
Il reato di tortura non si tocca
L'appello di Amnesty International Italia
Il reato di tortura non si tocca: l'appello di Amnesty International Italia al presidente del Senato
Dopo che ci sono voluti quasi 30 anni per introdurre, nel 2017, il reato di tortura nel codice penale italiano, questa importante conquista nel campo dei diritti umani è a rischio.
In questi sei anni, nelle carceri e in altri luoghi di detenzione, non sono purtroppo mancati episodi di violenza perpetrati da pubblici ufficiali di gravità e caratteristiche tali da essere perseguiti come atti di tortura.
Al Senato sono in discussione due disegni di legge, uno per modificare la legge e uno per abrogarla, derubricando la tortura ad aggravante comune.
Per questo motivo, Amnesty International Italia ha lanciato un appello, indirizzato al presidente del Senato Ignazio La Russa per chiedere di rigettare ogni ipotesi di abrogazione del reato di tortura.
"L’accoglimento di una proposta di abrogazione del reato di tortura costituirebbe un arretramento grave per la tutela dei diritti umani nel nostro paese e metterebbe a rischio la punibilità di chi usa la tortura come strumento di sopraffazione e la possibilità di assicurare giustizia per le vittime", si legge nell'appello.
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Non è una buona legge ma c'è
(luglio 2017) “Non è una buona legge. É carente sotto il profilo della prescrizione” commenta Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. "E' nata con la preoccupazione di escludere anziché di includere in sé tutte le forme della tortura contemporanea. Permette tuttavia di compiere un passo avanti, anche se incompleto, verso l’attuazione dell’obbligo di punire la tortura imposto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984. Un rinvio non avrebbe giovato" ha aggiunto Marchesi cheha ricordato le resistenze di questi anni di quanti ritenenvano la legge contraria agli interessi delle forze di polizia”.
E' dunque un bene che la legge ci sia.
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