama la ''Sindrome di Penelope'': l’attesa di ciò che non può tornare. Vivere nel ricordo della vita passata con una persona che non c’è più può favorire crisi depressive: accade nella fine di una relazione, a causa di una separazione o di un lutto, può trasformarsi per alcune persone in una pericolosa paralisi nella quale i ricordi del passato immobilizzano, condizionando pesantemente la vita. Si tratta di un disagio psicologico molto forte che va curato.

Penelope, a differenza di Ulisse spesso insonne, dorme e sogna moltissimo. È infatti raffigurata dormiente, o nell’atto di svegliarsi, specie in epoca moderna. A lei nel canto XIX dell’Odissea viene attribuita la distinzione fra sogni veri, usciti dalla porta di corno, e sogni falsi, usciti dalla porta di avorio, che avrà poi una lunghissima fortuna fino all’analisi da parte di Freud. 

“Penelope ha modellato e sfidato l’ideale femminile per almeno 3000 anni e continua a farlo anche oggi. E’ la sposa fedele ma anche l’abile tessitrice di inganni – spiega la curatrice della mostra, Alessandra Sarchi - E’ la regina che non esce mai dalla sue stanze ma anche colei che da sola governa l’isola per vent’anni. E’una sognatrice ma anche la moglie che mette alla prova il marito”.

"La sua storia continua ad affascinarci perché racconta situazioni e stati d’animo che parlano anche di noi, la solitudine, il dolore, la delusione, la speranza, l’amore" aggiunge i co-commenta il curatore Claudio Franzoni.

Il gesto (tessere) e la postura (seduta), specie nelle raffigurazioni antiche – come la lastra “Campana” in mostra del Museo Nazionale Romano –, ci dicono di una donna con gambe accavallate, il mento appoggiato a una mano. Gesti che la rendono remota, malinconica ma anche potenzialmente sfuggente.

Penelope non è solo saggia, ma anche temibilmente astuta (tiena a bada un popolo nemico!)  e il suo consorte Ulisse, viene raffigurato sotto l’aspetto del mendicante che si presenta alla reggia, cosa che provoca la resistenza di Penelope nel riconoscerlo, dopo vent’anni di assenza.

 

 


IL MONDO DI PENELOPE: UN TELAIO

La tela è il mondo di Penelope, spesso raffigurata con un telaio accanto, come nel celebre skyphos del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, o nei tanti dipinti e incisioni di epoca moderna. Il telaio contrassegna il suo spazio domestico più di ogni altro oggetto.

Al suo telaio e in attesa del marito, Penelope sfida: tiene a bada oltre cento uomini che la pretendono in sposa, pronta a non piegarsi alla ragion di stato e al destino delle vedove, e per questo intelligente stratega che tesse di giorno e disfa la tela di notte.

''Con Penelope si ricordano le donne che si ribellano agli stereotipi, ai pregiudizi, ai luoghi comuni – continua la direttrice Stella Falzone – e lo fanno con le armi e gli strumenti di cui dispongono, talvolta anche solo negli spazi domestici, con sapienza, pazienza, determinazione e passione”.

Espressione di una tecnologia evoluta, il telaio è strumento di una cultura femminile raffinata: tessere significa sapere contare, aver memorizzato misure, sequenze di colori e di punti. Inoltre è ben presente l’associazione fra tessitura e canto, fra tessitura e ripetizione mnemonica di versi, che ci porta all’origine stessa dei poemi e rivela come il connubio fra il rapsodo, letteralmente “cucitore di canti”, e quest’arte tipicamente femminile sia ben più che una metafora.

Sul celebre talamo, inamovibile dalla stanza e costruito in legno d’ulivo da Ulisse stesso, si svolge una delle scene più importanti dell’intero poema: Odisseo è rientrato a Itaca è ben raffigurato dalle incisioni seicentesche di Theodoor van Thulden derivate dagli affreschi perduti di Primaticcio nella Galleria d’Ulisse a Fontainebleau.

La figura di Penelope è caratterizzata dall’aidós, che in greco significa pudore, modestia, vergogna, e che dal punto di vista iconografico si manifesta nel velo, come mostra l’acquaforte settecentesca incisa da Tommaso Piroli dai disegni di John Flaxman.
Il velo fa riferimento anche a un altro ambito: lo schermarsi rispetto alla realtà, il frapporre un diaframma fra sé e il mondo.

I reperti del Museo archeologico nazionale di Taranto annoverano tessuti a trama d’oro (seconda metà del I sec. a.C.), emblema della ricchezza della città antica, i numerosi pesi da telaio e un fuso in osso (datato I sec. a.C.)

Ma il Museo archeologico di Taranto. nel percorso espositivo della mostra ha voluto fare anche un importante omaggio all’artista sarda Maria Lai,  autrice di celebri telai e libri cuciti, una forma speciale di arte che coniuga parole, trame, intrecci, di grande bellezza e significato. All’interno dei percorsi della mostra il  “Telaio” dell’artista sarda, e alcuni suoi libri di stoffa. Tessitura e scrittura che fanno di Maria Lai una Penelope contemporanea.

 

 


Autore: Segreteria di Redazione

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