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In difesa del diritto d'abitare

La Corte Costituzionale italiana ha definito l'abitazione come un bene primario dei cittadini

di Gloria Canestrini - In difesa del diritto d'abitare. La Corte Costituzionale italiana ha definito l'abitazione come un bene primario dei cittadini, richiamando l'art.47 della Costituzione  che lo considera un diritto sociale. Non solo: la giurisprudenza ha interpretato tale articolo nel senso che lo Stato ha il dovere di predisporre politiche abitative che soddisfino il bisogno di alloggio, considerato un'esigenza fondamentale per una vita dignitosa e per l'esercizio di altri diritti.

Nell'evoluzione giurisprudenziale, si è andati ancora più avanti, affermando che la collettività ha il dovere di impedire che delle persone restino prive di alloggio.
Fin qui, tutto bene: le nostre leggi, e in particolare la nostra splendida Carta Costituzionale, si confermano tra le migliori al mondo, in tema di tutela e di diritti riconosciuti.
Ma questi Beni primari, dove sono? E questi doveri della Repubblica ( Stato, Regioni, Province ed Enti locali) come vengono adempiuti?

Se si volessero dare due risposte lapidarie (anzi due in una) sarebbero: rimangono sulla carta.  
Quale prima, drammatica,  criticità, prendo ad esempio gli alloggi che moltissimi lavoratori e lavoratrici cercano e raramente trovano a condizioni accettabili, soprattutto in questo periodo: insegnanti precari fuori sede, infermieri, autisti, ricercatori, e tutti coloro che, per un serio motivo di lavoro, si aggirano disperatamente nelle località turistiche in cerca di una sistemazione. In assenza di regolamentazione alcuna, il massimo a cui possono aspirare è una condivisione già sovraffollata, oppure un alloggio cosiddetto “turistico” a carissimo prezzo. So di giovani insegnanti che arrivano a versare oltre 1000,00 euro mensili per un rifugio, magari riscaldato in modo insufficiente e con l'onere di lasciarlo libero durante il periodo natalizio e ( nelle zone dove l'anno prossimo si svolgeranno a febbraio) persino durante i Giochi Olimpici!

Anche nelle città, comunque, non si scherza: ai proprietari di case conviene infatti, come ormai tutti sanno, stabilire affittanze transitorie e brevi per lucrare di più. Oppure affittare a studenti, magari in quattro per camera, e moltiplicare così il bottino.

Di bottino si tratta soprattutto allorché il rapporto locatizio non viene comunicato all'Agenzia delle Entrate: e però molti proprietari non sanno che, qualora si attivi in tal senso  l'improvvisato inquilino, queste provvederanno a stipulare un contratto equo canone!

Altro triste capitolo è l'edilizia pubblica residenziale, che, di fatto, disattende i principi costituzionalmente sanciti che la destinerebbe alla promozione delle soluzioni abitative per i cittadini meno abbienti. In molti territori infatti le scelte politiche e amministrative  non sono improntate a fornire alloggi dignitosi a soggetti con difficoltà economiche, a canoni inferiori a quelli di mercato: troppo spesso persone e famiglie con redditi bassi, disoccupati, portatori di handicap, genitori single, anziani e altre categorie previste dalla normativa, si trovano imprigionati in tuguri che trasudano umidità, non adatti, insalubri per presenza di materiali nocivi come l'amianto, e a bassissima manutenzione pubblica.

Nonostante i numerosissimi richiami ai loro doveri gestionali, questi Enti che dovrebbero venire incontro alle difficoltà di molti e sopperire con soluzioni accettabili e dignitose, adducono le più svariate giustificazioni atte a scansare tali onerosi impegni, dimenticando che, se la situazione edilizia pubblica residenziale fa acqua, ciò è in buona parte dovuto all'incuria e alla mancata pianificazione negli anni precedenti. Ma tant'è: i manager cambiano, i problemi restano ( e si aggravano).

Spesso questi Enti sono stati trasformati in Società per Azioni: una forma giuridica di società di capitali, dotata di personalità giuridica e autonomia patrimoniale perfetta, dove il capitale sociale è diviso in azioni, titoli trasferibili liberamente da parte dei soci che ne sono partecipi.
I soci hanno responsabilità limitate al capitale investito, e la società risponde delle obbligazioni solo con il proprio patrimonio: questo modello è l'ideale per le grandi imprese che necessitano di raccogliere grandi capitali, con la possibilità di quotarsi in borsa e accedere più facilmente al credito.

D'accordo: ma gli inquilini di palazzi fatiscenti, a cui manca l'illuminazione nel giroscale o  soliti convivere con le muffe, a chi si rivolgono? Spesso manca anche un amministratore esterno, cioè terzo rispetto al rapporto contrattuale e garante della buona gestione dell'immobile.
Da tutti gli esempi sopra riportati, si evince che fare soldi e andare incontro alle necessità dei cittadini e dei lavoratori sono cose diverse e, forse, collidono tra loro.

 


Autore: Gloria Canestrini

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