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Mele: il punto sul mercato

La produzione di Mele in Trentino

13 febbraio 2024 - Le vendite di mele per il mercato fresco del mese di gennaio sono state piuttosto vivaci e hanno sfiorato le 193.000 tons., superando leggermente la media dello stesso periodo delle passate cinque stagioni. Il Comitato Marketing di Assomela ha esaminato le giacenze italiane e la situazione di mercato, nonché le previsioni di produzione dell’Emisfero Sud, ed è stata l’occasione per un confronto sui principali temi di discussione a livello europeo.

Per le varietà, la Golden delicious, la cui giacenza al 1° febbraio di 419.801 tonnellate, rimane superiore di 27% rispetto alla scorsa stagione e registra vendite nel mese di gennaio superiori del 8% in confronto allo stesso mese della stagione passata. La situazione per la Red Delicious presenta un minimo record per lo stock nel mese di febbraio con 63.877 tons, ben 42% inferiore rispetto alla scorsa stagione e darà ancora più spazio alle altre varietà, tra cui in modo particolare le varietà club, dove i piani di vendita procedono regolarmente così come inizialmente impostati.

Le vendite di Gala in gennaio sono procedute come previsto dai piani di decumulo, esattamente come per la Granny Smith con la giacenza più bassa degli ultimi cinque anni sfiorando appena le 53.000 tons. Buona prestazione anche per la varietà Fuji, con vendite in linea degli anni precedenti e stocks al 7% sotto i dati della scorsa stagione.

 

Il Comitato marketing ha anche analizzato le previsioni di produzione dei paesi dell’emisfero sud, utili per comprendere le dinamiche del mercato mondiale di mele nei prossimi mesi. A livello produttivo, secondo i dati di WAPA, la produzione dei paesi dell’emisfero sud dovrebbe crescere dell'1,1% rispetto al 2023, raggiungendo 4.775.530 tons. pur restando il 4% inferiore alla media del triennio precedente. Si prevede anche un aumento delle esportazioni (+8%), privilegiano le aree dell’Estremo Oriente, mentre le esportazioni verso l’Europa dovrebbero rimanere stabili. La Gala rimane la varietà principale con un raccolto che dovrebbe avvicinarsi a 1,6 milioni di tons, seguita da Fuji, Cripps Pink e Granny Smith.

Questo contesto, pur con le incertezze derivanti dalla situazione geopolitica internazionale, conferma prospettive abbastanza positive per il prosieguo della stagione commerciale, anche se permane alta la pressione dei costi dei fattori di produzione, della logistica e dell’inflazione sulla redditività delle aziende.

Per quanto riguarda la crisi in atto nel Canale di Suez, Assomela auspica una rapida risoluzione della situazione, che sta gravemente impattando l’export di mele, in maniera diretta ed indiretta.

Per quanto riguarda i dossier europei, il Direttore Missanelli si trova questa settimana a Bruxelles per alcuni primi incontri istituzionali e per seguire da vicino i dossier che preoccupano il settore melicolo e frutticolo, primi tra tutti il rinnovo del Captano, principio attivo fondamentale oggi per coltivare mele, ed il regolamento imballaggi, che si trova ora in fase di avanzata discussione.

Per quanto riguarda il regolamento imballaggi, Assomela, in continuità con quanto già espresso in passato, auspica che il comparto ortofrutticolo venga tutelato dal rischio di essere preso di mira con obiettivi ideologici e distanti dalla realtà, come sarebbe il divieto indiscriminato dell’uso di imballaggi, proposto dalla Commissione e replicato dal Consiglio. Gli imballaggi non sono un vezzo del settore produttivo, ma contribuiscono ad una corretta informazione, a tutela dei consumatori a prevenire dagli sprechi alimentari e da possibili rischi microbiologici. I produttori sono da lungo tempo impegnati ad usare materiali sempre più sostenibili e meno impattanti dal punto di vista ambientale.

Assomela s.c. è il Consorzio delle Organizzazioni di Produttori di mele italiani che rappresenta il 75% della produzione melicola nazionale. Raggruppa le OP VOG (Marlene), VIP (Val Venosta), il Consorzio From e VOG Products della Provincia di Bolzano, Melinda, La Trentina e Mezzacorona della Provincia di Trento, Melapiù della Regione Emilia-Romagna, Rivoira, Lagnasco, Joinfruit e Gullino della Regione Piemonte, Melavì della Regione Lombardia e Frutta Friuli Sca della Regione Friuli-Venezia Giulia.

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LA MELA E IL VALORE DEL SUO GENOMA

Cosa significa conoscere il genoma del melo? Ve lo spieghiamo in due parole: l’obiettivo è costituire varietà di mele che riducano gli interventi agrotecnici, realizzando così una frutticoltura più sostenibile, ovvero una mela che dura di più, è buona, non si ammacca.

La mela è il frutto più importante delle regioni temperate. Delle 3000 varietà note circa dieci coprono oltre il 70 per cento della produzione mondiale. L’Italia è il sesto produttore al mondo, il secondo il Europa, con 2,2 milioni di tonnellate di mele prodotte. Il Trentino, territorio tra i più vocati per la frutticoltura di qualità, dedica alla produzione della mela una superficie di circa diecimila ettari per un totale di circa 450 mila tonnellate (2009), rappresentando il 21 per cento del mercato nazionale (una mele su cinque consumate in Italia è trentina) ed raggiungendo assieme all’Alto Adige oltre il 60 per cento della produzione italiana.

Una mela su cinque in Italia è trentina. Dopo la decodifica del genoma della vite, la Fondazione Edmund Mach-Istituto Agrario di San Michele all’Adige ha sequenziato il genoma del melo della varietà Golden Delicious.

I risultati del progetto, durato due anni e finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, vengono da lontano. Nel corso del 2007 e 2008 sono state prodotte le sequenze del DNA di melo (circa 13 miliardi di nucleotidi sequenziati) e nel 2009 i ricercatori hanno effettuato l’assemblaggio e la ricostruzione del contenuto ordinato dei geni dei 17 cromosomi del melo.

Le sequenze coprono 17 volte il genoma del melo con oltre l’82% del genoma assemblato nei cromosomi ed oltre il 92% dei geni ancorati ad una precisa posizione dei cromosomi. Le sequenze del DNA saranno disponibili da lunedì 30 agosto sulle banche dati internazionali, liberamente consultabili da parte della comunità scientifica.

Il sequenziamento del genoma del melo ha consentito di fare nuove scoperte e aumentare il grado di conoscenza sulla pianta del melo e sulla sua storia. In particolare:
- il melo coltivato è stato addomesticato 3-4000 anni fa a partire da un progenitore selvatico recente, Malus sieversii, specie ancora diffusa nei boschi tra il Kazakistan e la Cina;
-il genoma del melo ha subito una duplicazione databile a circa 50 milioni di anni fa, che ha portato i suoi cromosomi dai 9 dell’antico progenitore americano ai 17 attuali;
-il numero dei geni, 57 mila, è il più elevato riportato per i genomi di piante finora considerate. Tra questi geni la pubblicazione individua il completo assetto dei 992 geni responsabili della resistenza alle malattie: un arsenale potenzialmente molto utile al miglioramento genetico;
- è disponibile un elenco di tre milioni di posizioni del genoma (marcatori molecolari) utilizzabili come riferimento per orientarsi nel genoma e scoprire le funzioni dei suoi geni;
- sono state identificate alcune famiglie di geni correlabili con lo sviluppo del pomo, nome botanico del frutto del melo e dei suoi parenti stretti (ad es. pero, cotogno, sorbo).

Le ricadute del sequenziamento sono di portata mondiale. Si possono ottenere in tempi rapidi nuove varietà di melo, accelerando i tempi del miglioramento genetico convenzionale e ottenendo piante che si autodifendono dalle malattie e dagli insetti e in grado di produrre frutti più salubri e gustosi.

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