
Immensa contraddizione nella foresta pluviale amazzonica
Deforestare per fare un'autostrada utile al vertice globale COP30...sul clima
Una immensa contraddizione: deforestare per fare un'autostrada utile ai leader e agli attivisti che partecipano al vertice globale sul clima. Diversi attivisti e utenti dei social media sono insorti, ma il guaio era stato fatto.
E' accaduto in Brasile dove le autorità hanno deforestato un tratto di otto miglia della foresta pluviale per creare un'autostrada "a quattro corsie" per 50.000 attivisti, giornalisti e politici che hanno partecipato al vertice di Belem, in Brasile.
Anche il presidente Trump, che da tempo ritiene una bufala cambiamento climatico, ha criticato il taglio di alberi dalle antiche foreste pluviali per la COP30. Prendendo il suo palco Truth Social, Trump ha scritto: "Hanno strappato l'inferno dalla foresta pluviale del Brasile per costruire un'autostrada a quattro corsie per gli ambientalisti. È un grande scandalo". Poi la Casa Bianca ha affermato che gli Stati Uniti non perseguiranno obiettivi climatici vaghi che stanno uccidendo altri paesi.
La foresta pluviale amazzonica è spesso chiamata "Polmone della Terra" a causa dell'assorbimento di grandi quantità di anidride carbonica (CO2) dall'atmosfera. Il taglio di oltre 100.000 alberi ridurrà la sua capacità di assorbimento del carbonio che potrebbe peggiorare il riscaldamento globale.
L'ironia è che i leader mondiali si stanno riunendo per formulare un piano per ridurre le emissioni e allo stesso tempo... causano danni ambientali.
UN POLMONE VERDE IN CRISI
La foresta amazzonica, il polmone verde del pianeta, è in crisi: il riscaldamento globale, insieme alla deforestazione, la stanno portando verso il punto di non ritorno. Nel suo rapporto annuale, la FAO rivela che la perdita di foreste tropicali è particolarmente preoccupante, dal momento che la loro conservazione è fondamentale per la biodiversità e la regolazione del clima globale. Il dossier evidenzia che tra il 2015 e il 2020, la Terra ha perso circa 10 milioni di ettari di foresta all’anno a causa dell'espansione agricola intensiva, dell'estrazione mineraria e del disboscamento. Una delle regioni più colpite è appunto l’Amazzonia.
Come si legge nel portale BioLive dellUniversità di Padova, fino ai primi anni Duemila, la deforestazione ha riguardato soprattutto le regioni di media latitudine, mentre successivamente si è andata intensificando nelle regioni tropicali, come il bacino amazzonico. Queste ultime aree continueranno ad essere degli hotspot globali per la deforestazione, fino a quando non verranno adottate delle politiche decisive per fermarla.
Numerosi paper scientifici confermano che la foresta amazzonica è in grave pericolo. Secondo uno studio condotto da Bernardo Flores e pubblicato a febbraio dello scorso anno sulla rivista Nature, entro il 2050 fino al 47% della foresta amazzonica potrebbe arrivare al collasso ecosistemico.
L’ecosistema potrebbe perdere la sua capacità di sostenere le specie viventi e di svolgere i suoi normali processi ecologici, se dovesse raggiungere quel punto di non ritorno dove gli equilibri tra i suoi diversi componenti vengono alterati in modo tale da compromettere la sua funzionalità.
Questo avverrebbe principalmente a causa di 5 fattori: il riscaldamento globale, la quantità di precipitazioni annuali, l’intensità delle precipitazioni durante la stagione delle piogge, la lunghezza della stagione secca e la deforestazione.
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