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Autismo, quando abbracci e voci scatenano la paura

Una mutazione del DNA scatena l'incapacità a relazionarsi

Autismo, ricerche su emozioni e DNA sono in corso a Rovereto al Centro interdipartimentale Mente/Cervello, che dipende dalla Università di Trento. Si è capito che sono specifiche caratteristiche anatomiche e funzionali del cervello alla base di una risposta alterata agli stimoli sensoriali comune a varie forme di autismo. Abbracci e voci scatenano la paura e sarebbe una mutazione del DNA a scatenare l'incapacità a relazionarsi.

E' il primo riscontro sperimentale a quanto l’esperienza mostrava e la letteratura scientifica riferiva. Circa il 90% delle persone con disturbi dello spettro autistico manifesta una alterata sensibilità agli stimoli sensoriali (visivi, uditivi, tattili). Tutto dipenderebbe da specifiche caratteristiche anatomiche e funzionali del cervello.

Un’immagine particolarmente luminosa, un tono alto della voce o un contatto fisico, come un abbraccio, possono scatenare in questi soggetti una reazione amplificata e improntata alla paura.

Un progetto strategico dell’Università di Trento  denominato TRAIN (acronimo di Trentino Autism Initiative), sta portando ad una osservazione importante: alla base di una risposta alterata agli stimoli sensoriali comune a varie forme di autismo. ci sono  specifiche caratteristiche anatomiche e funzionali del cervello.

Se le conclusioni saranno confermate, ciò potrebbe aiutare chi interagisce con persone autistiche a ridurre gli stati d’ansia del paziente e a favorire relazioni migliori. Il lavoro di ricerca è stato pubblicato sulla rivista “Journal of Neuroscience". TRAIN, che è coordinato da Yuri Bozzi, è un consorzio che coinvolge 13 gruppi di ricerca afferenti a varie istituzioni. Allo studio hanno partecipato 4 gruppi di ricerca che fanno parte di TRAIN, guidati rispettivamente da Yuri Bozzi (Centro interdipartimentale Mente/Cervello, Università di Trento), Giovanni Provenzano (Dipartimento CIBIO, Università di Trento), Simona Casarosa (Dipartimento CIBIO, Università di Trento) e Alessandro Gozzi (Istituto Italiano di Tecnologia, Rovereto). Lo studio è stato condotto in collaborazione con il gruppo di Valerio Zerbi del Politecnico Federale di Zurigo.

Recentemente erano state filmate e studiate le alterazioni del Dna che interrompono le connessioni cerebrali e che sono legate all'autismo. La ricerca, era stata in questo caso sviluppata dall'Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Rovereto  e pubblicata sulla rivista Brain, secondo gli esperti potrà aiutare a capire come alterazioni genetiche compromettono la regolare funzione del cervello, aprendo nuove frontiere nella comprensione delle cause dell'autismo.

I ricercatori hanno analizzato le scansioni cerebrali di 30 bambini americani con spettro di autismo, tutti portatori della stessa mutazione genetica. Cosa e come potrà cambiare l'approccio alla malattia? «Ci aspettiamo che questo tipo di approccio permetta di identificare in maniera oggettiva quante e quali forme di autismo esistano un prerequisito fondamentale per l'identificazione di future terapie mirate», spiegano gli studiosi del Team.

Lo studio  condotto a Rovereto in collaborazione con otto gruppi di ricerca italiani e finanziato dalla fondazione americana Simons Foundation for Autism Research Initiative.

 

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