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Nelle terre di Giuseppe Verdi

Busseto e Roncole Verdi, dove nacque e visse il compositore

Fu sempre orgoglioso delle proprie origini contadine. E' a Roncole Verdi, nella verace Emilia, la semplice e suggestiva casa natale di Giuseppe Verdi al secolo Joseph Fortunin François Verdi: nel 1808 Busseto era infatti nell'Impero francese di Napoleone, quando emise il primo vagito il 10 ottobre 1813, figlio di Carlo Verdi, oste e rivenditore di sale e generi alimentari, e Luigia Uttini che faceva la filatrice.

Una modesta ma ben avviata osteria assicurava alla famiglia una vita se non agiata, priva di problemi. I verdi erano osti e contadini figli di piccoli possidenti che avevano praticato il commercio. Il piccolo, destinato un giorno ad essere un "grande", avrebbe avuto vita lunga: Giuseppe Fortunino Francesco Verdi morirà a Milano il 27 gennaio 1901 alle soglie dei 90 anni. In vita riceve onori e gloria: musicista e senatore italiano, universalmente riconosciuto come uno dei più importanti compositori di opere liriche, ma anche come uno dei maggiori in assoluto. Nel teatro musicale di primo Ottocento c'erano Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti (Puccini verrà molto dopo).

A Giuseppe Verdi sono dedicati vari musei: la casa natale del Maestro a Roncole Verdi, il museo di Casa Barezzi nel centro di Busseto, il museo nazionale Giuseppe Verdi di Villa Pallavicino alle porte della città, la Villa Verdi a Sant'Agata e il museo di Casa Verdi a Milano.

Verdi e Busseto sono però un binomio indissolubile e una prima tappa molto suggestiva e ricca di emozioni. Nella Piazza a lui intitolata troneggia il monumento in bronzo che si staglia verso la Rocca duecentesca un tempo dimora dei Pallavicino, e ora sede del municipio. A fianco c'è il Teatro Verdi, datato tra il 1856 e il 1868 e Casa Barezzi, dove il compositore visse con la moglie Margherita. La casa racchiude al suo interno numerosi cimeli - testimonianze della formazione e della futura carriera di Verdi - lettere autografe, documenti iconografici, ritratti originari del Maestro e dei suoi esecutori durante il secolo scorso.

L'enorme epistolario che ha lasciato, solca settant'anni di storia italiana, ed è uno strumento per conoscere un Verdi  orgoglioso della propria estrazione contadina, ma allo stesso tempo uomo fondamentalmente colto e osservatore fine della realtà e dell'ambiente che lo circondavano.

Villa Pallavicino, magnifico edificio rinascimentale con pianta a scacchiera, un tempo residenza estiva dei signori di Busseto ospita il Museo Nazionale Giuseppe Verdi e ne celebra il genio. I suoi ampi saloni ripropongono ventisette opere con la riproduzione delle scenografie originali di Casa Ricordi e dei quadri dell'epoca, i tessuti pregiati dell'800, le musiche immortali, in un allestimento di luci teatrali che accompagnano il visitatore in un percorso dalle intense atmosfere romantiche. All’interno delle antiche Scuderie di Villa Pallavicino è ospitato il nuovo Museo “Renata Tebaldi”, con oggetti, abiti, gioielli appartenuti a colei che Arturo Toscanini chiamò “Voce d’angelo” splendida interprete di aree verdiane.  RAI 3 il 26 dicembre scorso ha dedicato al museo un  servizio come anteprima del Grande Evento “Parma città italiana della Cultura 2021" registrato proprio Museo Nazionale Giuseppe Verdi di Busseto ( > guardalo qui).

Busseto è anche una tappa gustosa dell’itinerario della Strada del culatello che si snoda interamente fra la via Emilia e il fiume Po. A Polesine Parmense, luoghi di produzione del pregiato Culatello di Zibello, i Verdi avevano terre e mezzadri.

Verdi fu in vita simbolo artistico dell'unità del Paese: la sua morte fu un evento solenne con una sterminata processione che attraversò Milano, accompagnando le sue spoglie con le note del Va, pensiero, il coro degli schiavi ebrei del Nabucco. Il Va pensiero, da lui scritto circa 60 anni prima, esprimeva i sentimenti degli italiani e fu assimilato nella coscienza nazionale. Le sue opere rimangono ancora oggi tra le più conosciute ed eseguite nei teatri di tutto il mondo, in particolare la cosiddetta "trilogia popolare": Rigoletto (1851), Il trovatore (1853) e La traviata (1853) ma lo scenario delle sue composizioni è vastissimo.

Di lui sappiamo che dopo aver raggiunto una certa fama e prosperità economica, nel 1859 Verdi iniziò ad interessarsi attivamente alla politica italiana. L'indole di uomo rustico e schietto, integerrimo e di rara onestà intellettuale lo portò ad essere sempre orgoglioso della sua origine contadina. E questa immagine si univa a quella del patriota ardente, deputato nel primo parlamento dell'Italia unita. Verdi fu anche un'appassionato d'arte, un colto intellettuale attento alle grandi correnti di pensiero che percorrevano l'Italia e l'Europa del tempo.

Appassionato d'arte, Verdi prediligeva tutto ciò che era immagine. Amava visitare i tesori del Vaticano e gli Uffizi, e le pinacoteche. Fra le letture oltre ai canti della Bibbia, i drammi di William Shakespeare e le poesie dell'Ariosto. Nella sua casa collezionava opere  e sculture di pregevole fattura, commissionate ad artisti conoscenti.

Uomo molto riservato sui suoi affari personali, considerava giornalisti e aspiranti biografi, così come i suoi vicini di Busseto ritenuti molto invadenti. Anticlericale in gioventù non fu mai esplicito sulle proprie convinzioni religiose. Ma fu conscio della sua Arte, frutto di autentico Genio. Ogni anno Busseto lo celebra con il Festival Verdi, l’appuntamento d’ottobre più atteso dell’anno che si celebra in onore della nascita del Maestro.


Autore: Corona Perer

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