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''Elbrus'' la fantascienza in romanzo

Ne sono autori Marco Capocasa e Giuseppe Di Clemente

"Elbrus" (Armando Curcio Editore) porta la fantascienza in romanzo. Ne sono autori Marco Capocasa e Giuseppe Di Clemente.

Marco Capocasa è un antropologo molecolare dell’Istituto Italiano di Antropologia  e si occupa di diversità genetica umana e di problematiche etiche della ricerca antropologica e biomedica. Oltre alla ricerca scientifica, la sua grande passione è la fantascienza e recentemente ha pubblicato. Giuseppe Di Clemente, è invece un  appassionato di astronomia e fantascienza. Il loro lavoro a quattro mani è un romanzo a metà tra fantascienza e realtà.

Elbrus narra del riscaldamento globale che sta producendo ormai effetti devastanti, tanto da compromettere seriamente la sopravvivenza dell’umanità e di tutte le specie animali e vegetali del pianeta Terra. Nel costruire lo scenario, che hanno poi romanzato, gli autori si sono basati sui risultati dei più recenti studi di climatologia, in particolare sul lavoro di Patricia Nayna Schwerdtle e di studi pubblicati dalla rivista Nature Climate Change.

Se il riscaldamento globale è il tema che fa da sfondo al romanzo, la sua trama è invece legata a doppio filo ai progressi della genetica e della genomica umana.

"In particolare, abbiamo guardato allo sviluppo delle biotecnologie e dei più moderni metodi di manipolazione genetica, ispirandoci alla tecnologia di editing genomico denominata CRISPR-Cas9" affermano gli autori.

La storia si svolge nell'Anno Domini 2113. La Terra è al collasso. I cambiamenti climatici prodotti dal riscaldamento globale hanno determinato nuovi equilibri geopolitici. Il sovrappopolamento e le migrazioni sono parte di un problema più esteso. L’esplorazione spaziale ha fallito nel suo obiettivo fondamentale, la fondazione di colonie autosufficienti dove l’Uomo del futuro potesse emanciparsi. Ma la soluzione è dietro l’angolo e viene da un altro sistema solare. Una nave aliena, intenta nell’esplorazione spaziale alla ricerca di forme di vita intelligente, è alla deriva ai confini del Sistema Solare. Passano una quarantina d'anni e nell'Anno Domini 2155 arriva un segnale viaggia dagli alieni per comunicare nel linguaggio non verbale.
E qui ci fermiamo per lasciare a voi scoprire come va a finire la storia e soprattutto per far parlare gli autori che hanno scelto la forma romanzata, per fare divulgazione scientifica. E con loro non abbiamo solo parlato del libro, ma anche di scienza aperta, pandemia e ricerca di altri mondi, come sta facendo Perseverance su Marte.

Perer: ci spiegate il titolo? Come è venuto in mente Elbrus? da cosa...?
Capocasa: Sembra un nome misterioso, in realtà è un luogo reale e chi leggerà il romanzo ne capirà l’importanza.
Di Clemente: è un posto remoto e maestoso, il luogo chiave di tutta la storia. Marco non poteva scegliere titolo migliore.

Perer: Un antropologo molecolare e un appassionato di astronomia affacciati sulla Terra degli ultimi giorni. Secondo vai da quale scienza potrebbe venire la salvezza?
Capocasa: Non sento di poter identificare un ambito scientifico più importante e decisivo di altri. Invece, mi preme sostenere l’importanza della condivisione del sapere scientifico e la cooperazione fra gruppi di ricerca impegnati in studi anche molto differenti fra loro.
Di Clemente: la storia recente ci ha dimostrato come l'interdisciplinarità sia il passaggio necessario per una piena comprensione di ogni fenomeno. Ma la conoscenza serve a poco senza la volontà.

Perer: cambiamenti climatici e fine del pianeta. Il riscaldamento globale fa da sfondo al romanzo, ma si parla anche di progressi della genetica e della genomica umana. Cosa volete che ''passi'' dal vostro lavoro?
Capocasa: spero che Elbrus possa risultare innanzitutto una lettura piacevole, in grado di offrire qualche ora di svago, concedendo al tempo stesso anche qualche spunto di riflessione su questi temi, che certamente sono attuali e coinvolgono tutta l’umanità.
Di Clemente: vorrei passasse che dobbiamo pesare ogni nostra decisione. Non sempre quello che è possibile fare è anche opportuno che venga realizzato.

Perer: Perseverance e la tecnologia umana sbarcata su Marte. Molti obiettano che si cerca acqua su Marte dimenticando i molti assetati sulla terra. Voi come vedete il problema?
Capocasa: sicuramente è una riflessione corretta e condivisibile. Credo tuttavia che la scienza abbia di per sè il bisogno di una frontiera, di un limite da superare per poterne poi scoprire di nuovi. E questo vale per l’esplorazione spaziale alla ricerca della vita, come per qualsiasi altro ambito.
Di Clemente: la gestione delle risorse di uno Stato è materia complessa, sia tecnicamente, sia eticamente. Gli investimenti in ricerca e sviluppo (anche spaziale) rimangono un fattore determinante per la crescita di un popolo, anche se ritengo che ciò non dovrebbe avvenire mai a discapito dello stato sociale.

Perer: lo sviluppo delle biotecnologie e la manipolazione genetica, l'editing genomico può mettere a rischio l'uomo?
Capocasa: l’obiettivo degli studiosi che si occupano di queste tecniche non è sicuramente quello di mettere in pericolo l’umanità, ma di trovare soluzioni a problemi oggi apparentemente irrisolvibili, come per esempio la cura di alcune patologie oncologiche. Chiaramente, trattandosi di approcci innovativi con i quali si va a intervenire sulle sequenze nucleotidiche del genoma umano, i rischi esistono e il dibattito sulle implicazioni etiche, legali, mediche e sociali a riguardo è ampio e procede di pari passo con i progressi degli studi sulle terapie geniche.
Di Clemente: non sono le conoscenze il pericolo, piuttosto l'uso senza alcun limite etico che di queste si può fare. L'uomo è spesso il problema dell'uomo.

Perer: in tempi di pandemia e vaccini la lezione ci è arrivata da Cuba dove il vaccino è pubblico, open e free. Nel vostro profilo vi sono competenze etiche, scientifiche e biomediche. Come commentate questo tempo e questa fase storica?
Capocasa: La pandemia ha cambiato i nostri modi di vivere e ha messo l’umanità di fronte a una crisi sanitaria globale le cui conseguenze ancora oggi rappresentano un interrogativo aperto. La comunità scientifica, con la Covid-19, ha però dimostrato che solo attraverso la condivisione su scala globale dei prodotti della ricerca si può agire al massimo delle proprie possibilità per contrastare il dilagare della malattia.
Di Clemente: da sempre sono convinto che taluni settori per loro stessa natura non possono essere che pubblici. A mio parere la farmaceutica è uno di essi, poiché ritengo non sia eticamente accettabile speculare sulla salute pubblica.


Autore: Corona Perer

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