Arte, Cultura & Spettacoli

I segreti nascosti nelle opere d'arte

Intervista ad Alessio Atzeni che invita a proporre l'arte anche in tenera età

Quali sono i segreti della magia dell’arte? Lo svela ''I segreti nascosti nelle opere d'arte'' di Alessio Atzeni  docente di arte e artista, esperto di tradizioni esoteriche antiche e contemporanee. L'interessante saggio, edito da Diarkos editore, offre un’avventura immersiva nell’arte anche grazie alle tavole delle quali è corredato. L'autore precisa che questa esperienza va goduta con leggerezza e mente aperta.

L’arte - scrive - è una precisa via del sapere, trasmette la sua inesauribile forza con il potere delle impressioni che penetrano nel profondo di ognuno di noi. La dimensione misteriosa delle opere artistiche nasconde spesso una realtà celata, a più dimensioni, che suscita meraviglia, attrazione e innamoramento.

 

Chi non ha mai provato un rapimento d'arte? Ci sono opere dal potere magnetico. Un dipinto può raccontare molte storie contemporaneamente, è una sfinge che può celare segreti. ''Veniamo rapiti da certe sculture, come se fossero in grado di parlarci e incantarci, per vie misteriose''. Questo libro, non semplicemente una storia dell’arte, accompagna ad analizzare i diversi strati di lettura, codici, significati che le maggiori opere del genio umano contengono.

Atzeni, che insegna i segreti del disegno e delle tecniche pittoriche antiche presso l’Accademia delle Grazie, tiene seminari e conferenze dove guida alla scoperta dei codici nascosti nell’arte per educare all’intuizione, migliorare la percezione visiva e sensoriale. Lo abbiamo intervistato


Qual è, secondo lei, il segreto più eccitante dell’arte?
Il segreto più eccitante dell'arte è che non c’è nessun segreto. Nel senso che, con la chiave di lettura, tutto si mostra agli occhi magnificamente. L' arte è un’enorme Sfinge. Le cito Saul Steinberg: ''L'arte è una Sfinge il bello della Sfinge è che devi interpretarla''.

E quando hai trovato un'interpretazione?
Quando l'hai trovata sei già salvo. L'errore della gente è credere che la Sfinge possa dare solo una risposta esatta, in realtà ne dà cento, mille, forse nessuna. Può darsi che l'interpretazione non ci porti alla verità, ma è un esercizio che ci salva. Ecco, trovo eccitante il fatto che l’arte ci salvi la vita. Questo, ovviamente, solo se vogliamo essere salvati…

E l’artista più eccitante?
Caravaggio è il pittore più eccitante e misterioso di tutti. La sua pittura entusiasma e confonde. Era un grande iniziato, la sua sensibilità viscerale rivela una conoscenza altissima dei simboli, del genio umano e dei massimi sistemi. I suoi dipinti parlano dello spirito, della luce, della terra, della carne. Le sue pennellate sono come colpi di spada. Le sue stoccate profonde, violente, a volte dissonanti, esprimono il senso della vita. Incredibili messaggi affiorano dalla sua pittura sacra e mondana.

Potremmo dire che è in un certo qual modo una ... Sfinge?
Sì, Caravaggio è la Sfinge maggiormente indagata nel libro attraverso la magia dell'alchimia pittorica. Attorno alla sua figura aleggia da sempre il mistero. Secondo molti storici dell'arte era il pittore del reale, della gente di strada, delle osterie, delle prostitute, dei piedi sporchi (e tutti i luoghi comuni che vi possono venire in mente), non era un pittore simbolista, tanto meno esoterista. Questo è vero solo se, dei rivoluzionari dipinti dell'artista, si fa una lettura superficiale, a occhi chiusi, perché una lettura più profonda porta alla luce rivelazioni incredibili ed eccitanti. Nel libro è inserita un’indagine sulla sua vita e le sue origini che ha il ritmo avvincente del romanzo d’ avventura.

Non sarà stato facile analizzare le fonti al riguardo...
La maggior parte delle informazioni che abbiamo sulla sua storia provengono da fonti inquinate. Perché dico questo? Immaginiamo che la nostra vita, la nostra biografia, venga scritta e resa pubblica al mondo dal nostro peggior nemico, da quel collega invidioso che soffre per il nostro successo e vorrebbe il nostro fallimento. Questo è ciò che è successo, perché il suo primo biografo è stato Giovanni Baglione, un pittore, suo rivale. Può essere un punto di vista oggettivo e imparziale?

 

Giustamente lei indica che l'arte è una via del sapere: a che età dovremmo somministrarla ai bambini?
La domanda è più complessa di quel che sembra, e di grande responsabilità. A che età? Prima possibile, senza dogmi, regole e costrizioni. I bambini sono creature che apprendono rapidamente e senza limiti. Dagli adulti in genere imparano come si fa a non imparare e a imparare male. L’arte è una via del sapere, ma non scambiamo la conoscenza con l’imparare tutto a memoria. La vera sapienza è fatta anche di esperienza. L’arte la si studia e la si impara facendola, ed è una di quelle cose che non hanno controindicazioni nella “somministrazione”. Deve solo essere etica e non rappresentare cose violente o eccessive.

Come potremmo presentare l'arte ad un bambino?
L’arte deve essere un meraviglioso gioco. Pensiamo a un bambino che nasce e inizia a fare la sua esperienza nel mondo. Se gli diamo in mano un pennello, il bambino, prima ancora di imparare a parlare e camminare, comincerà a dipingere come un artista, senza paura, con gioia ed entusiasmo. Questa è la prova che l'arte è dentro di noi, da sempre. Poi c'è un momento, in cui siamo costretti ad abbandonare, perché arriva una pesante critica, inaspettata, non richiesta, e tutti questi grandi artisti bambini, sono costretti a fare altro, perché associano il disegnare e il dipingere alla vergogna. Ma c'è un momento nella vita delle persone in cui si ricomincia, si torna a cercare qualcosa di degno. E cercare attraverso l'arte è un grande privilegio. una grande fortuna.

Quali sono i meccanismi della percezione artistica?
Sono gli stessi che servono per la percezione della realtà. Servono i nostri sensi e un approccio intuitivo. Ma i sensi vanno educati perché sono ingannevoli. La realtà è fortemente influenzata dalla visione personale, dal modo in cui interpretiamo quello che osserviamo attorno a noi. Molti dettagli e particolari ci sfuggono per distrazione, automatismo e addormentamento da bassa energia. Se abbiamo poca energia, non riusciamo a riconoscere il vero dal falso.

E quindi?
Quindi per osservare totalmente il mondo che ci circonda, dobbiamo avere tanta energia, riuscire a ritrovare l'entusiasmo, la semplicità e la spontaneità dei bambini. Dobbiamo toglierci di dosso le incrostazioni razionali, i dogmi, le informazioni inutili che hanno dato vita a una personalità, un ego alterato che ha preso il posto della nostra essenza, e ci impedisce di vedere e sentire chiaramente. Per la maggior parte del tempo siamo identificati nel personaggio che interpretiamo, ci siamo dimenticati chi siamo veramente. La vita è un'esperienza che si svolge come un film nella nostra testa e nella testa c'è un organo incredibile e misterioso che si trova perennemente al buio: il cervello.
 

Si potrebbe richiamare qui Platone e il mito della caverna, alla fine questi sono i processi della conoscenza...
Per vedere meglio, per fare luce, dobbiamo sapere che si vede anche attraverso la conoscenza, perché noi vediamo quello che sappiamo. Se il nostro sapere è sbagliato, saremo condizionati dai dati che abbiamo, dalle informazioni che ci sono state inculcate, perché noi non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo. Questa frase, presa dal Talmud ebraico, spiega bene che viviamo in una realtà complessa e variopinta. E questo vale per tutti i sensi, non solo per quello della vista. Sentire, toccare, percepire il mondo, pensare e intuire sono facoltà condizionate dalla conoscenza e dal nostro grado di presenza.

 

Quindi abbiamo strumenti naturali o devono essere  indotti?
Le nostre percezioni sono strettamente legate a quello che il cervello sa. Dal momento che siamo immersi in una società che ci costringe a vivere in uno stato di iperstimolazione è difficile capire cosa ci sia di naturale e di indotto. Nel nostro quotidiano siamo costantemente investiti da messaggi ingannevoli. Una certa informazione ci inganna, l’istruzione ci inganna, la pubblicità, la propaganda. Dal momento che una cosa entra nella nostra area di conoscenza, inizieremo a riconoscerla e a vederla. Il cervello è in grado di vedere ciò che gli è stato insegnato, il solo fatto che abbiamo degli occhi, non significa che possiamo vedere tutto, perché gli occhi non ci danno l'intero spettro della conoscenza, è il modo in cui programmiamo il cervello che ci dà la capacità di vedere. Gli occhi non sono i giudici della realtà, semplicemente la confermano.

E che cosa accade invece nella norma?
La maggior parte delle persone è convinta di vedere tutto e quando gli viene fatto notare che non vedono, non ci credono. L'affermazione: se non vedo, non credo non è corretta. Sarebbe meglio dire vedo quello che credo, anzi vedo quello che so. Non parliamo dell'invisibile di qualcosa di difficile, ma delle cose che abbiamo davanti, che guardiamo e non vediamo, l'unico modo per rendere vero questo concetto è dimostrare che esistono un'infinità di cose che non conosciamo e quindi non vediamo, anche quando le abbiamo davanti agli occhi.

Quindi quale è il segreto della percezione artistica?
E’ indispensabile diventare intuitivi. L’intuizione pura è l’inizio e la fine del lavoro. Come la si sviluppa? Con l’osservazione.

Lei parla di innamoramento. Quindi la sindrome di Stendhal è reale?
L’innamoramento è uno stato di grazia, è un incredibile entusiasmo dell’essere.
La sindrome di Stendhal è solo un esempio di quello che può succedere di fronte ad un'opera d'arte. Nell'ammirare un capolavoro, le impressioni arrivano dritte al cervello, al cuore, alla pancia e permettono una divina astrazione, un innamoramento, perché l'arte fa parte del mondo dello spirito, cura l'anima, agisce su più livelli contemporaneamente. Le impressioni che investono i nostri sensi, sono come cibo per i corpi sottili, spirituali: parliamo di pensiero, di emozioni e sensazioni. Se facciamo una “scorpacciata” di opere d'arte, troppe e contemporaneamente, in una fiera d’arte, in un’esposizione, in un museo, e qualcuna è molto tormentata, potremmo sentire un disagio, come la sindrome di Stendhal. Ma se le opere d'arte sono oggettive, meravigliose, ispirate (quelle dei grandi maestri) e le quantità ben dosate, la sindrome sarà di grande appagamento e di godimento.  

Lei di quale opera si è innamorato?
Io sono innamorato di molte opere d'arte, ma se devo dare una risposta precisa, rispondo il David di Michelangelo. Non so dire bene perché, ma ricordo perfettamente le emozioni indescrivibili che provai quando vidi la statua per la prima volta, dal vero. Quest’enorme massa di marmo splendente sul piedistallo alla galleria dell'Accademia di Firenze mi folgorò. Un'energia pazzesca sprigiona da ogni dettaglio. Il David di Michelangelo è un esempio mirabile di arte oggettiva, un capolavoro scaturito dalle mani del genio inarrivabile del Buonarroti, che inserisce in ogni sua scultura un'anima immortale connessa a tutti i nostri sensi. Di fronte alla copia, collocata davanti a Palazzo Vecchio, la stessa magia non accade. Sembra uguale ma non lo è. Dedico un intero capitolo del libro al David.
E’ un capolavoro che si prende gioco di noi e vi invito a scoprire perché…

 


Autore: Corona Perer

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