Arte, Cultura & Spettacoli

Esclusivo - Nel salotto di casa Jatta

Incontro con i discendenti della nobile e lungimirante famiglia

(Ruvo di Puglia ESCLUSIVO) - Cosa possa essere stata Ruvo di Puglia nell'antichità è domanda irrisolta ma lo si può intuire dai reperti che sono conservati al Museo Nazionale Jatta acquisito dal governo italiano per 8 miliardi di lire nel 1991. Oggetti che però possono solo suggerire ipotesi: certamente Ruvo doveva essere stata un centro di grande cultura e grande importanza, forse uno snodo cruciale nell'entroterra per i commerci o il controllo delle terre da parte dei Romani, perchè  proprio qui furono trovati tra il 1820 ed il 1842 arredi funerari di sicura origine patrizia, vasi e suppellettili che andarono a costituire una collezione straordinaria: gli oltre 2000 pezzi della collezione della famiglia Jatta.

La seconda domanda è ...cosa sia stata la famiglia Jatta per esprimere a Ruvo di Puglia tanta intelligenza e lungimiranza, E questo lo capiamo da una visita esclusiva alle stanze del Palazzo, che ci è stata eccezionalmente concessa a margine della visita al Museo.

E' qui che incontriamo Rosa Maria Faenza Jatta, moglie di Luigi Jatta, nipote di uno dei 14 figli di Giovannino. Gli eredi abitano le stanze private di un'ala della dimora storica al piano superiore del palazzo sede del museo, affacciato sulla grande piazza Giovanni Bovio a Ruvo di Puglia, alla sinistra della chiesa di S. Domenico, posta all’esterno del perimetro della città medievale.

Si accede a queste stanze, abitualmente chiuse, da un suggestivo scalone che da solo dice la nobiltà della famiglia. Antenati e posteri, servitù e autorità locali salirono e scesero da questi gradini. La signora Rosa Maria, donna di classe e grande fascino, ci accompagna in visita al palazzo, arredato con gusto ed eleganza, rimasto esattamente come venne pensato dagli Jatta, proprietari terrieri dell'antico Feudo di Ruvo.

La casa è una bomboniera: carte da parati dal disegno delicato e raffinato, imponenti lampadari, dipinti settecenteschi, suppellettili d'epoca e ricordi  familiari di grande tenerezza. La dimora custodisce una cappella privata, interna alla camera da letto, una biblioteca personale dell'illustre capostite e jureconsulto Giovanni Jatta Senior, il salone di rappresentanza, a cui si accede di stanza in stanza tra salottini privati, lettere e carte di famiglia. Tra queste c'è la straziante missiva - mai consegnata - ad uno dei discendenti, andato al fronte e mai tornato: trovò la morte sul Pasubio, combattendo con la Brigata Barletta sul confine italo-austriaco della Grande Guerra.

Con grande amore, pazienza e rispetto per la storia degli antenati di famiglia,  la signora Faenza Jatta ci racconta di Antonio Jatta botanico che studiò i licheni, di Giuseppe Jatta  zoologo e biologo marino che scoprì una particolare specie di seppia, fino ad allora ignota, che oggi porta il suo nome, di Mauro Jatta importante batteiorologo all'Università di Pavia, delle nobili parentele con la marchesa De Beaumont,  e non senza un giustificato orgoglio anche dei pronipoti di oggi tra i quali eccelle Barbara Jatta direttrice dei Musei Vaticani. Indubbiamente una grande famiglia.

La casa è proprio come venne lasciata, esattamente come il Museo è rimato come venne pensato da Giovannino il quale organizzò i reperti raccolti dallo zio e giureconsulto Giovanni Jatta, Regio Procuratore Generale alla Corte di Appello di Napoli che con la passione del collezionista, aveva partecipato all'epopea ottocentesca degli scavi archeologici accaparrandosi i pezzi migliori, scegliendoli in base alla loro bellezza.

Erano anni in cui si scavava a Pompei ed Ercolano e dalla Grecia arrivavano le notizie delle prime grandi campagne internazionali, tedesche ed inglesi. Lui pensò di promuovere scavi nei fondi di proprietà di famiglia pensando che se Ruvo era stata importante nodo di produzione della ceramica dell'antichià, qualcosa doveva pur esserci. Aveva ragione. Vennero alla luce autentici gioielli che fanno intuire una Ruvo capitale della Magna Grecia, così potente da battere moneta.

“Se la collezione non è andata dispersa lo si deve però solo all'intuito di una donna della famiglia, Giulia Viesti, madre di Giovannino, la quale fece catalogare e valutare pezzo per pezzo ogni reperto affinchè il Re di Napoli al quale era stata data  prelazione all'acquisto (per volontà testamentaria del cognato Giovanni), avesse cognizione della sua entità complessiva”  spiega Rosa Maria Faenza Jatta, che va giustamente fiera anche dell'intuizione di questa donna. Infatti il re di Napoli, spaventato dal valore complessivo, rinunciò al suo diritto e la collezione restò a Ruvo di Puglia.

Ci lasciamo con la promessa di scoprire qualcosa di più del Soldato Jatta: sono passati 100 anni dalla fine della grande guerra, ma chi ha custodito le memorie non tralascia questo tassello di storia che lega Ruvo di Puglia al Trentino, un tassello ancora privo di una sua definitiva collocazione.


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Autore: Corona Perer

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