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intervista ad Andrea Castelli

Una vita da attore, una vita in Teatro: per i 70 anni l'Aquila di San Venceslao

(febbraio 2020) - In occasione dei suoi 70 anni ha ricevuto dalla sua città l'ambita Aquila di S. Venceslao. La conferma del successo, il riconoscimento che chiunque desidera ricevere dalla propria terra. ''Ho sempre combattuto per un uso elegante del dialetto trentino in teatro. Parlo del mio dialetto, quello della città di Trento" spiega Andrea Castelli che ha ritirato nei giorni scorsi l'onorificienza.

Attore professionista, autore e doppiatore è riuscito a portare i suoi monologhi in dialetto trentino persino a Napoli strappando applausi e critiche assolutamente positive. Ama variare dal brillante al serio, dal classico al moderno, dal dialetto all’italiano. E' stato diretto da Liliana Cavani a Neri Parenti, solo per citare i nomi più noti del teatro italiano.

L'uso che fa del dialetto contempla tutte le sfumature dei sentimenti, dal brillante al tragico. Una lingua non esibita né esaltata, non sfruttata solo nei suoi elementi meno nobili, o solo rustici e, meno che meno, forzata unicamente in chiave comica o grottesca. "Sono per un dialetto al massimo auto ironico, se vogliamo frizzante, ma sempre rispettoso e consapevole di essere un linguaggio e come tale di comprendere in sé il mondo delle emozioni umane. Chi lo usa diversamente lo tradisce e lo oltraggia".

Ha sempre respirato il teatro, fin da ragazzo. Nato a Trento il 24 febbraio del 1950, ha cominciato a recitare nella compagnia del padre, Silvio, il Club Armonia di Trento. Oggi collabora stabilmente con il Teatro Stabile di Bolzano e il suo curriculum è vastissimo. Tanto per dire nel 2018 è stato impegnato al LAC di Lugano dove ha portato "Avevo un bel pallone rosso" di Angela Demattè,  suo cavallo di battaglia.

Nel corso dell'estate 2019 ha dato voce ad Alcide De Gasperi per la tradizionale  lectio di Pieve Tesino: un  enorme successo. "Eppure era solo una lettura" afferma lui.

(Perer) - Dare voce ad Alcide De Gasperi. Cosa lascia "dentro" questa lettura?
(Castelli)
- Ho fatto tantissime letture in pubblico, doppiaggi... il rischio è sempre e solo uno: che la tecnica, il mestiere ad un certo punto prevalgano e ti facciano inserire il pilota automatico. Stavolta non ho nemmeno dovuto combattere questa sensazione perché la materia era così... come dire... così importante, preziosa e rara da assorbire il mio interesse così come fossi anch’io uno del pubblico che ascolta, anche se mi ero preparato leggendole per conto mio. Una lettura/interpretazione che mi ha fatto scendere dal palco per ascoltare insieme al pubblico. Prima e dopo la lectio ho incontrato tantissimi amici, parecchi quelli che non vedevo da tempo. Stampa e tv locali hanno dato ampio risalto alla faccenda degasperiana e, sicuramente il personaggio lo merita, su questo non ci piove. Ma tecnicamente era una lettura. Il successo ha stupito anche me.

(Perer) -  Il teatro storico e della memoria ultimamente ha successo, è immaginabile che De Gasperi possa essere protagonista in futuro anche di una traduzione teatrale sempre sulle trame delle lettere?
(Castelli)
- È un’idea che sto accarezzando. Non sarà facile, come non è mai facile, secondo me, una drammaturgia su temi epistolari. Però è intrigante per il valore che assume oggi l’uomo Degasperi, la sua forza, il rigore, i rischi politici che ha affrontato a testa alta, consapevole dei tanti pericoli che gli giravano intorno come squali... Uno statista così ci è donato ogni millennio, anche se certi politucoli recenti hanno provato a tirarlo per i capelli citandolo a casaccio. Lui non baciava il rosario, ma credeva fermamente nella dignità di una nazione.

(Perer) -  Andrea Castelli è più 'fuori' che in Trentino, come mai?
(Castelli)
- Più che il Trentino manca la mia Trento. Ad essere sincero dirò che anche Rovereto ignora il sottoscritto. L’aprile prossimo però sarò a Trento col mio monologo “La meraviglia” prodotto dallo stabile di Bolzano. Lo devo a Marco Bernardi che, chiamandomi a Bolzano alla fine degli anni novanta, mi ha dato dignità artistica levandomi da un trentino che mi ero intestardito a rivoluzionare teatralmente (e in parte con “I Spiazaroi e i miei monologhi ci ero forse riuscito), ma che stagnava e non dava più impulsi vitali. Io vengo dal teatro amatoriale di mio padre, Silvio, che diresse il glorioso Club Armonia per anni e volevo dire anche la mia, ma se non ci fosse stato lo stabile di Bolzano mi sarei avvitato su me stesso...

(Perer)  - Spontaneo chiedersi chi fa politica teatrale e culturale oggi: gli assessori o i dirigenti della cultura ?
(Castelli) 
- La tua domanda è pertinente e quanto mai attuale. Posso dire che a Trento il monologo  arriva per merito di Marco Bernardi. E’ stato il suo ultimo atto prima di dimettersi da consulente. A lui devo molto e nella mia memoria ricordo quando mi pagavo affitto, pubblicità, affissioni, tecnici e guardaroba. E' vero però che sempre più spesso gli assessori si ripiegano sul dirigente o capo-ufficio. Vedo anche tanta autoreferenzialità, basta partecipare alle conferenze stampa di presentazione di una stagione  e poca, quasi nulla, presenza politica.

(Perer)  - Insomma uscire è meglio. A Lugano è stato un successo ...
(Castelli) - Sono stato diretto da Carmelo Rifici, con Francesca Porrini come partner in scena. Beh, che dire... poche volte, forse mai ho avuto una così grande soddisfazione professionale e critiche tanto competenti e belle. Ho provato persino imbarazzo. Lugano al debutto, la settimana di Torino al teatro Astra, i dieci giorni al Piccolo di Milano, Novara, Saronno, Rimini, Napoli... sono ricordi che mi porterò sempre come medaglie sul petto.

(Perer)   - ... e a Napoli pure, recitando in dialetto trentino!
(Castelli) - I napoletani hanno celebrato il mio dialetto con applausi in piedi perfino. Sono rimasto folgorato. Non ci credevo. La modestia e il pudore che i trentini hanno sempre mostrato per il loro dialetto, a Napoli è andata in pezzi! Nessuno che abbia detto di non aver capito, anzi! Pensare che certi trentini quando vengono a sapere che recito a Bolzano mi chiedono preoccupati “Ma a Bolzan capìssei?”. E poi vuoi mettere la soddisfazione di recitare al Bellini di Napoli in dialetto trentino, pagato in franchi svizzeri? Robe da matti...

(Perer) - Prossimi impegni?
(Castelli)
- Torno all’ovile, con lo stabile bolzanino diretto ora da Walter Zambaldi metterò in scena “La meraviglia” una lunga elucubrazione notturna con Emanuele Dell’Aquila, musicista da palcoscenico di pura razza, data la sua pluriennale esperienza come spalla di Paolo Rossi e fondatore de “I virtuosi del Carso”. In aprile sarò anche a Trento, due settimane.


Autore: Corona Perer

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