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Don Oreste Benzi, profeta di strada

Ricordo di un piccolo prete, irripetibile e ottimista

di Corona Perer - Questo è il ricordo di un profeta di strada, un piccolo prete, irripetibile e ottimista passato alla storia come il prete delle prostitute: Don Oreste Benzi.

Presidente e fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, è morto nel 2007 nella sua abitazione a Rimini dopo aver lottato un'intera vita per la sua causa: debellare la prostituzione e salvare le donne dalla tratta delle schiave del terzo millennio. A Rovereto dove era venuto nel 2006 aveva riempito la Filarmonica e aveva parlato come un ragazzino.

"Sono un ragazzo di 80 anni e un mese” aveva detto con quel suo stile unico che univa il parlare e il ridere, come un parroco di paese con la tonaca lisa e sempre un poco unta. «Dai proviamo a fare un mondo più bello e pulito!» aveva detto al pubblico, proprio come un ragazzino che chiede ai compagni di giocare. Don Benzi raccontò di averci provato per tutta la vita.

Già a 8 anni, il piccolo Oreste dice alla mamma "vado prete". È poi a 14 anni che, percependo il fascino delle parole dell’apostolo Paolo, si convince. «La lettera agli Efesini prima, e quella ai Corinti dicevano che Cristo è l’uomo nuovo: chi è in Lui è una nuova creatura. Caspita che programma, mi sono detto, e non ho avuto dubbi». Noto come il prete delle prostitute, a Rovereto parlò
di ‘quella’ portata al papa polacco. Karol Woytila l’ascoltò carezzandole il capo. «Voi avete visto l’immagine in tv, ma non sapete le parole: quelle le ho sentite solo io! La ragazza lo chiamava papà. Lo implorava di liberare le tante donne e bambine schiave della strada».

Nelle parole di questo omino con la tonaca sempre un po’ sbottonata e l’inseparabile berretta di lana che ormai non c’è più, c’era lo scandalo e l’anatema che solo un profeta saprebbe scagliare con altrettanta veemenza. «Vergogna!» aveva esclamato. «Vergogna: anche domani sera andrò in via Rigosa a Bologna e lì troverò che il 50% delle prostitute sono bambine importate dalla Romania. Come si può desiderare un bambina?».

La prostituzione è la massima ingiustizia, disse a Rovereto, la più cattiva di questo mondo. Ed è proprio per questa sua profonda convinzione che va ricordato.

“La vita è soltanto un tener duro ed essere coerenti”. Di miserie don Oreste ne ha viste tante fin da bambino. Famiglia operaia, 9 figli, ricorda quella mancia di due lire che il padre, prima di emigrare per l’Argentina, ebbe da due ricchi signori. «Si stupì che gli avessero dato la mano perchè certi pezzenti sono così poveri da credere di non valere nulla». Vagando tra i ricordi d’infanzia, don Oreste amava dire grazie ai genitori anche a 80 anni. 

Fondatore di 264 case famiglia, 34 comunità terapeutiche, 13 cooperative per la mensa per i poveri e di Colomba, l’organizzazione che aiuta le vittime di guerra, commentava così quanto fatto. «Non ho fondato nulla, io semmai ho solo paura di affondare» aggiungendo di non sentirsi un vinto. Il male del mondo è ancora tanto, ma l’invito rivolto alla platea era pieno di energia.

«Battiamoci perchè le leggi vengano rispettate, bisogna solo crederci» aveva detto portando i suoi risultati: battere la tratta del terzo millennio. “Rimini e Legnago ci sono riuscite. La ricetta è semplice: basta colpire i clienti. Ci vuole il pugno di ferro. Nessuna pietà per chi usa del corpo di donne e bambine». E aveva spiegato che l’uomo paga per essere potente, ma in realtà quello è l’atto in cui si dimostra impotente.

A chi gli aveva chiesto "insegnaci ad educare un ragazzino" ovvero a mettere in guardia dai pericoli di una società che porta persino a prostituirsi per arrotondare la paghetta di papà, lui aveva risposto per ossimori. «Per stare in piedi bisogna stare in ginocchio. Se quel ragazzino non lo fai stare con Dio come potrà gustarlo?». Bisogna insomma trasmettere la bellezza, il valore della dignità che è tutto nelle mani dei genitori.

«Credo che se Dio dovesse oggi riscrivere il decalogo cambierebbe il quarto e ci metterebbe "onora tuo figlio e tua figlia" perchè solo così un genitore verrà onorato. Tanti dei drammi di oggi vengono dalle paure vissute nell’infanzia».

 

Don Benzi di esempi ne aveva portati parecchi come quello di un’orfanella che gli confidò un incubo: che papà e mamma si separassero. “Per fortuna papà è già morto” disse la piccola. “E allora non smettete di sorridere ai vostri figlie e pregate. È la cosa più rivoluzionaria che si possa fare”. Se la rideva, Don Benzi. Il suo stesso parlare era un mescolare parole e risata. Raccontò delle Clarisse cui aveva chiesto di pregare per frenare una proposta della "nefanda"  ministra Turco (PD) che voleva riaprire le case chiuse. La legge poi venne bocciata.

Perle di sapienza. Chi avesse scambiato per catechismo le parole di Benzi, si sarebbe solo fermato sulla soglia. Don Oreste in realtà predicava l’amore. Per lui la vita altro non era che un’avventura d’amore, una scelta da compiere ogni giorno e da vivere fino in fondo, sbottando - come era solito fare - in una delle sue battute dall’irresistibile accento romagnolo «Se non ci credete, peggio per voi! Io ci credo». Dalla platea erano partiti applausi scroscianti: come non credere a quel prete ragazzino che sulla soglia degli 80 anni dichiarava di aver intitolato il suo libro "Le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli" con la segreta speranza di entrarvi anche lui dietro ad una di loro? «Guardate che lo ha detto Cristo» aveva poi ammonito.

foto www.interris.it
 

«Vogliamo tutti un mondo più pulito e diverso, e allora crediamoci!». Il suo appello era diretto a sindaci e vigili urbani. «Fate rispettare le leggi. Ce n’è una perfetta, la 269: colpite i clienti e spariranno le schiave della strada.
E se si sposteranno negli appartamenti, denunciatelo.A Bologna ne abbiamo scoperti 274».

Trasportare una donna in auto per appartarsi è favoreggiamento, diceva don Benzi. «Lo dice la legge e allora applicatela». E visto che molti dei suoi appelli restavano (e restano) tuttora inascoltati. Ma - aveva aggiunto - non sono pessimista. «Ci sono ancora segni che parlano della primavera della vita. È vero: i valori vengono meno e solo il 10% dei ragazzini fa pratica religiosa, ma non è che non credano, aspettano solo un nuovo modo di parlare di Cristo. Bisogna parlare loro del dono di sè, coltivare la dignità. Io alle mie prostitute dico sempre: non sapete che siete il tempio di Dio».

Anche queste sono parole di Paolo, l’apostolo che il piccolo Oreste ascoltò fin da bambino quando le giornate erano per lo più trascorse al porto tra i pescatori. «Ricordo le donne: quando arrivava la nebbia aspettavano i loro uomini sulla banchina con le pentole e i coperchi per far rumore e avvisarli che il porto era vicino». Anche attraverso immagini come questa Don Oreste aveva spiegato quel che è davvero venuto meno: la famiglia, la solidarietà, il costruire progetti di vita, l’educare alla dignità della persona, il dotare i figli di un patrimonio che possa essere più forte dei messaggi deflagranti del gruppo dei pari che porta a prostituirsi per avere i jeans firmati o pagarsi una dose di droga.  Si comincia col compagno di banco, per gioco quasi. “Quel che non si sa è che si può finire nel mortale abbraccio di uno vecchio libidinoso o sulla strada” disse Benzi, profeta ancora inascoltato.

Nel novembre 2019 si è conclusa dopo cinque anni di lavoro (iniziato nel 2014) la fase diocesana della causa di beatificazione, con una udienza pubblica nella Basilica Cattedrale di Rimini e i sigilli agli scatoloni contenenti i documenti, ora trasferiti alla Congregazione delle cause dei santi della Santa Sede.

Si sono svolte 151 sessioni, con oltre 130 testimoni ascoltati. Tutti i documenti raccolti sono passati alla La postulatrice della causa è una donna: Elisabetta Casadei, ma finché non ci sarà un miracolo la causa non potrà arrivare alla beatificazione. ''Per quanto riguarda il nostro compito siamo pronti per scrivere la Positio'' dichiaro la dr.ssa Casadei nel 2019.

Siamo certi che Don Oreste non ambisse affatto a entrare tra i Beati.
Era solo Beato di poter continuare la sua lotta. E da prete birichino quale era forse si diverte a dimostrare che di miracoli ce ne stati già a centinaia con le conversioni che la sua parola seppe suscitare.
Resta dunque la sua lezione. Ne parliamo e ne scriviamo proprio per questo.

 

> Le dieci beatitudini di don Oreste Benzi

 


Autore: Corona Perer

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