Arte, Cultura & Spettacoli

Paolo Vivian, Tabula Rasa

La sovranità del vuoto - A cura di Dora Bulart

(Corona Perer) - C'è una provocazione che non passerà inosservata in “Tabula Rasa” la personale che l'artista Paolo Vivian ha allestito insieme a Dora Bulart (che ne è la curatrice) negli spazi della galleria Contempo a Pergine Valsugana (via T. Maier 48/a). Ed è stupefacente apprendere che questa provocazione è stata pensata in mondo non-intenzionale. Un ossimoro quasi: come si fa pensare senza avere l'intenzione di farlo? Ma l'arte è così: a volte precede le intenzioni, perchè "è" intuizione. E allora ecco la provocazione: la collezione delle urine d'artista, raccolte in 20 giorni durante il primo lockdown e precisamente dal 1° al 20 aprile. Citazione manzoniana? No. "Siero Ergo Sum" va oltre.

"Siero ergo sum"

 

"Siero ergo sum" è la prima 'botta' che si riceve visitando Tabula Rasa. Perchè cosa c'è di più intimo, di più vero, di più intoccabile del proprio corpo? Vivian in anticipo sulle polemiche pandemiche che all'epoca neanche esistevano, affermava con questa raccolta incastonata in un totem ligneo (un corpo metaforico) un primo pilastro: la nostra assoluta unicità di individui.

"Siero ergo sum è il risultato tangibile di qualcosa che ti attraversa tutto il corpo attraverso il sangue, raggiunge tutti gli organi, lascia e prende qualcosa" spiega l'artista. "Metafora del pensiero che si forma dopo uno stimolo che ti fa vibrare, ti entra qualcosa dentro dove prima il cervello e poi la coscienza lo elabora e infine esce qualcosa di tuo, solo tuo, se il processo è onesto. Nel caso del siero puoi solo decidere cosa bere o cosa mangiare ma poi… nulla puoi più e il risultato è comunque un tuo prodotto vero, autentico e fisico".

La mostra presenta opere  che riflettono sullo stato degli individiui nell'era pandemica, ma anche opere anteriori, incastonate in un unico corpus omogeneo e coerente. La ricerca sulla identità è la cifra stilistica di Vivian. Da artista non poteva non avvertire lo stato in cui siamo, azzerati da un virus, chiusi dentro la gabbia della paura.

"Tabula Rasa" potrebbe essere anche un auspicio: vogliamo davvero tornare al mondo di prima o conviene fare tabula rasa di una realtà che ci massifica e ci omologa gettandoci anche nello scontro sociale? Questo l'artista non lo dice, e forse non lo voleva nemmeno ipotizzare, ma i suoi totem che associano la scultura alla pittura portano a riflettere su una dimensione tragica: il vuoto che ci sta intorno. Quella sorta di sospensione dalla vita. "Sovranità del vuoto" è il sottotitolo.

Vivian sosta su una dimensione che ci domina e condiziona: la pandemia.  L'artista si confronta sulla valenza dei modelli di libertà e sulle norme sociali durante le straordinarie, assurde circostanze causate dalla pandemia negli ultimi due anni.

 

Una mostra che è testimonianza di un travaglio personale ed è metafora filosofica di uno stato d`animo personale e ad una realtà collettiva durante questi tempi incerti.  

“Nelle mie opere cerco di materializzare delle intuizioni, delle emozioni, attraverso segni o simboli che esprimono dei concetti. Credo che la memoria collettiva sia il timbro di ciò che ci unisce e vorrei stimolare questo pensiero. Il concetto di “Tabula Rasa” è legato con libertà e identità. Esprime la forma del vuoto e la voglia di riempire di desiderio e di memoria futura, la speranza e la fede in un domani possibile” spiega l`artista.

 

Le trenta opere esposte – pannelli ed oggetti, ibride fra scultura e pittura - colorate o acromatiche, coperte da reti metalliche, sono i simboli della limitazione e dell`oblio.

“Ma Tabula Rasa non cancella, non giudica, non istruisce, non spaventa e non controlla, anzi offre, in maniera provocatoria, un tentativo di dare forma e sostanza ad un vuoto e di definire il nostro fragile domani costruendolo sulla base dell'umanesimo e della libertà” scrive la curatrice Dora Bulart, nel catalogo della mostra. C'è dunque speranza, voglia di pensare che potrà davvero nascere qualcosa di migliore in futuro.

 

Per Vivian (classe 1962) che vive, progetta e crea a Palù del Fersina si apre anche una fase nuova. Finalmente potrà dedicarsi solo all'arte e alle sue ricerche concettuali focalizzate sul campo della memoria collettiva, identità e il comportamento sociale. Scultura, pittura, performance, fotografia e video sono i suoi linguaggi. Grazie a loro ha esposto opere in tutto il mondo. Conta  più di 20 mostre personali in Italia, Bulgaria e Lituania. Ha vinto molti premi internazionali in Italia e all'estero. Le sue sculture monumentali fanno parte di collezioni pubbliche nei Paesi Bassi, Cina, Lussemburgo, Italia, Germania, Polonia, Austria, Bulgaria, rep. Ceca, Francia.
Nel 2014 è stato nominato artista dell'anno e il comune di Pergine Valsugana (TN) gli ha dedicato una mostra antologica con catalogo “Paolo Vivian. Mappa Memoria: (im)possibili utopie”. 

Dora Bulart che lo segue da 15 anni con  galleria Contempo (Italia) e galleria Bulart (Bg/Be) non ha dubbi. "In questa mostra ci sono capolavori e io sono orgogliosa di presentarli".

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TABULA RASA - PAOLO VIVIAN
a cura di Dora Bulart
4 dicembre 2021 – 20 febbraio 2022
GALLERIA CONTEMPO - PERGINE VALSUGANA (TN)|
VIA T. MAIER 48/A
ingresso libero, prenotazione consigliata.

 

 


Autore: Corona Perer

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