
Shell, lo scempio sul delta del Niger
Trent'anni fa vennero impiccati coloro che lo denunciarono
11 novembre 2025 - Shell fu responsabile dello scempio sul delta del Niger. Nel 2020 la compagnia stava affrontando una serie di giudizi avviati nel 2019 nei tribunali europei circa il suo operato in Nigeria. Intanto però non ha fatto quasi nulla per bonificare le aree inquinate nella zona del Delta del fiume Niger, in Nigeria, gli obblighi che le erano stati imposti sono stati ignorati.
Ma oggi dobbiamo andare indietro di 30 anni. Nove persone furono uccise per aver denunciato lo scempio. I “nove ogoni” (Ken Saro-Wiwa, Barinem Kiobel, John Kpuinen, Baribor Bera, Felix Nuate, Paul Levula, Saturday Dobee, Nordu Eawo e Daniel Gbokoo) vennero impiccati il 10 novembre 1995 dopo un processo farsa. Era un gruppo di ambientalisti che cercava di proteggere il Delta del fiume Niger dall’inquinamento causato dal colosso petrolifero Shell.
Ingiustamente accusati di coinvolgimento in omicidi, vennero in realtà portati alla sbarra per aver denunciato l’impatto devastante della produzione di petrolio della Shell nell’Ogoniland, regione dello stato del Delta del fiume Niger.
“I nove attivisti guidati dal celebre scrittore Ken Saro-Wiwa, vennero brutalmente messi a morte da un regime che voleva nascondere i crimini della Shell e di altre compagnie petrolifere che, con le loro fuoriuscite e le loro perdite di greggio, stavano distruggendo e continuano a distruggere la vita e i beni di sussistenza di migliaia di persone nel Delta del fiume Niger”, ha dichiarato Isa Sanusi, direttore di Amnesty International Nigeria.
Trent’anni dopo la brutale esecuzione dei “nove ogoni”, Amnesty International ha chiesto al governo nigeriano di riconoscere la loro piena innocenza. Le loro proteste attirarono l’attenzione del mondo sul costo devastante dell’industria fossile per il clima, per la vita delle persone, per l’ambiente e per la perdurante povertà nelle zone di produzione del petrolio. Questo anniversario coincide con l’apertura della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop30) in Brasile.
A portare avanti la battaglia è oggi una donna: Esther Kiobel vedova di Barinem, ex funzionario governativo che era entrato a far parte del gruppo dei ‘nove ogoni’. E' impegnata da 30 anni in una battaglia contro la Shell dentro e fuori i tribunali e non si fermerà fino a quando il nome del marito non verrà riabilitato.
“Mio marito è stato ucciso come un criminale e tutto quello che voglio è che sia riconosciuto innocente. Mio padre mi diceva che un buon nome è meglio dell’oro o dell’argento. Questa frase mi ha dato la forza di combattere” afferma Esther Kiobel.
Nel 2011, il Programma delle nazioni Unite per lo sviluppo (Unep) diffuse in rapporto sul devastante inquinamento prodotto dalle compagnie petrolifere nell’Ogoniland, raccomandando azioni urgenti di bonifica. Le “misure di emergenza” proposte dall’Unep non sono state attuate e il progetto di bonifica da un miliardo di dollari lanciato dal governo della Nigeria nel 2016 si è rivelato inefficace. A distanza di quasi 15 anni da quando la Shell, insieme ad altre compagnie petrolifere, fu sollecitata a farlo risulta che solo su una piccola fetta di territorio si è intervenuto: l'11% delle aree colpite.
Ma è la vita di chi ebbe il coraggio di denunciare che pesa sulla coscienza del paese e della compagnia petrolifera. Le nove esecuzioni furono il culmine di una brutale campagna del governo militare nigeriano per mettere a tacere le proteste del Movimento per la sopravvivenza del popolo ogoni (Mosop) che, sotto la guida di Ken Saro-Wiwa, aveva avviato una campagna contro l’inquinamento derivante dalle fuoriuscite di petrolio e dal fenomeno del gas flaring (combustioni di gas).
“Dettagliati rapporti di Amnesty International giunsero alla conclusione che la Shell aveva consapevolmente incoraggiato e motivato le autorità militari nigeriane a porre fine alle proteste del Mosop” ha sottolineato Sanusi.
L’esercito nigeriano aveva effettuato “raid su vasta scala contro 43 villaggi ogoni”, con conseguenti numerose uccisioni, dopo che nel marzo 1994 la Shell aveva chiesto assistenza per mettere in sicurezza le sue attività. La Shell “sapeva o avrebbe dovuto sapere” che tutto questo avrebbe comportato l’uso sproporzionato della forza.
Shell deve ancora fornire risarcimenti adeguati a tutte le comunità che hanno subito le conseguenze della mancata o ritardata bonifica delle fuoriuscite di petrolio; deve mettere fuori uso tutti gli oleodotti obsoleti e danneggiati e impegnarsi a finanziare la bonifica dell’Ogoniland e delle altre aree del Delta del fiume Niger fino a quando questa bonifica non sarà terminata.
Nel corso di mezzo secolo le estrazioni di petrolio e di gas hanno causato la contaminazione continua e massiccia delle acque e dei terreni delle comunità ogoni. Da 60 anni la Shell e altre compagnie petrolifere sono responsabili di fuoriuscite e perdite di greggio a causa della scarsa manutenzione degli oleodotti e dei pozzi e delle bonifiche inadeguate, che hanno causato danni alla salute e ai beni di sussistenza di oltre 30 milioni di persone residenti nel Delta del fiume Niger, che vivono per lo più in condizioni di povertà. Le fuoriuscite hanno prodotto danni permanenti ai terreni coltivabili, ai corsi d’acqua e all’acqua potabile, compromettendo la salute della popolazione e rendendole impossibile la coltivazione e la pesca.
Nel 2025 la Shell è comparsa di fronte alla Corte reale di giustizia del Regno Unito: le comunità locali hanno chiesto che il gigante petrolifero bonifichi le fuoriuscite che hanno rovinato la loro salute e i loro beni di sussistenza e hanno massicciamente devastato l’ambiente locale. Il ricorso verrà esaminato nel marzo 2027.
Nel giugno 2025 il governo nigeriano ha emesso un provvedimento postumo di grazia in favore dei 9 giustiziati. Amnesty International ha apprezzato la notizia ma ha ritenuto che non fosse all’altezza della giustizia che loro e le loro famiglie meritano.
Meritano di essere dichiarati innocenti. Non graziati.
www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*





Commenti (0)
Per lasciare un commento