Elite e popolo, conflitto naturale
Nadia Urbinati: ''La diffidenza del potere è la strategia da cui nasce la democrazia''
Perché il conflitto - termine ormai desueto ma quantomai appropriato - è utile alla democrazia? Perché la democrazia nasce dall'azione di molti che - non perché più buoni degli altri, ma non desiderosi di potere bensì di tranquillità economica e sociale - elaborano regole di controllo del potere, che per pochi, spesso, è oggetto di brama. Un desiderio quasi "erotico", per usare un termine platonico, di governare "la città", la comunità, e di vedere gli atri che seguono i propri precetti. La diffidenza del potere, la non fiducia, è dunque la strategia dalla quale nasce la democrazia. Nadia Urbinati, politologa e filosofa, intervenuta di recente a Trento per il Festival Economia 2019, ha anche esaltato questa tensione.
Oggi la democrazia è "zoppicante" perché le disuguaglianze economiche sono forti. ma attenzione: la democrazia parla di uguaglianza politica, soprattutto elettorale. Non di quella economica e sociale. Questo "divorzio" tra le due dimensioni, cominciato dopo il boom economico seguito alla ricostruzione del dopoguerra, genera i populismi di oggi. Dove i molti cercano una rappresentanza nel leader, nel monarca.
Una lezione sulla democrazia. Nadia Urbinati, filosofa e politologa, docente alla Columbia University di New York, ha spaziato dall’antica Grecia a Machiavelli a John Stuart Mill, filosofo del liberismo economico dell’Ottocento. «Conflitto è un termine a lungo rimosso, negato, e infatti oggi non compare tra le parole più usate nei media e nei dibattiti, a differenza di sicurezza, democrazia, ambiente» ha precisato nella sua introduzione il giornalista di Repubblica Roberto Mania, aggiungendo che oggi in apparenza si rifugge il conflitto: «Diciamo che non ci sono più destra e sinistra; che non esistono più operai e padroni; a causa della debolezza di sindacati e partiti sono scomparsi i conflitti collettivi.
Oggi la linea di divisione è l’economia, la scomparsa del ceto medio, il rancore che nasce dalle disuguaglianze». E la professoressa Urbinati ha confermato: «C’è sempre stata un’opposizione, un conflitto tra pochi e molti. I pochi sono le élite unite da stili di vita, istruzione elevata ed esclusiva, abbigliamento, residenza in determinati quartieri. I molti sono dappertutto e capiscono che l’uguaglianza è una finzione. C’è uguaglianza politica in democrazia, ma non per questo uguaglianza economica o di opportunità». Questo scollamento tra princìpi dichiarati e vissuti origina rancore, malcontento, populismo. Il populismo è una strategia politica. È una sorta di «monarchia popolare» in cui il popolo diventa tutt’uno con il monarca.
Alternative? Per Urbinati, forme organizzative alternative da parte delle masse. Come i partiti, che sono passati dal costruire partecipazione a gestire la leadership. «Ma il conflitto – ha aggiunto la professoressa Urbinati – è il sale della vita pubblica e della libertà. Perché i pochi che hanno un desiderio quasi erotico, come lo definiva Platone, del potere, sono controllati dai tanti che puntano alla tranquillità dei loro possessi. Questa tensione non è una iattura, perché è da questa mancanza di fiducia che nasce la democrazia. La libertà è opera di molti, perché è la maggioranza dei cittadini ad essere diffidente del potere e quindi a creare regole di controllo».
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