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Don Giulio Gaio, il custode del santuario

Sono 30 anni dalla morte - Insegnò ad Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I

(Corona Perer) - Moriva il 7 gennaio del 1992 nel suo amato Santuario dedicato ai Santi Vittore e Corona. Sono trascorsi 30 anni e l'eco della sua autorevolezza non si è mai spenta a Feltre.

Resistere ad essere Resistente. Tutta la sua vita fu resistere ed essere resistente: non solo al fascismo, ma anche in tutte le piccole grandi occasioni quotidiane in cui l’individuo doveva dire la ''sua'', in scienza e coscienza. Sempre pronto a difendere valori e ideali con il rigore morale e la coerenza che lo hanno contraddistinto per tutta la vita, Don Giulio Gaio avrebbe potuto essere vescovo, ma scelse di essere prete.

Dei suoi 105 anni ne ha trascorsi 60 nel santuario dei santi Vittore Corona a Feltre.
Per oltre 20 anni è stato insegnante di lettere in seminario e all'istituto magistrale di Feltre un'esperienza che gli permise di vedere passare sotto i suoi occhi tre generazioni di preti e giovani bellunesi di buone speranze.

Ebbe tra i suoi allievi Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I, del quale ricordava la formidabile memoria, l’impegno, l’intelligenza, ma anche la modestia.

“Il Bocia Luciani era un portento. Dissi subito: farà strada il ragazzo, stoffa ne ha da vendere” raccontò in una intervista nella quale, senza tradire commozione (ma incrinando un poco la voce), ricordava che una volta eletto papa, Albino Luciani incontrò in piazza san Pietro una delegazione festante di feltrini e la sua prima domanda fu “dov’elo Don Giulio?”. “L’a dit ch’el vegnarà” fu la risposta.

Nella foto: il maestro (a sinistra) e l'allievo (a destra): un Papa!
 

L'impegno sociale fu il tratto fondamentale di un sacerdozio al quale era stato destinato con ruoli da protagonista. Le foto d'epoca restituiscono un uomo dalla ricca personalità, di temperamento forte, carattere tenace, spirito battagliero. Uno straordinario educatore animato da fede profonda e straordinaria capacità di intuito unito ad abilità organizzative e decisionali che lo resero precursore autentico e genuino del messaggio evangelico e del Concilio Vaticano.

Con volontà ferrea fece suo il motto di Azione Cattolica “preghiera, azione, sacrificio” e fu proprio la Basilica di San Vittore, testimone di secoli di Fede Cristiana, a fare da cornice ai suoi molteplici incontri anche di natura politica. Perchè erano gli anni del nascente Partito Popolare di Don Luigi Sturzo che conobbe e con il quale collaborò.

Chiamava “miserie” i titoli onorifici che aveva ottenuto: nel 1936 fu nominato “Cameriere segreto di sua santità”, nel 1963 protonotario apostolico, e poi fu presidente onorario dell'Anpi, nonché Cavaliere della Repubblica. Ai ricordi della Resistenza tornava volentieri e fino all'ultimo ha tenuto ben saldi i rapporti con gli ex Combattenti e con i Cavalieri di Vittorio Veneto dei quali si onorava di far parte.

Nel libro “Il Custode del Santuario” si racconta per immagini e con mood televisivo una vita che negli ultimi anni era fatta anche di piacere frugali: la pipa, la polenta, il bicchiere di clinton, la legna, le galline, la gabbia con l’uccellino, il gatto, la passeggiata nel chiostro.

Grazie alle interviste da me raccolte per Telebelluno e ad immagini provenienti dagli archivi familiari si raccolgono scampoli di vita al santuario, affetti familiari (i pronipoti Carolina e Gianni e la famiglia lamonese che vide svilupparsi nell'arco di 5 generazioni) e spaccati di storia nazionale comprese le sevizie subite dai nazisti.Tra le innumerevoli torte di compleanno, fa capolino anche la mitica Balilla che gli venne regalata proprio da Azione Cattolica e che guidò fino a 90 anni.

Nella celletta monacale del Santuario, sbrigava la corrispondenza, riordinava ricordi, pregava e viveva già respirando l'Eterno, nel desiderio autentico di incontrarsi con il Signore.

“No jè altro che de ingombro sti ani” mi disse al suo 103mo compleanno, sottolineando che - fosse stato per lui - era indubbiamente più opportuno accelerare l'incontro con il Paron Grando e che già nel 1959, a 73 anni, aveva steso il suo temperamento spirituale senza immaginare che ai piani alti era già stata decisa per lui una anticamera più lunga e numerosi altri anni di servizio: almeno un trentennio doveva farsi.

Maestro e guida per un intero territorio, uomo di eccezionale carisma, aveva un rapporto davvero amichevole col Paron Grando. Un piccolo grande sacerdote, uomo semplice eppure umanamente ricco, che fu grande dono per la città di Feltre.

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Un libro fotografico per ricordarlo
''Il custode del Santuario'' di  Corona Perer
edizione 2002
ristampa 2009
euro 12,00 (spese postali incluse)
per richiederlo: sentitalia@gmail.com

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La vita di Don Giulio

Nato il 17 dicembre 1886 a Lamon, ultimogenito di quattro figli, Don Giulio Gaio era figlio di Bortolo piccolo commerciante e di Luigia Fiorenza sorella di Monsignor Federico Fiorenza e di Don Emilio Fiorenza pievano a Soranzen. Fu anche questo a fargli maturare la vocazione al sacerdozio a soli 12 anni.

 

Assolti gli obblighi di leva compie il ginnasio a Feltre, poi liceo e gli studi di teologia a Belluno e viene consacrato sacerdote il 20 settembre 1913. Chiamato alle armi durante la Prima Guerra Mondiale, presta servizio come sergente di sanità. Tornato dal fronte dimostra grande interesse per gli insegnamenti di Leone XIII e per la nascente Azione Cattolica destinata a diventare la sua vita (sarà lui a fondare la prima sezione feltrina). E’ il vescovo Monsignor Cattarossi a dargli l'incarico di prendersi cura della casa di esercizi spirituali di San Vittore che restaura mentre insegna in seminario. Incarcerato e torturato dai nazifascisti durante la Seconda Guerra Mondiale, organizza e sostiene la Resistenza e riprende le fila del Partito Popolare da lui stesso fondato grazie ad una intensa collaborazione con don Luigi Sturzo del quale già nel 1919 aveva accolto l'appello agli uomini liberi e forti. Già insegnante del futuro papa Albino Luciani, diventerà preside dell'Istituto magistrale. Amatissimo, quasi venerato dai feltrini, viene stroncato da una banale influenza il 7 gennaio del '92 all'età di 105 anni, giorno del suo tanto atteso incontro col Paron Grando.
 

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