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Restaurare: serve metodo e amore

Gennaro Matacena racconta come è rinato Castello di Postignano

di Corona Perer - “Ci ero arrivato per caso, e non avevo cartamente intenzione di comprarlo, operazione che poteva semmai sembrarmi impossibile, ma ricordo l'emozione della prima volta: percepii subito la straordinaria qualità architettonica” . Così ricorda Gennaro Matacena, il suo primo icontro con i ruderi del Castello di Postignano.

Architetto esperto di restauri oggi è il proprietario del Borgo insieme a Matteo Scaramella. Insieme ne hanno fatto un resort. “Vederlo abbandonato mi procurò una sensazione stranissima: non capivo perchè. Tutto era  triste e affascinante insieme. Poi fui informato che gli ultimi abitanti, già evaquati a valle, volevano vendere.

La scintilla della passione era scoccata. Non è difficile da immaginarlo vista la natura di questo borgo.  Questa minuscola frazione del Comune di Sellano (PG) era stata abbandonata negli anni ’60. I successivi terremoti lo avevano reso un complesso di ruderi. Il deterioramento del Borgo si era aggravato con il terremoto del 1997 quando il Borgo era già stato acquistato dall'architetto Gennaro Matacena il quale se ne era innamorato e con 250 milioni aveva acquistato l'intero complesso. “Niente in confronto alla barca di soldi che ci sono voluti per restaurarlo e renderlo sicuro” ci racconta.

''Ci vollero 2 anni di ricerche catastali. Non mi preoccupava affatto il restauro complicato, capita di doverne fare. Era il 1992, l'Italia era diversa  e si poteva ancora pensare ad un progetto così ardito, il mercato immobiliare al tempo funzionava, i fondi li avrei potuti trovare” racconta Matacena, che di mestiere si occupava al tempo della Caronte, società di navigazione partenopea.

Questa minuscola frazione del Comune di Sellano (PG) era stata abbandonata negli anni ’60. I successivi terremoti lo avevano reso un complesso di ruderi. Il deterioramento del Borgo si era aggravato con il terremoto del 1997 quando il Borgo era già stato acquistato dall'architetto Gennaro Matacena.

La genesi di Castello di Postignano, in Umbria, è quella della architettura naturale e spontanea.  E' abbarbicato sulla collina in forte pendenza, con case addossate l'una sull'altra per consentire a tutte di avere sole e aria nonostante le stradine interne siano strette e in ombra.

L’architetto americano Norman F. Carver Jr, lo ritiene "l’archetipo dei borghi collinari italiani" e ha usato le case-torri del borgo, aggettanti l’una sull’altra, per la  copertina del suo libro fotografico “Italian Hilltowns” pubblicato nel 1979.

 

Inserito nel 2004 tra i monumenti di interesse storico artistico dal Ministero dei Beni Culturali, nel giugno 2011 ha cominciato ad accogliere i primi residenti, a lavori ancora in corso (il restauro è stato ultimato infatti nel 2013) ed ha retto perfettamente - e senza alcun danno - alle scosse del terremoto che sono avvenute da agosto ad ottobre 2016 con epicentro nella vicina Visso, grazie alla qualità antisismica del restauro.

I lavori sono iniziati nel 2007, con il contributo della Regione Umbria e il sostegno dell'amministrazione di Sellano. Oggi è un villaggio-albergo, un borgo-monumento e un ... monumento alla intraprendenza italiana. Ci sono 22 suite e complessivi 50 posti letto che nel 2018 ha registrato un +59%, ma qui hanno comprato casa nel tempo persone venute da Inghilterra, Belgio, Germania, Olanda e quegli italiani che come i proprietari hanno a cuore la Bellezza e il fascino esercitato da un antichissimo borgo dove ci si muove solo a piedi nel saliscendi delle sue innumerevoli scalette. Altre case sono tuttora in vendita, alcune hanno affreschi databili al Medioevo.

Il lavoro deve essere stato immane: basti pensare che nel tempo ci sono voluti  almeno 300 rogiti diversi con tutti gli aventi diritto. Non si è trattato di un'operazione immobiliare, ma di una vera e propria azione di rigenerazione urbana ed economica: nelle sue case-torri, completamente recuperate, sono state create le suites di un villaggio-albergo a cui si accede dal basso con un ascensore che porta dritto alla reception. 

Il documento storico più antico sull'esistenza di questo borgo è l'atto di sottomissione al Papa Sisto V da parte del Ducato di Spoleto a cui apparteneva. Il castello fu fondato tra il IX ed il X secolo lungo una importante strada che collegava a Spoleto, Foligno, Norcia e Assisi. La fortificazione ha sostanzialmente una forma di un triangolo con una torre di avvistamento posta in alto e mura che circondano le abitazioni. Fu conteso da Foligno e Spoleto e prese parte alle guerre tra Guelfi e Ghibellini. 

Nel 1300 sviluppa una propria fiorente economia, basata su agricoltura, attività forestali, artigianato del ferro e canapa, ma la decadenza inizia nel XVI secolo e la  popolazione comincia a diminuire. Una lenta emorragia che prosegue fino al '900. Nel 1966, a seguito di un piccolo cedimento del terreno, le famiglie furono evacuate. Alcuni si stabilirono a valle, altri nella vicina Sellano.

Recuperarlo era una sfida. “Sì, momenti di sfiducia ce ne sono stati, ma nel frattempo al mio fianco si affiancava Matteo Scaramella che oggi è l'amministratore della proprietà”. E insieme, in questi anni, hanno messo mano a una sessantina di case e a una decina di botteghe, alla chiesa ancora consacrata e impreziosita da affreschi medievali. “Siamo partiti dalle fondamenta e lo abbiamo reso antisismico, ma sa quale è la cosa più difficile in operazioni come questa? Riportarci la vita dentro, che in questi casi diventa un'operazione di re-innesto”.

Le soddisfazioni non sono mancate. Nel 2014, un anno dopo l'inaugurazione, il borgo ha ricevuto l'attestato di merito dai club UNESCO Europa. Nel 2016 è entrato a far parte dei "Borghi più belli d'Italia" con Sellano, il suo Comune.  Nel novembre 2017, il Relais Castello di Postignano è stato premiato a Londra, nell'ambito del prestigioso “Europe & Mediterranean Awards for Excellence 2018”, organizzato da Condé Nast Johansens come "Best Serviced Accommodation". Italia Nostra lo ha citato quest'anno nel suo Bollettino come un'esperienza di restauro esemplare.

Aveva ragione  l’architetto americano Norman F. Carver Jr,  a restare estasiato. Lui lo vide parzialmente abbandonato, ma ancora intatto. Costretti dai terremoti, gli abitanti vivevano già ai piedi della montagna ma lo consideravano ancora il loro riferimento spirituale. L'antica chiesa era ancora in uso ed era il punto di partenza della loro processione annuale verso una cappella solitaria eretta sulla cima del Monte. La natura elementare di questo minuscolo borgo stupì l'architetto americano che fotografò gli abitanti del tempo, i bambini, la processione che attraversando un arco (oggi completamente restaurato) attraversava la campagna verso il punto più sacro al centro della loro devozione popolare.

“La tristezza è che di borghi abbandonati ce ne sono almeno 6000, oggi in Italia” aggiunge Matacena che sa di aver posto mano solo ad una gemma di un patrimonio che andrebbe difeso e protetto.  La rinascita ha portato lavoro (nel borgo lavorano 15 addetti) e nuovo indotto tra gli artigiani del posto.

L'originalità del borgo consiste nell’unire la vocazione turistica e residenziale. Chi arriva nel borgo per una vacanza sperimenta il relax allo stato puro. Castello di Postignano offre un’esperienza di turismo fatto di sostanza e di emozioni: la gioia del turismo lento. Le case perfettamente restaurate, nel rispetto dell’impianto medievale originario, sono dotate di tutto ciò che è richiesto oggi per una moderna abitabilità. Il relais è un albergo 4 stelle dotato di ottimo ristorante dove, la cucina semplice, l'attenzione alle tradizioni e alla qualità delle materie prime del luogo sono la regola prima.

Il Relais e la Trattoria Casa Rosa sono i due gioielli di questo splendido e incontaminato scenario della Valnerina, in Umbria tornato a vivere, grazie all'attenta opera di restauro (durata molti anni) di Gennaro Matacena e Matteo Scaramella.

C'è la caffetteria con terrazza panoramica, un wine bar, una sala di biliardo aperta a ospiti e proprietari che funziona come un circolo, e nell’antica Chiesa della SS. Annunziata, dove i restauri hanno svelato affreschi di antica bellezza, tra i quali una Crocifissione del XV secolo apparsa dietro una parete crollata, si tengono anche concerti ed eventi culturali. Alcune case sono state adibite a sale espositive per mostre di grande qualità (quest'anno sono di scena due fotografi di caratura internazionale quali il francese Yann Arthus Bertrand e Francesco Jodice), in un'altra c'è la sala da tè e la biblioteca per gli ospiti con testi  dedicati a borghi, giardini, orti e parchi italiani.

L'affastellamento di spazi crea terrazze e squarci verso la Valnerina: in uno di questi è stato creato il Giardino delle Rose, un ampio terrazzo panoramico che si apre tra le mura, ricoperto di rose da cui è possibile  contemplare la vallata o spingere lo sguardo verso l'antica torre esagonale che un tempo era adibita a punto di avvistamento e difesa del piccolo abitato. Vi sono anche alcune botteghe artigiane con articoli di grande originalità e tessiture a mano. Il Relais ha anche un centro benessere con piscina riscaldata, palestra all'aperto e "percorso vita", ed un campo per il gioco delle bocce.

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Autore: Corona Perer

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