
Assisi, 800 anni dalla morte di Francesco
A Gubbio''Francesco e Frate Lupo. L’arte racconta la leggenda dell’incontro''
Il 2026 sarà particolarmente significativo per Assisi, Gubbio e per i frati francescani perché si ricorderanno 800 anni dalla morte di san Francesco avvenuta il 3 ottobre del 1226. San Francesco - come noto - si festeggia il 4 ottobre, perchè secondo lo scandire del tempo medievale, mezz'ora dopo il tramonto aveva inizio il giorno legale successivo.
"Francesco a Gubbio" è uno dei progetti che ricorderà il rivoluzionario fraticello. Nell'ambito dei progetti rientra la mostra "Francesco e frate Lupo. L’arte racconta la leggenda dell’incontro" dal 27 settembre all'11 gennaio 2026, promossa dal Comune di Gubbio, dalla Chiesa Eugubina, dal Museo Civico di Palazzo dei Consoli e dal Museo Diocesano di Gubbio, con l’organizzazione e il sostegno di Opera Laboratori. Il percorso si snoderà tra il Museo Civico di Palazzo dei Consoli, il Museo Diocesano e le Logge dei Tiratoi.
L’esposizione, intitolata: “Francesco e Frate Lupo. L’arte racconta la leggenda dell’incontro”, gode del patrocinio del Comitato cittadino permanente “Francesco a Gubbio”, del Comitato Nazionale San Francesco 800 e del Club Alpino Italiano, e rappresenta il cuore pulsante delle celebrazioni per l’Ottavo Centenario della morte del Santo, in programma tra il luglio 2025 e il dicembre 2026.
L’esposizione riunisce per la prima volta oltre 250 opere tra dipinti, sculture, ceramiche, manoscritti, incisioni e libri illustrati, provenienti da musei, archivi, biblioteche e collezioni private italiane ed estere. Si potranno ammirare, tra gli altri, capolavori di Gerardo Dottori e significative testimonianze della ceramica eugubina del Novecento, fino alle interpretazioni contemporanee di artisti che hanno riletto in chiave attuale il simbolo di Francesco e del lupo.
Il percorso espositivo distribuito in tre sedi tra il Museo Civico di Palazzo dei Consoli, il Museo Diocesano e le Logge dei Tiratoi si articola in più sezioni, dedicate all’evoluzione iconografica dal Quattrocento alla contemporaneità e alla sua diffusione, al linguaggio della ceramica, all’arte del Novecento e alle creazioni più recenti.
Accanto alle opere, il progetto è arricchito da un catalogo a cura di Cristina Galassi Ettore A. Sannipoli (Silvana Editore, 343 pagine a colori) e da contributi multimediali e installazioni immersive, oltre che da itinerari cittadini nei luoghi della leggenda, come la chiesa di Santa Maria della Vittorina, San Francesco della Pace e il monumento di Farpi Vignoli (1973). Gubbio, con la sua storia e i suoi monumenti, profondamente legati alla presenza francescana, diventa così cornice e protagonista di un racconto che unisce arte, spiritualità e memoria collettiva.
Francesco d’Assisi, uomo rivoluzionario e santo universale, seppe parlare di pace, fraternità, rispetto del creato e dialogo con una forza e una modernità che ancora oggi restano vive. Tra i molti episodi che ne segnano la vita, senz’altro quello dell’ammansimento del lupo di Gubbio – narrato negli Actus beati Francisci e reso celebre dai Fioretti – è forse il più iconico: il racconto di un gesto capace di trasformare la paura in fiducia, la violenza in pace. Una leggenda che, al di là del mito, ha saputo farsi simbolo universale di riconciliazione e di speranza.
Con ''Francesco e Frate Lupo. L’arte racconta la leggenda dell’incontro'', Gubbio rinnova il suo legame profondo con San Francesco e offre al pubblico un’occasione unica di riflessione e bellezza. L’abbraccio tra Francesco e il lupo, ieri come oggi, parla di pace, rispetto e fraternità universale: valori che l’Ottavo Centenario intende riscoprire e trasmettere alle generazioni future.
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L'ANNIVERSARIO
L'anniversario degli 800 anni è l'occasione per entrare nella vita del santo che muore nudo sulla nuda terra. Dalla “Vita prima” di Tommaso da Celano, scritta tra il 1228 e il 1229 sappiamo che Francesco, percependo la morte imminente, chiese di essere condotto all’amata Porziuncola. Qui si fa spogliare della ruvida veste di sacco e «deporre nudo sulla nuda terra». Volendo essere conforme in tutto a Cristo Crocifisso che, povero e sofferente, era rimasto appeso nudo sulla croce, alzò come sempre il volto al cielo, tutto intento con lo Spirito a quella gloria, disse ai fratelli: “io ho fatto il mio dovere, Cristo vi insegni a fare il vostro“.
In quei drammatici istanti Francesco si rivolge ai suoi frati, stretti attorno a lui. Li esorta, parla a lungo della pazienza, dell’osservanza di Madonna povertà, raccomandando più di altra regola il Santo Vangelo. Mentre tutti i fratelli gli stanno intorno egli stende sopra di loro le mani intrecciando le braccia a forma di croce, un gesto che egli tanto amava, e li benedice presenti e futuri, nella potenza e nel nome del Crocifisso.
Con le ultime energie, Francesco, officia la rievocazione dell’Ultima Cena, si fece poi portare del pane, lo benedisse, lo spezzò ed a ciascuno nè diede un pezzo da mangiare. Volle anche gli portassero il libro dei Vangeli e chiese gli leggessero quel brano di Giovanni che inizia: “Prima della festa di Pasqua“. Lo fece in memoria di quell’ultima e santissima cena che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli e per dimostrare ai fratelli la sua tenerezza d’amore. Passò in inni di lode i giorni successivi, invitando i compagni a lodare con lui il Cristo.
Tra le sue gesta anche una scelta coraggiosa; andare come pellegrino e testimone di pace in Terra Santa, sostandovi fino al 1220, prima di rientrare in Italia. Andò in Terra Santa mentre infuriava la quinta crociata e sembrava che l’unico linguaggio possibile fosse quello delle armi. Ce lo documenta anche una magnifica opera del Beato Angelico (foto sotto): Francesco al cospetto del Sultano (Lindenau Museum Altenburg)
Francesco d’Assisi attraversa le linee di guerra e supera la logica dello scontro di civiltà in atto, seguendo semplicemente la divina ispirazione che lo porta a credere nella possibilità dell’incontro fraterno con ogni creatura. È grazie al suo incontro con il Sultano Malekel Kamel e al suo prolungato sostare in Terra Santa, che Francesco potrà poi elaborare la ''sua'' idea e maturare a sua vocazione.
"Quel metodo di evangelizzazione, fatto di testimonianza della vita e di annuncio della Parola che ha ispirato lungo questi otto secoli e guida ancora oggi la nostra presenza francescana in Medio Oriente, attraverso la Custodia di Terra Santa" ha commentato padre Francesco Patton, ex Custode di Terra Santa.
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