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Domenico Quirico e l'inno alla guerra

Da un giornalista che è stato ostaggio Isis ci si aspetterebbe di più

Non possiamo non tornare su questa pagina, pubblicata qualche anno fa, per avvisare che da un giornalista che è stato ostaggio Isis ci si aspetterebbe di più. Molto di più che affermare, come ha fatto in una intervista recente rilasciata al quotidiano Trentino L'ADIGE che ''...Putin si può fermare solo con la guerra''.

''Cioè inviando soldati''.  Lo riteniamo folle, anzi: francamente disgustoso. L'esercito di giornalisti arruolati per difendere e propagandare una visione bellicista e guerrafondaia preoccupa. Purtroppo non c'è solo Quirico a pensarla così e a propagandare un'Europa pronta a inviare soldati.

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Domenico Quirico e il califfato dell'Isis

Ce lo aveva detto nel 2017.  Domenico Quirico storico inviato del quotidiano torinese, aveva ammonito. "Siamo solo al prologo" . Il nuovo califfato è una realtà che Quirico conosce bene e in prima persona: è scritta nella sua storia personale, essendo stato rapito in Siria e tenuto in ostaggio da integralisti jihadisti per ben cinque mesi.

Da giornalista e scrittore aveva ripercorso l'orrore di cui si è resa globalmente protagonista l'Isis e di come l'Occidente avesse sottovalutato la ricostruzione del sedicente Califfato di Mosul. E aveva presentato un video girato tra le rovine di una Siria ormai distrutta e sempre dimenticata dall'Occidente. Ora l'Isis sta facendo di nuovo capolino nell'Isis che proprio in questo 2021 entra nei 10 anni di una guerra ignorata da tutti, salvo improvvise e superficiali attenzioni da parte del mondo occidentale.

"Il Califfato a Mosul non è un semplice episodio nella guerriglia globale dei movimenti fondamentalisti. Segna il tentativo esplicito di capovolgere la storia recente imponendole un nuovo Tempo: riavvolgere il filo della storia per riportarla dinamicamente al suo Tempo perfetto, puro. Non utopia, ma tempo politico in cui si colloca un progetto di società "perfetta" ferocemente totalitaria" ha detto Quirico.

Quando Abu Bakr al-Baghdadi proclamò la nascita del califfato, il primo Stato jihadista al mondo, nei territori caduti sotto il suo controllo, ovvero una fascia che riuniva la Siria e l’Iraq, in pochi mesi (dal giugno all'agosto del 2014) aveva portato il "suo" Stato Islamico a conquistare un territorio esteso quanto la Gran Bretagna.

Facendo appello a una rigida versione del Corano, nei territori conquistati l'Isis impone leggi crudeli e oscurantiste su quasi otto milioni di persone. Migliaia di miliziani stranieri (foreign fighters) sono arrivanti da tutto il mondo per rafforzare il suo esercito.

 

"Cosa dobbiamo attenderci?" gli avevamo chiesto nel 2017. Quirico non offrì motivi per essere ottimisti.

"L'Isis non è stato affatto sconfitto, sta globalizzando la sua lotta perchè non ha fretta di finire presto, il suo obiettivo è meta-temporale, qualcosa che noi occidentali, abituati a pianificare tutto, non riusciamo più a comprendere".

E nel luglio 2020 raccontò dalle colonne della Stampa l'ultimo degli affari per autofinanziarsi: le pasticche di droga che stavano arrivando dalla Siria ai porti italiani per finanziare la guerra jihadista. A Salerno c'era stato un sequestro record: 84 milioni di dosi di anfetamina che per gli inquirenti avevano l'esorbitante contrivalore di almeno un miliardo di euro.

''Dopo il contrabbando di petrolio e reperti archeologici, è la droga l’ultimo business degli islamisti'', scrisse Quirico che non ha mai smesso di monitorare la situazione siriana. Che però non interessa più a nessuno.

(cperer)

 


Autore: Corona Perer

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