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Pizzi e merletti a Cipro

Durante la dominazione veneziana si diffuse la lavorazione dei pizzi

Pizzi e merletti a Cipro dicono molto delle tracce lasciate dalla dominazione veneziana di Cipro. In questo periodo (1489 - 1570) si diffuse ed espanse nel piccolo villaggio di Lefkara la lavorazione dei pizzi (lefkaritika). Secondo alcuni studiosi, le mogli dei nobili della Serenissima, influenzarono la tecnica di lavorazione dei merletti utilizzata dalle donne di Lefkara.
Colpite dalla bellezza dei lefkaritika le nobildonne avrebbero copiato il ricamo, per poi modificarlo e trasformarlo con il nome di reticello. E' uno dei tanti "segni" della vezianità di Cipro.

Ce ne parla in questo articolo Arturo Buzzat, scrittore e studioso che a Cipro vive, scrive e lavora.

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VENEZIANITA’ A CIPRO
Lefkara e i suoi merletti (con un occhio a Burano)
di Arturo Buzzat*

Dopo la dominazione dei Franchi, che a Cipro ha regalato numerosi luoghi di culto  e castelli e portato in auge la Commandaria, il vino cipriota per eccellenza, un passito che  pare sia addirittura il vino più vecchio del mondo, prodotto già nell’800 a.C. ed amato da Riccardo Cuor di Leone che lo definì il vino dei re, il re dei vini, sull’isola arrivano i veneziani. E’ Caterina Cornaro (1454 – 1510), ultima regina di Cipro, sorella del nobile veneziano Andrea Cornaro a permettere questo. Lo fa cedendo l’isola a Venezia. Siamo nel 1489.

Cipro, con ciò, vede la definitiva espulsione dall’isola dei Genovesi e diventa parte integrante della Serenissima Repubblica. Per Venezia, l’isola è un vero e proprio caposaldo, perché il suo controllo le consente la libera circolazione e l’agevole rifornimento delle navi nel Mediterraneo Orientale.


I principali prodotti agricoli che dalla terza isola del Mediterraneo si esportavano erano l’orzo, il frumento, lo zucchero, il cotone, l’olio d’oliva e il vino. La maggior parte delle esportazioni partiva del porto di Ammochostos, più noto come Famagosta, solo verso la fine del dominio veneziano superato per importanza da quello di Larnaka, reso famoso dal sale.

La capitale veneziana di Cipro rimase Nicosia (Lefkosia), la cui storia ha inizio nell’età del bronzo. E’ la prima tra le città cipriote sin dal tardo periodo bizantino (XI secolo). Venezia la fortificò con spesse mura, oggi ancora visitabili. Hanno un perimetro di 4,5 km, 11 bastioni a forma di cuore, circondano completamente la città vecchia alla quale si consiglia di accedere da Porta Famagosta, ai ciprioti nota anche come Porta Giuliana. Questa ospita il Centro Culturale Municipale di Lefkosia e dal suo ingresso esterno è possibile ammirare il grande fossato che circonda le mura.

Durante la stagione estiva Nicosia è città piuttosto bollente. Per trovare refrigerio i nobili veneziani si misero alla ricerca di un luogo, non troppo distante dalla capitale, dove durante la lunga estate cipriota fosse possibile conciliare gli impegni con  una temperatura più sopportabile.
Lo individuarono in un piccolo centro urbano non molto lontano dal mare e dalla città di Larnaka: Lefkara.


Sviluppatasi con molta probabilità tra il VII e il IX secolo d.C. durante le incursioni arabe, quando a causa di queste gli abitanti dell'isola furono costretti a spostarsi dalle zone costiere dove vivevano in luoghi interni più sicuri, Lefkara, situata a circa 650 metri s.l.m., aveva mostrato loro una sua straordinaria peculiarità:
l'aria umida che entrava dal mare si asciugava quando la raggiungeva. Fu, per così dire, amore a prima vista, facilitato anche dalle incantevoli viste panoramiche sulle montagne e verso il mare e dagli uliveti e agrumeti che abbondano nella zona. 

Vale qui la pena di ricordare che Lefkara, che nel dialetto cipriota significa montagne bianche (la zona è ricchissima di roccia calcarea bianca), non era un  luogo sconosciuto, apparso all’improvviso. Durante l’occupazione dei Franchi la piccola cittadina era, infatti, stata sede del vescovo greco-ortodosso di Limassol, Amathus e Curium,  una delle quattro sedi vescovili greco-ortodosse dell’isola.

Lo divenne perché i vescovi ortodossi, in seguito ad una decisione papale, secondo la quale l'amministrazione della Chiesa cipriota doveva essere posta sotto la giurisdizione dell'arcivescovo latino, furono costretti ad abbandonare le loro sedi cittadine e ad insediarsi nelle zone rurali. Durante il periodo dell’occupazione veneziana di Cipro (1489 - 1570) nel piccolo villaggio di Lefkara si diffuse ed espanse notevolmente la lavorazione dei merletti/pizzi (lefkaritika).

A far si che ciò accadesse contribuirono, secondo alcuni studiosi, le mogli dei nobili della Serenissima, che in una certa misura influenzarono la tecnica di lavorazione dei merletti/pizzi utilizzata dalle donne di Lefkara.
Colpite dalla bellezza dei lefkaritika le nobildonne avrebbero copiato il ricamo, per poi modificarlo e trasformarlo con il nome di reticello. Chissà se furono loro a dare il via all’affermazione nel mondo del merletto di Burano, che la storia stima risalire al 1500?

Se questo non lo sapremo, con grande probabilità, mai, sappiamo invece che a Lefkara un antichissimo dipinto che si trova nella chiesa dell’arcangelo Michele (XII secolo – in località Kato Lefkara) ci dice con sicurezza che nella piccola città cipriota il ricamo era presente sin da tempi remoti. Comunque sia andata veramente, una cosa è certa: se Lefkara, per il suo merletto, oggi può fregiarsi del riconoscimento UNESCO di patrimonio dell’umanità, parte del merito lo deve, senza dubbio alcuno, anche a Venezia e alle sue nobildonne.


Due curiosità prima di concludere. La prima: i vecchi lefkaritika, che si facevano su tessuto di cotone locale, oggi si lavorano prevalentemente su tessuto di lino proveniente dalla zona di Zodhia e Morphou, o dal Nord dell’Irlanda.
Loro caratteristiche principali sono il colore del filo (bianco, marrone o ecrù), la qualità del filo (il perlè), la reversibilità del lavoro (dritto e rovescio devono essere uguali), i disegni (sono sempre gli stessi e si tramandano di madre in figlia). Tra questi ultimi ricordiamo in particolare quello del fiume, un zig-zag che scorre seguendo la trama del tessuto e contorna i vari quadrati o triangoli.

La seconda: un’antica leggenda narra che Leonardo da Vinci nel corso di una sua visita a Cipro (1481) rimase talmente impressionato dalla bellezza dei lefkaritika che ne portò uno con sé come regalo per il Duomo di Milano.
Questa stessa leggenda suggerisce, ma ciò non può essere verificato, che il merletto preso a Lefkara abbia ispirato a Leonardo il disegno della tovaglia sul dipinto L'Ultima Cena.

Quando, nel 1522, gli ottomani conquistarono l’isola di Rodi, i veneziani resisi conto del pericolo iniziarono a proteggere con forti e possenti mura sia Lefkosia che Ammochostos, sul cui litorale si ergeva la Torre di Otello, il noto personaggio della tragedia shakespeariana.

Ammochostos cadde in mani ottomane nel 1571 e con la sua caduta si chiude il periodo veneziano sull’isola di Cipro. Lefkara, oggi famosa anche per la lavorazione dell’argento (filigrana) e conosciuta per la sua tradizionale architettura in pietra, secondo dati recenti ricavati dal poema popolare Il lamento di Cipro, sarebbe stata saccheggiata dagli ottomani e questo fatto diede il via all’abbandono, per motivi di sicurezza, dei piccoli insediamenti circostanti.

 

* Arturo Buzzat
scrittore e studioso di archeologia

 

 

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