
Shimabuku. ''Me, We''
Bolzano: Museion, mostre in corso
Bolzano, 4 maggio 2023 - Museion presenta l'arte del noto artista giapponese Shimabuku. ''ME, WE'' racconta una pratica artistica per certi versi effervescente che propone un approccio curioso, umoristico e autobiografico. I lavori nascono infatti da momenti privati dell'artista (un viaggio, radersi un sopracciglio, fare dei sottaceti...) trasformati in qualcosa da donare al pubblico. Può essere un improvviso stupore, il dispetto ad un amico, un'idea, un incontro, una poesia.
"Shimabuku ci aiuta a vedere il mondo in modo diverso. La sua è una continua transizione dal singolare al plurale'' spiega all'anteprima stampa il curatore, Bart van der Heide, direttore di Museion, al quale si deve il merito di preservare Museion nella sua mission originale: guardare al contemporaneo, a ciò che accade nell'arte di oggi, ciò che ci porta a riflettere e ad allargare le prospettive. Nella regione Trentino Alto Adige, terra di confine, Museion non è mai venuta meno a questa irrinunciabile direzione.
La mostra, un vero e proprio racconto di sè (del sè di un artista), occupa due piani dell'edificio di Museion, allestiti con una serie di lavori che vanno dai primi anni Novanta fino a oggi, ma anche con opere site-specific. Il tema di fondo è accostare entità diverse: oggetti, animali, frutti, storie e geografie.
E' il mondo ad interessare Shimabuku (1969, Kobe, Giappone).
Nel suo regno non esiste polarità tra dentro e fuori, fatto inusuale per la tradizione molto riservata dei giapponesi. Lui trasforma la vita in un atto artistico pubblico. ''Shimabuku. Me, We'' è dunque un viaggio nel mondo intimo e riflessivo dell'artista che diventa dono: storie di interazione uomo/animale, paesaggi e persone. Ed ecco la sua storia con il polpo, il suo dono fatto alle scimmie orfane di ghiaccio, i cetrioli sottaceto, i pomodori.
E' la prima personale di quest'artista in Italia, ed è la sua più ampia mostra europea allestita fino a oggi. Perciò la Presidente di Museion Marion Piffer Damiani si è detta molto orgogliosa della allestita al museo d'arte moderna e contemporanea di Bolzano con il concorso anche di partner privati (Mutina e Fondazione Antonio Dalle Nogare).
Se agli esordi l'opera di Shimabuku era basata soprattutto su performance e azioni effimere, con il procedere del tempo le sue fotografie e i suoi video, hanno documentato incontri capaci di restare come testimonianza di un tentativo: cancellare confini, limiti, siano essi concettuali e culturali, presentando anche nuovi modi di guardare al mondo.
''Me, We" significa che il mio lavoro inizia da cose azioni e reazioni mie personali ma poi diventa pubblico, nostro" spiega Shimabuku. "Come una canzone d'amore: è privata ma poi diventa di tutti. Questa frase però prende lo spunto da una da due parole dette da Muhammad Ali in una conferenza ad Harvard. Era già molto malato e non parlava molto. Alcuni studenti gli chiesero qualcosa e lui riuscì soltanto a dire ''Me, We" che è l'estrema sintesi di una relazione tra l'individuo e il mondo" ha spiegato l'artista che si è commosso fino alle lacrime davanti ai giornalisti, soprattutto quando ha parlato del suo amore per l'Italia.
Il tema del viaggio è sempre stato presente nella pratica artistica di Shimabuku che ha attraversato 11 paesi europei. Ma lo ha voluto fare dopo essersi rasato un sopracciglio e raccogliendo le sensazioni di chi lo incontrava e lo osservava. Quando il sopracciglio ricrerebbe... l'opera si concluse. Restava la dimostrazione che si può fare tutto anche qualche mezzo in meno: un sopracciglio.
Shimabuku che a Bolzano è accompagnato dalla moglie Rika e dal suo staff, è uomo estremamente semplice, sincero e disarmante. ''La mia pratica artistica è economica. Io non ho nessuna competenza tecnica che sembrerebbe invece fondamentale, quindi la mia opera rimane minima semplice e scarna''.
Nel mondo dell'arte si fece notare con la mostra sulle scimmie (foto di copertina). Nel 1972, a scopo di ricerca, 80 macachi giapponesi vennero trasferiti in una riserva del Texas in pieno deserto. Si adattarono molto bene e impararono a vivere con serpenti e cactus, ma Shimabuku era curioso di vedere se queste scimmie conservavano la memoria della neve giapponese. E così portò del ghiaccio acquistato in un'area di servizio nei pressi della riserva, e l'esperimento fu documentato con un video diventato un'opera d'arte. Le scimmie del Texas ricordavano le montagne innevate. L'artista rilevò che la memoria può esistere a livello cellulare e che le scimmie reagivano con spontaneità al ghiaccio pur non essendo mai stata a contatto con la neve.
La ricerca sulle analogie e sulle differenze continua con la opera che dà l'immagine iconica alla mostra dei Museion: il caco e il pomodoro, un'opera del 2008 per dimostrare che le differenze possono essere anche analogie. Sullo stesso piano l'opera che illustra con delle cipolle la costellazione di Orione e poi le analogie tra la Luna e la Patata. E i limoni che galleggiano mentre altri sprofondano. Le patate che nuotano. ''È una metafora su tutto il mio lavoro, come incontro tra diversi ambienti culturali spiega l'artista.
Molto curiose - e allo stesso tempo capace di muovere importanti riflessioni - tutte le opere relative al mondo del mare. Memorabile la storia costruita sul polpo del quale l'artista ha conservato anche i sassolini o le conchiglie che l'animale trattiene tra i tentacoli.
''Ci sono persone che si sentono come pesci e non smettono mai di nuotare. Io non ho radici e non mi sento a casa da nessuna parte anche se ho radici ad Okinawa e ho un tipico nome di quella zona. Ma io sono cresciuto a Kobe, dove non erano nati né mia madre e né mio padre. Sono a mio agio solo in viaggio: mi sento come un salmone e un tonno che continuano a nuotare anche quando dormono.
Cerca l'installazione site-specific pensata appositamente per Museion, e intitolata "Me, We" (Io, Noi) l'artista collega due edifici culturalmente significativi che sono al momento o demoliti o in via di ristrutturazione uno costruito nel 1278 un antico Maso l'altro una fabbrica dismessa. ''Me, We'' (2023) è una grande installazione scultorea con protagonisti brandelli di Ex-Montecatini (ex-Solland Silicon) di Merano e materiali da costruzione del Mauracherhof.
In questa installazione l'artista unisce due edifici dal background culturale molto diverso, entrambi attualmente in corso di demolizione o ristrutturazione. Il Mauracherhof fu costruito nel 1278, mentre l'Ex-Montecatini (ex-Solland Silicon) risale agli anni Venti del Novecento, periodo dell'italianizzazione della regione.
"Mi interessava provocare l'incontro tra fattori diversi, vedere quello che succede quando uno spazio interno è in relazione ad uno esterno e si trovano uno di fronte all'altro".
Bed Peace (2023), è invece una scultura composta da un letto con due figure distese vicine e realizzata con la terra di diverse valli dell’Alto Adige.
E alla fine resti con la bella sensazione che si può fare arte (ovvero produrre Pensiero) con nulla.
Che si può fare Arte con la Vita.
Che la vita è Arte.
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