
Cantieri forestali e difesa degli alberi
di Gloria Canestrini
di Gloria Canestrini - “Eppure gli uccelli, come gli uomini sono animali della terra e gli alberi sono loro necessari''.
E' vero: Jaques Prévert ci fa capire il mondo e ci insegna ad abitarlo poeticamente, come è necessario. La sensazione però è quella che siano rimasti solo i poeti a “ragionare sodo e semplice”, come scrive Edoardo Albinati nell'introduzione del magnifico libro di poesie di Prévert “Alberi” edito da Guanda, con incisioni di Georges Ribemont- Dessaignes (artista legato al movimento Dada). Le sue tavole sorprendenti illustrano questa nuova puntata del Raggio Verde.
Albinati, sceneggiatore e scrittore italiano che da quasi trent'anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia conferma il fatto che gli artisti socialmente “impegnati” hanno sempre molto da dare. Egli scrive: “ La priorità ecologica è divenuta davvero in Occidente l'ultima frontiera ( politica) ad attraversare le coscienze. Molto prima che ciò accadesse, è giunto Jaques Prévert: il vecchio poeta abituato a musicare il suo tempo ha oscuramente avvertito la necessità di aprire un nuovo fronte... La qualità “politica” di Prévert è infatti questa: di saltare a pié pari il dibattito ideologico per creare direttamente gli slogan, le frasi da gridare per strada, da stampare sui manifesti... la grezza virtù di parlar chiaro, di ragionare sodo e semplice lascia intendere al lettore che dietro i versi scortecciati con la roncola ci siano montagne di trucioli, anni di faticoso ragionamento e riflessione ( mentre il poeta ci è arrivato per la scorciatoia del fiuto)”.

E' con lo stesso fiuto che si avverte una certa puzza di bruciato nel leggere il comunicato proveniente dall'Ufficio Stampa della Provincia di Trento, che recita: ”Cantieri forestali sperimentali di diradamento nei giovani boschi di conifere”...Come sottotitolo una citazione dell'assessore Roberto Failoni: “Così investiamo sulla qualità”. Mah, non siamo esperti forestali ( nemmeno Failoni lo è, in quanto albergatore) però leggere che la Provincia ha investito trecentomila euro, con rilevazioni a mezzo di droni, rilevazioni laser scanner che ricostruiscono il bosco in 3D, misurazioni particolareggiate e via dicendo mirati alla “struttura dei popolamenti per una qualità dei futuri assortimenti legnosi, ponendo al centro la creazione di boschi articolati...” ecce. ecc. qualche preoccupazione la desta.
Poco oltre, si può anche leggere che “questi lavori sono compiuti in amministrazione diretta da parte del Servizio Foreste per la verifica del mercato del legname e supporto alle vendite degli enti proprietari”... E la preoccupazione cresce.
Viene da chiedersi, infatti, come queste attività tecniche finalizzate al disboscamento mirato possano interagire sulla vita stessa della foresta, con gli animali selvatici e con tutte le presenze che danno vita a un insieme meraviglioso come il bosco.
Un'ulteriore sollecitazione ansiogena la trovo poco oltre, a proposito del primo cantiere (quanto sia appropriato questo sostantivo riferito alle selve incontaminate lo lascio stabilire al lettore) avviato in Val Potesina nel Comune di Levico Terme ( gli altri sono previsti a Pergine Valsugana, a Baselga di Piné, e Bedollo) : si tratta di un bosco che “presenta una serie di criticità: la presenza di manufatti risalenti alla Prima Guerra Mondiale, la zona di tutela del gallo cedrone e della salamandra di Aurora, specie endemica dell'Altopiano) e l'interferenza del cantiere con le attività delle numerose malghe presenti”.
Caspita: sia la Storia che la Natura (nonché le faticose attività agropastorali della montagna, tanto strombazzate a fini turistici) rappresentano in realtà una bella seccatura!
Non voglio nemmeno pensare a come verranno risolte queste “criticità”, e con quali danni ambientali.
Sta di fatto che chi amministra (lo dice il termine stesso, derivante da ad, ossia verso, e ministrare cioeè servire) dovrebbe interpellare le comunità ( non solo attraverso i soliti canali politici, ma attraverso la vera democrazia, quella assembleare e partecipata dal basso) e adottare delle condotte rispettose anche dell'ambiente, in nome del quale spesso si perseguono altre finalità.
Un caso emblematico è l'utilizzo, anno dopo anno, di alcuni, splendidi, esemplari di abete rosso quali omaggio al Vaticano in occasione delle festività natalizie. L'anno scorso è stato abbattuto il solitario, maestoso esemplare di Malga Cita, in Val di Ledro: quasi sessantamila firme per salvarlo con una petizione non sono bastate!
Quest'anno, invece un abete rosso di 25 metri è arrivato in Piazza San Pietro dalla Val d'Ultimo, e le proteste sono state perfino dileggiate dalla stampa locale con riferimenti fuori luogo a “protestanti da tastiera” (anche i giornalisti la usano, e dovrebbero essere più rispettosi delle parole: a volte muovono il mondo, specie quando c'è urgenza di cambiarlo).
Il “copione “ delle frasi fatte si è invece ripetuto senza censure: il vescovo di Bressanone certifica che aver tagliato l'albero in questione “non è un atto irrispettoso, ma il frutto di una gestione forestale oculata, dove il prelievo è parte di una cura attiva...”. Curiosamente anche per i “prelievi” della caccia si utilizzano spesso gli stessi termini, prospettando l'uccisione degli animali come una cura necessaria per le popolazioni faunistiche. Nella scorsa puntata del Raggio Verde abbiamo visto che le cose non stanno proprio così!
Cosa manca, per inquadrare bene la questione? Ci manca Prévert, naturalmente. Quando scrive: “Gli alberi e gli animali
gli uomini e le loro sorelle hanno le stesse cicatrici della vita”.
testo immagini di Gloria Canestrini

Autore: Gloria Canestrini
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