Augusto Murer scultore
Personaggio schivo ma grande artista del '900
Era nato a Falcade il 21 maggio del 1922, e a Falcade ha sede il Museo Murer, gestito dal figlio Franco, anche lui artista.
Augusto Murer, schivo protagonista della scultura italiana del Novecento, è stato celebrato in una intensa retrospettiva al Museo Civico di Palazzo Fulcis, a Belluno, nell'estate 2022 nel centenario dalla nascita, con una mostra (Dino Marangon, curatore) che ha rappresentato il momento di punta delle celebrazioni per ricordare un artista che non fu “solo” un grande scultore ma anche un uomo, e un intellettuale, che si immerse nella storia del suo tempo”.
un intenso ritratto di Augusto Murer, opera del fotografo Elio Aricò
Murer aveva voluto che il suo Studio costruito in mezzo ai boschi delle montagne Agordine, diventasse un Museo, centro di arte e di cultura che conserva i suoi bassorilievi, le sue opere scolpite nel legno e quelle fuse in bronzo. Così è stato.
Realizzato nel 1972 dall'Architetto Giuseppe Davanzo di Treviso, presenta una struttura verticale in cemento, che sfida la verticalità degli alberi circostanti. E' stato pensato come "un ritorno alla montagna", "un immergersi nella natura".
E' qui che lo scultore ha disposto all'aperto, assieme ai tronchi in attesa, le sue sculture più grandi; all'interno i legni, i bronzetti e in genere le opere in lavorazione. Uno studio che non fu solo luogo di lavoro ma un modo per portare la cultura a Falcade attraverso mostre dibattiti, visite all'amico scultore: vennero Guttuso, Gazzelloni, Pertini, Matteotti, Mazzariol, Treccani, Zancanaro, Rafael Alberti, Zanzotto, Amendola, Carlo Levi, Neri Pozza e tanti altri.
Un anno dopo la morte, avvenuta a Padova l'11 giugno 1985 l'atelier del maetro divenne museo. Fu riaperto ed inaugurato il 26 luglio 1986 con il discorso ufficiale pronunciato dal prof. Giuseppe Mazzariol ed il recital dal flautista Severino Gazzelloni.
Da allora e' visibitabile, nei mesi estivi, tutti i giorni e d'inverno su appuntamento.
Cosa rendeva Murer speciale?Come detto era nato nel 1922 a Falcade (BL) crocevia delle strade che scendono dal San Pellegrino, dalla Marmolada e dalle Pale di San Martino. Vuole diventare artista e cosi frequenta la scuola d'Arte più vicina che è ad Ortisei sotto la direzione del Maestro Li Rosi.
Ma la vera scintilla da dove sgorgherà la sua poetica Murer viene dalla frequentazione di Arturo Martini; fu un rapporto breve, racchiuso nel volgere d ell'autunno 1943, fino a quando il maestro e l'allievo dovettero abbandonare Venezia per seguire strade indicate da opposte ideologie.
Ma per Murer quella parentesi fu fondamentale per lo sviluppo del proprio linguaggio e per l'affinamento di una visione estetica fino ad allora basata su un atteggiamento spontaneo. Più tardi dirà che Martini gli tolse le "cateratte dagli occhi" e gli fece capire la differenza fra il bello ed il brutto (Franco Basile).
La fine della guerra segna un momento di rinascita e di fermento per tutta l'arte italiana e Murer vi partecipa con l'entusiasmo e la vitalità che sempre lo hanno contraddistinto. Inizia la sua attività di scultore nel 1945 in anni difficili e di restritezze economiche che lo sollecitano a far lo sculture con la materia più ovvia per quei luoghi e per quei tempi: "il legno dei boschi non costava molto", dirà più tardi.
Restano di quel primo periodo numerose testimonianze, soprattutto in terra Veneta si ricordano:
- Il portale e la Via Crucis della chiesa di Falcade (1946);
- La Pietà del monumento-ossario di Belluno (1949);
- La Preghiera dei montanari, commissionato dall'Ente del Turismo di Belluno e donato al Pontefice (1952);
E numerose altre opere, sempre in legno appartenti al Museo di Storia ed Arte di Trieste, alla Collezione del Premio Suzzara ed al Museo Nazionale di Bucarest.
Ma è soltanto nel 1953 che Murer, trentunenne, affronta alla Galleria Cairola di Milano (sede degli artisti di Corrente) il primo vero ed impegnativo impatto con un pubblico di alto livello "Nazionale", sostenuto da Orio Vergani, che firma la presentazione in catalogo, e da Renato Birolli, che vi aggiunge una propria testimonianza critica. La mostra milanese e le costanti presenze al Premio Suzzara permettono a Murer di entrare nel cosiddetto "giro nazionale" e di inviare alcune sue opere a rassegne internazionali.
Il consolidamento economico del Paese e la diffusione della cultura e dell'informazione, sul finire degli anni Cinquanta, costituiscono la base per il successivo sviluppo di Murer e i successi arrivano con la dimensione pubblica del suo lavoro artistico: i monumenti. Nel 1964 il celebre Monumento alla Partigiana per Venezia, e poi Mestre, Mirandola e Concordia (1985). In queste opere mette il suo impegno civile.
- Nel 1965 in piazza a Belluno, realizza 4 pannelli bronzei per il Ventennale della Resistenza e della Liberazione;
- Nel 1968 a Vittorio Veneto il Monumento alla Vittoria, inaugurato dall'allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat;
- Nel 1970 sulla Piana Del Cansiglio il Monumento ai Caduti, inaugurato da Sandro Pertini, allora Presidente alla Camera dei Deputati;
- Nel 1973 la scultura in bronzo Il Pastore per l'Ospedale di Lamon;
- Nel 1974 la stele Monumento al Partigiano sul Monte Grappa e il Monumento alla Resistenza nella Valle del Biois;
Sempre nel 1974 firma le porte in bronzo per la cattedrale S.Pellegrino di Caxias do Sul in Brasile, una delle sue opere più importanti, nei bassorilievi è rappresentato il tema dell'emigrazione veneta in Brasile. Nel 1972-73 lo raccontano due grandi antologiche: a Falcade e Milano (Rotonda della Besana).
L'opera di Murer è ormai ai livelli più elevati della conoscenza e dell'attenzione critica. Nel 1975 al Centro Internazionale di Cultura di Asiago, con Mario Rigoni Stern e Carlo Salinari, presenta Dieci acqueforti per "il Sergente nella Neve", che vengono raccolte nella cartella "Ghe rivarem a baita?";
Nel 1977 incontra il poeta spagnolo Rafael Alberti che gli dedica una poesia "Augusto Murer scultore 1977". Gli anni Ottanta segnano per Murer la definitiva consacrazione (anche se per un artista, come diceva spesso, il "definitivo" successo finale, il completamento dell'opera, l'acme della creatività, sono parole vuote, sono termini inesistenti, "perchè ogni giorno devi superare esami e, in primo luogo, con te stesso").
Arrivano le grandi mostre antologiche, da Ferrara a Leningrado (Museo dell'Ermitage 1982); da Reggio Emilia ad Orvieto. Partecipa al Bimillenario Virgiliano di Mantova (1981), e alla XLI Biennale d'Arte di Venezia "Sculture all'aperto di Augusto Murer 1984 (da ricordare davanti ai giardini "LA PARTIGIANA" di Venezia con basamento realizzato da Scarpa), connotano un percorso importante e la critica è andata via via spostando il suo punto di osservazione dal "gradimento" a tentativi di conoscenza più approfonditi, compiendo analisi sulla capacità creativa di Murer che va ben oltre gli "ismi" abusati (realismo e naturalismo) degli anni Cinquanta e Sessanta.
In quarant'anni di lavoro creativo e di ricerca continua, i riconoscimenti, per le mostre, le partecipazioni e rassegne d'arte di alto livello sono numerosissimi, in Italia e all' estero. Nel 1984 s'inaugura una sua mostra al Palazzo di via Senato a Milano. Nel 1985 allestisce la grande mostra a Castel Sant'Angelo a Roma presentata da Dario Micacchi.
Nei primi mesi dello stesso anno, nonostante la sua salute ormai lo stia abbandonando, ha ancora la forza di partecipare all'inaugurazione "Dell'Albero della Vita", monumento realizzato per la cittadina di Cadoneghe (Padova) e tre giorni dopo lo scoprimento del Monumento alla Resistenza in Piazza Barche a Mestre.
Muore a Padova l'11 giugno 1985.
Il “Ritorno dai campi” di Augusto Murer, un olio su tela risalente al 1976, entrato nelle collezioni del Museo Mario Rimoldi di Cortina. E' stato donato dai fratelli Caterina, Ernesto e Federico Majoni.
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