(foto: Cannarsa, Grazia Neri)
(foto: Cannarsa, Grazia Neri)
Arte, Cultura & Spettacoli

Federico Zeri ''Caro Longhi, ti scrivo...''

Escono le lettere in occasione di AnnoZeri

(Corona Perer - 1 maggio 2022) - In occasione nel centenario della nascita di Federico Zeri (Roma, 12 agosto 1921 – Mentana, 5 ottobre 1998) è uscito un volume che costituisce una pietra miliare. Si tratta delle lettere e dell'eccezionale carteggio intercorso tra due straordinarie menti della cultura e della critica novecentesca.

''FEDERICO ZERI, ROBERTO LONGHI Lettere (1946-1965) a cura  di Mauro Natale è stato presentato ad inizio aprile da Silvia Ginzburg alla presenza dello stesso curatore. Il lavoro, che raduna la corripondenza intercorsa tra il 1946 ed il 1965, uscito per i tipi di Silvana Editoriale, è una corposa e monumentale operazione di indagine e ricerca.

Il carteggio tra i due massimi storici dell'arte del Novecento annovera 349 lettere inedite, trascritte integralmente. Una testimonianza senza filtri e di grande attualità sull’ambiente artistico nell’Italia del dopoguerra.

Federico Zeri è stato uno dei più grandi conoscitori e storici dell’arte del Novecento. Spirito libero e anticonformista, come amava definirsi, ma rigoroso, dotato di una memoria visiva prodigiosa. Ha lasciato nei suoi scritti un patrimonio di conoscenze, ricerche, attribuzioni, ancora oggi punti di riferimento per chi studia la storia dell’arte italiana, in particolare per alcuni ambiti come la pittura dal Duecento al Cinquecento. Possedeva un'enorme fototeca, suo principale strumento di lavoro. La vasta conoscenza del patrimonio artistico, lo portò a raccogliere documenti e immagini oggi patrimonio di tutti grazie alla Fondazione Federico Zeri, che ha sede a Bologna presso l’Università “Alma Mater”.

E poi un patrimonio straordinario di ...querelle su querelle. Zeri era il conosseur e il polemista per eccellenza.

Longhi offrì a Zeri un costante punto di riferimento. Un'amicizia durata 20 anni della loro vita di studiosi, con piccola interruzione solo tra il 1955 e il 1957. Trecentoquarantove lettere, si è detto, tra due menti che hanno lungamente percorso il cammino della storia dell'arte nei secoli e dominato il '900 con le loro ricerche.

E' un Federico Zeri quello che avvicina lo studioso Roberto Longhi mentre lavora a Roma al ministero ed è già molto insofferente alle lungaggini, alla mancanza di acume e professionalità (persino di etica) di certi funzionari. Zeri si rivolge spesso allo studioso, dando del Lei, ricevendo un affettuoso "tu" in ricambio. Chiedere conto e lumi sulle sue intuizioni.

Dal tono referenziale tipico del discepolo, si passa via via a lettere più confidenziali e prende corpo un carteggio che diventa quasi un diario. Longhi è un interlocutore per Zeri e altrettanto Zeri per Longhi. Tra le righe si scorgono in controluce le battaglie, le ricostruzioni storiche di alcune attribuzioni di opere importanti, le inevitabili diatribe con le intellghezie quotate e ben posizionate al ministero. Roma arriva ad essere nauseabonda per lo scalpitante Zeri che certo non le mandava a dire agli imbecilli.

Ma come accadde che i due si incontrarono? Mauro Natale spiega nel volume che il primo incontro tra Roberto Longhi storico dell'arte già coronato dal successo e già noto per le sue pubblicazioni, con il giovane Zeri avvenne nell'estate del 46. "...Un pomeriggio mi misi a parlare con un personaggio alto e magro dallo sguardo scuro affascinante che mi si era presentato come il signor Saibene, soltanto dopo aver terminato lunga conversazione dopo aver risposto una quantità di domande il mio interlocutore mi disse il suo vero nome".  Roberto Longhi era un'autorità.

Nonostante una istintiva diffidenza del Longhi, il fascino, la verve e l'intelligenza di Federico Zeri fa breccia e che trova in Longhi colui che lo segue e se necessario lo corregge.

C'è un immenso lavoro da parte dei curatori del volume. Basti pensare che tutte le lettere di Roberto Longhi sono manoscritte, e per la gran parte sono tali anche quelle di Federico Zeri. Ai curatori va dato riconoscimento dello sforzo di mettere il lettore in ogni modo a suo agio tra citazioni che solo i due studiosi potevano dare per chiare, scontate o acquisite. Grazie alle note e alle illustrazioni a margine di pagina il lettore può visualizzare ciò di cui due studiosi stan parlando, tavole di opere o riferimento fotografico che parlano di un immensa conoscenza dell'arte da parte di entrambi.

E via via anche le piccole-grandi sfuriate di Federico Zeri nei confronti del sistema per i suoi immobilismi e carenze, le direzioni generali poco o mal dirette. Alla fine emerge l'amicizia tra due persone (e personaggi) che si stimano molto e diventano un reciproco punto di riferimento.

L'epistola ha il pregio di rendere la freschezza e la confidenza tra queste due menti nel loro continuo cercarsi e confrontarsi, trovando una spalla per esprimere e condividere indignazioni e arrabbiature che restituiscono anche la cifra della loro passione. Un amore per l'arte e per il metodo espresso in tutta la loro vita.

Roberto Longhi, il sig. Saibene

 

In una lettera del '48, Longhi scrive "...caro Zeri sento degli ignobili attacchi contro di te voglio sperare che de Angelis non c'entri perché allora il marcio si rivelerebbe troppo organizzato". E Zeri: "... credono di spaventarmi, ma come si sbagliano... piuttosto dovrebbero accendere candele pregando che tenga per me tutte le infinite sozzure circa le loro turpe attività". I riferimenti vanno a De Angelis, Brandi, Argan che costruirono delle enormi diatribe contro Zeri e le sue ricerche ed erano ben posizionati presso il Ministero.

La pubblicazione del volume è una delle prestigiose tappe di Annozeri, il corposo programma di eventi partito dal 2021 (incontri, libri, rassegne) per ricordare i 100 anni dalla nascita del grande conoscitore e studioso che ha donato all’Università di Bologna la sua straordinaria fototeca e la biblioteca d’arte.

Silvana Editoriale grazie a questa operazione consegna alla cultura italiana un volume che non può mancare nella libreria degli appassionati dell'arte e anche tra i volumi di coloro i quali si interrogano  su valore e metodo della ricerca, e che non dovrebbe mancare tra gli scaffali di tanti operatori culturali, spesso frustrati, di quello che ancora molti chiamano il Bel Paese. Non sappiamo se Zeri e Longhi sarebbero ancora d'accordo a definirlo tale.

corona perer
1 maggio 2022

 

 

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FEDERICO ZERI, ''NON CREDO AL BELLO''
(di CORONA PERER - 14 MARZO 2021)

«Non credo al bello ma all’opera d’arte come documento storico»
 Federico Zeri

 

Federico Zeri, ancora in vita, ha destinato un nucleo di 46 sculture dal XV al XIX secolo all’Accademia Carrara di Bergamo, con il preciso intento di sancire una sorta di continuità ideale con il lascito di pitture di Giovanni Morelli.  Pur essendosi occupato solo raramente di scultura, ne era tuttavia un conoscitore competentissimo.

La raccolta esposta in una sala del museo interamente dedicata a Zeri, riallestita nel 2015, è costituita specialmente da opere barocche (Pietro Bernini, Francois Duquesnoy, Domenico Guidi), settecentesche e neoclassiche (Camillo Pacetti, Giovanni Volpato).

“Senza essere buoni conoscitori non si è nemmeno storici dell’arte” diceva Federico Zeri, nato a Roma nel 1921 e morto il 5 ottobre 1998 nella sua villa di Mentana. Studioso e storico dell'arte eccentrico, è considerato uno dei più straordinari conoscitori del Novecento. Allievo di Pietro Toesca e di Roberto Longhi era uno spirito libero, rigorosissimo, dotato di una memoria visiva prodigiosa e di un ‘occhio’ infallibile. Studioso indipendente, in eterno conflitto con le istituzioni italiane, la sua straordinaria conoscenza del patrimonio artistico, la sua serietà intellettuale ne fanno una delle personalità più originali e brillanti nel mondo della storia dell’arte.

“La mia posizione è libera, non conformista, non legata al potere politico, e non vincolata da intrighi burocratici o universitari”.

 

Chi oggi sostiene che la cultura è il petrolio italiano (orribile frase detta più volte anche dall'attuale ministro della cultura Dario Franceschini) dovrebbe attingere al pensiero di Federico Zeri per capire cosa è invece l'Italia. Ecco cosa disse al riguardo.

“Ho sempre pensato che una razionale valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico…potrebbe costituire una assai importante risorsa economica. L’ho pensato a lungo. Oggi credo sia troppo tardi. Il paesaggio italiano è in gran parte devastato e sfregiato irrimediabilmente. Quanto al patrimonio artistico, sono molto scettico circa la sua sopravvivenza, moltissime cose sono destinate a sparire rapidamente, sia per l’inettitudine burocratica, sia per cattivo uso, sia per ignoranza e indifferenza. Non credo che da sola l’Italia sia oramai in grado di correre ai ripari …”. 

Zeri ha lasciato nei suoi scritti un patrimonio di conoscenze, ricerche, attribuzioni ancora oggi punto di riferimento imprescindibile per chi studia la storia dell’arte italiana, specialmente per alcuni ambiti come la pittura dal Duecento al Cinquecento in Lazio, nell’Umbria e nelle Marche.

In occasione del Centenario della nascita di Federico Zeri (1921-1998) è in corso di istituzione, dal Ministero della Cultura, un Comitato Nazionale per le celebrazioni che saranno organizzate insieme a istituzioni legate al nome di Zeri come l’Accademia Carrara di Bergamo, il Museo Poldi Pezzoli di Milano e i Musei Vaticani.

La Fondazione a lui intitolata ha in programma una serie di eventi per ricordare e valorizzare la sua eredità scientifica e intellettuale. Con testamento datato 29 settembre 1998 Federico Zeri lega all'Università di Bologna la biblioteca d'arte (46.000 volumi, 37.000 cataloghi d'asta), la fototeca (290.00 fotografie) e la sua villa di Mentana con la collezione di quasi 400 epigrafi romane.

Biblioteca Zeriph. ©Antonio Cesari

Un lascito frutto del rapporto di stima e fiducia reciproca cresciuto negli anni tra Federico Zeri, la studiosa Anna Ottani Cavina (direttrice fino al 2013) e l'Università di Bologna, testimoniato dal conferimento della laurea ad honorem in Storia dell'arte il 6 febbraio 1998. Nel 1999 l’Ateneo bolognese istituisce la Fondazione Federico Zeri con lo scopo di tutelare e divulgare l’opera e la figura dello studioso.

Oggi è un centro di ricerca e formazione specialistica nel campo della storia dell’arte riconosciuto a livello internazionale. Strumento di lavoro quotidiano per lo studio e l'analisi filologica delle opere era per Zeri la sua incomparabile Fototeca, formata nel corso di una vita. La sua straordinaria raccolta di fotografie si è rivelata uno strumento cruciale per ricomporre contesti  artistici, anche marginali, altrimenti irrecuperabili. Oggi è patrimonio di tutti, accessibile attraverso un catalogo online considerato il più vasto e affidabile repertorio sull'arte italiana presente nel web. Attualmente sono online oltre 180.000 immagini di opere di pittura e di scultura, in continuo incremento, provenienti anche da altri fondi fotografici della Fondazione.

L’impegno a difesa del patrimonio italiano, la passione civile che Zeri ha riversato nei suoi innumerevoli interventi sulla stampa e in televisione (Federico Zeri in televisione 1974-1997), costituiscono un capitolo fondamentale della sua vicenda intellettuale. La sua profonda coscienza civica lo spinse a segnalare scandali antichi e recenti e a indicare l’urgenza di interventi di tutela e di restauro, fino a imporsi come coscienza critica del nostro paese.
   
Nel 1993 Zeri venne nominato vicepresidente del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali.
La sua lotta quotidiana e tenace a difesa del territorio, rimane ancora oggi un monito vivo, essenziale per la tuela della nostra identità culturale.

(cperer - 14 marzo 2021)

                                                                      

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ZERI PAROLE SULL'ARTE

 “Tra i tanti paradossi italiani c’è quello che noi abbiamo il più ricco patrimonio artistico del mondo occidentale affidato alla più inetta amministrazione pubblica del mondo occidentale”.

“Ogni tanto qualcuno mi interroga sul mio metodo: ma è una domanda che resta senza risposta. Tutt'al più posso descrivere i vari momenti e i vari capitoli della strada seguita. Comincio a guardare ripetutamente le innumerevoli fotografie che mi vengono recapitate, esaminandole dapprima nell'insieme e poi, con una lente, nei dettagli”.

 “Non riesco a leggere correttamente le fotografie a colori dove ogni dato è affogato in una sorta di minestrone; le riproduzioni a colori impediscono di isolare le forme, di analizzare lo stato di conservazione della superficie, che è la prima cosa che faccio”.

 “Ogni giorno mi porta il suo carico di fotografie o di quadri. Debbo confessare che più vado avanti negli anni e più si accumulano questi documenti, più viva diviene la percezione della mia ignoranza, delle zone immense che restano da scoprire”.

“Ho sempre pensato che una razionale valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico…potrebbe costituire una assai importante risorsa economica. L’ho pensato a lungo. Oggi credo sia troppo tardi. Il paesaggio italiano è in gran parte devastato e sfregiato irrimediabilmente. Quanto al patrimonio artistico, sono molto scettico circa la sua sopravvivenza, moltissime cose sono destinate a sparire rapidamente, sia per l’inettitudine burocratica, sia per cattivo uso, sia per ignoranza e indifferenza. Non credo che da sola l’Italia sia oramai in grado di correre ai ripari …”.    

FONTE: Fondazione Zeri


Autore: Corona Perer

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