Arte, Cultura & Spettacoli

Liu Bolin, l'uomo invisibile

L'artista cinese che gioca con se stesso

Combinando performance e fotografia, nelle sue installazioni si mimetizza con l’ambiente per analizzare la tensione che esiste tra l'individuo e la società.  Liu Bolin, The Invisible Man, ha festeggiato in Italia il suo Capodanno cinese. Come? Scomparendo.

Tutto prese le mosse nel 2005 quando l’amministrazione di Pechino ordinò di abbattere il quartiere dove Liu Bolin (classe 1973), artista emergente risiedeva. E' in quel momento che Liu decide la sua resistenza: mimetizzarsi con le macerie del suo studio, facendosi fotografare in una testimonianza silenziosa del momento storico alle sue spalle. Il successo fu tanto inaspettato quanto notevole dando il via ad una carriera interessante, capace di nascondere forti messaggi sociali attraverso immagini apparentemente semplici e anche divertenti. Col tempo Liu Bolin è passato  ai più importanti monumenti del mondo, a librerie, a scaffali dei supermercati, a opere d’arte, a montagne di rifiuti e in mezzo a masse di immigrati.

Le sue immagini sono ora un’icona per i grandi brand della moda da Lanvin a Jean Paul Gaultier o delle auto come Ferrari. Moncler lo ha utilizzato in Islanda per pubblicizzare il proprio marchio, mentre Tod’s ha fatto scomparire l’artista tra i suoi celebri “gommini”; Missoni nelle sue maglie e Valentino nella sua collezione.

Legato da anni alla galleria veronese Boxart, l’artista cinese ha deciso di mimetizzarsi anche in Italia tra i Caravaggio della Galleria Borghese e i tesori del Castello Sforzesco. Lo ha fatto a Milano e a Roma durante il “MonteNapoleone Chinese New Year” del 2019, evento dedicato al Capodanno Cinese. 

E anche in quel caso è riuscito a scomparire.

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