Scienza, Ambiente & Salute

Pianeta Cervello, nasce superdipartimento

Fusione tra il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive e il Centro interdipartimentale Mente/Cervello

Rovereto, 8 novembre 2024  - E' stato avviato il progetto di fusione tra il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive e il Centro interdipartimentale Mente/Cervello per la costituzione di un unico dipartimento, moderno e internazionale che riunisce Neuroscienze, Psicologia e Scienze cognitive. Il processo partecipato è stato avviato nei mesi scorsi e si concluderà nell’arco di un paio di anni.

Il progetto di un unico dipartimento nell’ambito della Psicologia, delle Scienze cognitive e delle Neuroscienze  è in corso da mesi e l'iter proseguirà nell’arco dei prossimi due anni per portare a compimento l’armonizzazione sia sotto il profilo delle attività didattiche e di ricerca, sia per quanto riguarda il personale.

La fusione è stata individuata come la soluzione più razionale per accompagnare la crescita delle due strutture accademiche.

«Nato nel 2008, il Centro interdipartimentale Mente/Cervello ha raggiunto negli anni un tale livello di sviluppo dimensionale, da rendere necessaria la creazione di una struttura accademica di tipo dipartimentale» spiega il direttore Yuri Bozzi. «Un passaggio questo, che avrebbe potuto creare sovrapposizioni nella didattica e nella ricerca con il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive, ma anche con il Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata (Cibio), con un conseguente spreco di risorse. Le premesse per lavorare bene insieme e per essere ancora più competitivi a livello internazionale ci sono già».

Tra i progetti che potrebbero prendere vita grazie a questa fusione, l’istituzione di una scuola di specializzazione in Psicologia con due percorsi, uno in Neuropsicologia e uno in Psicologia clinica. Ma anche lo sviluppo di progetti multidisciplinari che valorizzino le infrastrutture di ricerca che saranno in dotazione al Dipartimento. L’ampliamento della didattica e della comunicazione in lingua inglese all’interno del dipartimento potrà aiutare a rafforzare ulteriormente l’attrattività e la vocazione internazionale che già caratterizza entrambe le strutture.

Il personale tecnico e amministrativo di Cimec e Dipsco sarà riunificato: anche in questo caso, il processo avverrà in modo graduale attraverso l’istituzione di gruppi di lavoro che affronteranno anche il tema di come far convergere i vari regolamenti. Tra le questioni da discutere nei prossimi mesi, anche la decisione del nome del nuovo dipartimento, che molto probabilmente valorizzerà tutte e tre le aree disciplinari.

 

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Il cervello dei lattanti ''riconosce'' i volti
Interessante studio del Cimec svolto sul campo

Il cervello dei lattanti nasce già pronto per riconoscere i volti. Lo studio condotto dal CIMEC di Rovereto in collaborazione con i reparti di Pediatria e di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto dimostra che la percezione dei volti nei neonati sembra essere basata su un circuito corticale specializzato che è già attivo subito dopo la nascita.

Impiegando l'elettroencefalografia e una stimolazione visiva oscillatoria lenta, i ricercatori hanno identificato un’attività corticale specifica per i volti schematici nei neonati, che si sovrappone al circuito corticale che elabora i volti in età adulta. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Proceedings of the National Academy of Sciences”.  Risultati che aprono prospettive per un nuovo strumento di tipo neurologico per l’individuazione precoce dell’autismo.

Gli esseri umani posseggono una straordinaria capacità di individuare, riconoscere e analizzare i volti dei loro simili, una competenza fondamentale per una specie sociale come quella umana. Nelle persone adulte tale capacità si basa su un circuito specifico di aree del cervello altamente specializzate nell’elaborazione dei volti umani (le aree corticali occipito-temporali). Già a pochi minuti dalla nascita, però, neonati e neonate mostrano un orientamento preferenziale per le facce e l’abilità di interagire rapidamente con chi si prende cura di loro.

La teoria a oggi più diffusa e controversa sostiene che la corteccia cerebrale dei neonati sia troppo immatura e indifferenziata per avere una regione specializzata per il riconoscimento dei volti e che quindi la preferenza sarebbe determinata da alcune strutture del cervello (sottocorticali) ritenute evolutivamente primitive. L’attivazione cerebrale associata alla preferenza per i volti nei neonati non è, però, mai stata misurata. Questa capacità si basa già sull’attivazione di un circuito corticale specializzato per l’elaborazione dei volti come nelle persone adulte o la corteccia cerebrale è ancora effettivamente immatura e tale circuito diventa funzionale solo con l’esperienza e/o la maturazione?

È per rispondere a questa domanda che un gruppo di ricerca del CIMeC, coordinato da Giorgio Vallortigara, ha avviato la collaborazione con i reparti di Pediatria e di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto per studiare l’attivazione corticale ai volti nei neonati. I risultati sono stati pubblicati  sulla rivista scientifica “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

Marco Buiatti, primo autore dell’articolo, spiega il metodo: «Grazie a uno speciale elettroencefalogramma (EEG) pediatrico di rapida e confortevole applicazione abbiamo registrato l’attività cerebrale di una popolazione di neonati sani nei primi quattro giorni di vita, mentre osservavano dei volti stilizzati e altre immagini percettivamente equivalenti, presentati con una stimolazione lenta e periodica. Grazie a questo protocollo innovativo della durata di solo due minuti, è stato possibile misurare per la prima volta la risposta corticale alla percezione di volti in ogni neonato. Sorprendentemente, la base anatomica di tale risposta coinvolge in gran parte le stesse aree specializzate nell’elaborazione dei volti negli adulti. Emerge che il cervello del neonato non è “tabula rasa”, ma possiede già una struttura organizzata predisposta per una serie di capacità percettive e cognitive che il neonato svilupperà con le esperienze di vita».

Una potenziale importante applicazione di questo risultato potrebbe riguardare lo studio dell’autismo: i neonati con familiarità di autismo si orientano meno verso le facce rispetto ai neonati non a rischio.

Il lavoro porta più firme: Marco Buiatti, Manuela Piazza e Giorgio Vallortigara dell’Università di Trento, Elisa Di Giorgio dell’Università di Padova e i medici Ermanno Baldo, Fabrizio Taddei, Carlo Polloni e Giuseppe Menna dell’Ospedale Santa Maria del Carmine.

Il CIMeC, nato nel 2007 nel cuore di Rovereto è una unità di ricerca di altissimo livello e appeal internazionale che dialoga con la città in cui lavora organizzando incontri divulgativi che avvicinano il pubblico alla scienza. Le sue ricerche sono finanziate a livello internazionale, attrae scienziati anche per il luogo in cui è collocato in un territorio che ha alti standard qualitativi (come quello di Rovereto) e si avvantaggia di essere incardinato in una Università (come quella di Trento) in testa alle classifiche.

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