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La sua danza lenta ora è eterna

Ricordo di Roberto Paredes Xochipa, maestro di Tai-chi

Aveva un sorriso dolcissimo, parlava poco e sorrideva molto. Venuto da lontano Roberto Paredes Xochipa  aveva trovato in Trentino tutto: gli affetti, un lavoro che amava tanto, ed anche tanti discepoli. Sono 4 anni che il Maestro se ne è andato, ma sembra ieri.

Insegnava una disciplina antichissima, il tai-chi, ma tutti dicevamo "ci insegna a stare in pace".

Diceva che la parola più importante è "Grazie", ma attenzione: "Bisogna saperlo dire" affermava Roberto Paredes Xochipa che ringraziava la vita per avergli dato tanto. "...mi ha dato il sorriso e mi ha dato il pianto" proprio come cantava Vinicio de Moraes.
Dopo una breve quanto spietata malattia che ha annientato ogni funzione vitale progressivamente è morto il maestro di Tai Chi Chuan che in questi anni tanto aveva fatto per diffondere con i corsi dell'età libera questa pratica utile al corpo e allo spirito.

Aveva profilo e origini atzeche come il nome: ‘xochipa' che significa fiore nella sua lingua. Veniva dal Messico, ma era cittadino italiano da oltre 20 anni e di questo paese amava soprattutto l'inno di Mameli. "Qualcosa di viscerale. Io ringrazio l'Italia per quel che mi ha dato. Qui sono felice" diceva, spiegando che è proprio il sapere ringraziare (cioè il saper dare ad ogni cosa il giusto peso e allo stesso tempo il riconoscerne la fonte), la chiave della vera felicità. "Chi ringrazia sarà sempre felice, dicono gli orientali".

In una intervista del 2013 ci svelò di voler restare qui in Italia.  "Dieci anni fa dicevo: se muoio portatemi là. Vivevo con un piede qui e uno lì, amavo l'Italia ma credevo importanti le radici. Oggi sento che sono felice proprio perché sono qui. Ho appreso col cuore che se lì ci sono le mie radici, qui c'è la mia vita" diceva Roberto che nella sua prima vita è stato un pubblicitario affermato, esperto di grafica, laureato in design.

A Città del Messico, dove aveva frequentato la scuola nazionale Arti Plastiche, ha lavorato per l'ente turistico e ha solcato il mondo della comunicazione per 20 anni. L'ha pure insegnata da docente universitario. Erano i tempi in cui praticava yoga, poi un giorno al parco vide un gruppo di persone compiere movimenti lenti. Stavano facendo Tai-chi. "Me ne sono innamorato. Grazie a questa disciplina ho capito il bello della vita, perché il Tai Chi è felicità: vive contento, appagato, senza rimpianti, consapevole. Ha la vigilanza su se stesso".

Roberto, che ogni mattina si alzava alle 4 per fare meditazione, era molto amato dai suoi allievi sia a Trento che Rovereto ai quali insegnava il piacere della lentezza, leggerezza, fluidità ed equilibrio perchè lo scopo della persona sta nel raggiungere consapevolezza, sensibilità, vigilanza. Da qui la scelta anche di essere vegetariano, lui che a 17 anni pesava più di 100 chili. Diceva di dovere molto a quattro zie: Carlotta, Porfiria, Paula, Carmen. Erano contadine, ma mi hanno trasmesso la dolcezza. Mi hanno insegnato non il cosa, ma il come". Senza volerlo stavano facendo Tai-Chi anche loro.

Una malattia spietata e veloce lo ha strappato agli amici e alla famiglia: ma tutti lo ricordiamo per la sua generosa disponibilità e quel sorriso dolce, sempre pronto a brillare per ognuno. E tutti ci portiamo dentro il suo insegnamento: la costanza e il continuo invito a cercare di vivere in modo consapevole. Ora lui è in quella pace lenta che ha sempre insegnato, con quel sorriso dolce che i suoi amici non dimenticheranno. Mai.
 

Corona Perer / Oscar Galletti

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