Arte, Cultura & Spettacoli

Federico Pietrella, dipingere con un timbro

Il tempo che si ferma e scorre nell'agire dell'artista

Romano di nascita, Federico Pietrella vive a Berlino da molti anni. "Avevo desiderio di andare in un posto nuovo, portare poche cose con me e vivere una nuova realtà quotidiana. Berlino è una città facile da vivere e dove un artista può lavorare bene" ci disse quando lo abbiamo incontrato nell’atelier che Paola Stelzer aveva trasformato in casa per l'arte a Trento, in via Suffragio, per la mostra  “Good night, sleep tight” dove realizzò un site-specific.

Federico Pietrella lo aveva tematizzato con quella formula del “Senza Titolo” che interroga sempre chi guarda. L'opera occupava un'intera stanza: sollevando la moquette del pavimento e impilando il tessuto, Pietrella aveva ritratto il curatore Federico Mazzonelli che guardava i pannelli di moquette impilati, nell'atto di progettare la prossima mossa. Arte concettuale e un'eccezione per Pietrella: aveva usato gomma e carboncino. Lui di solito dipinge usando... dei datari.

Proprio così: sceglie una data di inizio e utilizza la data del giorno in cui sta lavorando. Per cui, se un quadro è grande e richiede più giornate di lavoro, allora risulteranno varie date. Un metodo che è sostanza del lavoro e risponde ad un preciso senso. Un puntinismo del Terzo Millennio, originalissimo e che chiede una pazienza infinita. La sua arte ha un forte impiego manuale. Con lui l’arte è tornata sul terreno del saper fare. E ad opera finita si resta incantati a vedere il risultato magico di un lavoro cristallizzato in una data che ha però sovvertito il tempo perchè è andato molto oltre ''quella data'' che ne segnava l'inizio.

"C’è molta tecnica in quel che produco ma io non ne faccio un punto d’orgoglio, mi è semplicemente utile per formalizzare quel che voglio trasmettere. Considero ovvio che si possa fare arte in qualsiasi maniera, da soli o in collaborazione, bella o brutta, all’avanguardia o in retroguardia" mi disse Pietrella nell'intervista che spiegava l'apparente non sense di un "senza titolo" ...che senza tema non è mai.

Ed il tema che ci sembra di cogliere in controluce, in tutto il suo agire artistico, è proprio quello del Tempo. Lavorare con il pavimento in moquette significava ad esempio maneggiare una materia ‘carica’ di un calpestio "passato" capace di essere emblema della storia dello spazio. Il presente era l’immagine su carboncino, ottenuta per sottrazione cioè lavorando con una gomma che cancella il carboncino. Come dire: da  un lato la storia del luogo, dall’altro la storia che si sta costruendo.

E anche il timbro non sfugge a questa legge. Il suo lavoro ha ottenuto l'attenzione di importanti istituzioni d'arte europee. E' stato esposto in Italia e all’estero dalla MACRO di Roma alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dalla Gertrude Contemporary Art Spaces, Melbourne alla Kunstlerhaus di Graz, dalla National Gallery di Praga al  MART di Rovereto.

Una delle ultime mostre è venuta da un lavoro iniziato a settembre 2020 a Roma negli spazi della galleria Ex Elettrofonica di Roma: ''My Time is Your Time''. Trasformando lo spazio della galleria in suo studio, l'artista ha ricevato il pubblico per assistere e condividere il work in progress della mostra. Ancora una volta il tema del Tempo come luogo di relazione di un "fare arte" concepito come antidoto per superare una condizione difficile come quella della pandemia.


Autore: Corona Perer

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