Scienza, Ambiente & Salute

Conservazione Ghiacciai: preoccupa l'arretramento della Marmolada

L'altro problema: i molti, troppi sorvoli

Il 2025 è stato  proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come “Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai”.

Negli ultimi 200 anni, i ghiacciai alpini hanno perso mediamente il 70% della loro superficie. Le stime indicano che per la fine del secolo il destino di molti ghiacciai è ormai segnato. Non tutti i ghiacciai alpini scompariranno, e i tempi saranno diversi. Quelli al di sopra dei 3500 metri avranno vita più lunga, ma la maggior parte dei ghiacciai trentini è destinata a scomparire entro i prossimi decenni.

Per raccontare le profonde trasformazioni di questi ambienti, MUSE – Museo delle Scienze di Trento, Eurac Research, l’Università di Innsbruck e l’associazione Österreichischer Alpenverein presentano la mostra fotografica itinerante “Goodbye Glaciers. Forever?”. La prima tappa al MUSE di Trento, fino al 27 luglio 2025. 

Si tratta di un progetto transfrontaliero che racconta il cambiamento climatico partendo da uno dei suoi simboli più fragili: i ghiacciai alpini. L’esposizione propone una narrazione visiva e scientifica del ritiro dei ghiacci negli ultimi 160 anni, resa concreta da confronti fotografici tra immagini storiche e contemporanee, e un percorso che racconta per la prima volta il patrimonio glaciale alpino e le attività glaciologiche di monitoraggio che vengono portate avanti nell’area dell’Euregio (Trentino, Alto Adige e Tirolo).

Era di un anno fa (settembre 2024) l'allarme di Legambiente: il Ghiacciaio Marmolada, è arretrato di 1200 metri, segnalando che la salute del ghiacciaio  peggiora anche (e soprattutto) per la stesura dei teli che dovrebbero difenderlo. L'altro problema: i molti, troppi sorvoli. E questo dipende dall'uomo.

Il ghiacciaio della Marmolada, 2024

 

Tra microplastiche e rifiuti preoccupa l’inquinamento legato ai teli geotermici che per Legambiente sono solo un accanimento terapeutico. Attualmente ci sono 4 ettari di teli sul ghiacciaio, un numero che è raddoppiato rispetto all’inizio. 

Il ghiacciaio della Marmolada, il più grande delle Dolomiti, è in coma irreversibile - è stato detto -  dal 1888 è arretrato di 1.200 metri e con un innalzamento della quota della fronte di 3500 metri. Negli ultimi cinque anni il ghiacciaio ha perso ben 70 ettari di superficie, ossia pari a 98 campi da calcio passando da circa 170 ettari del 2019 ai 98 nel  2023.  A questo ritmo entro il 2040 il ghiacciaio della Marmolada non esisterà più.

Una condanna a morte che condivide con i due ghiacciai più grandi delle Alpi, quello dell’Adamello, situato tra Lombardia e Trentino, e quello dei Forni, in Lombardia, tutti e tre posti sotto i 3500 metri e segnati da perdite di spessore importanti. Misure sulle condizioni superficiali dei ghiacciai indicano che il ghiacciaio della Marmolada e dei Forni hanno picchi di perdita di spessore a breve termine rispettivamente di 7 e 10 cm al giorno;  mentre per il ghiacciaio dell’Adamello le misurazioni a lungo termine rilevano che la perdita di spessore derivata dalla fusione glaciale permette di camminare oggi sul ghiaccio derivato dalle nevicate degli anni ‘80.  

Preoccupa anche la perdita di spessore dei tre grandi ghiacciai alpini:  Marmolada e Forni con picchi a breve termine di 7 e 10 cm al giorno; per l’Adamello le misurazioni a lungo termine rilevano che la perdita di spessore permette di camminare oggi sul ghiaccio derivato dalle nevicate degli anni ‘80.

 

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