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Turchia - Efeso, la città delle amazzoni

di Arturo Buzzat

Efeso si trova nella Lidia, in Turchia, alla foce del fiume Caistro, in un’area situata tra le città di Smirne, l’attuale Izmir e Aydin. Siamo in una terra posta a cavallo tra l’Europa e l’Asia, le cui radici culturali affondano nell’Antica Grecia, nella Persia, negli Imperi romano, bizantino e ottomano.

Della città, la storia ci racconta che i suoi primi abitanti furono i Cari, genti che vivevano nella Caria, regione sud-occidentale dell’odierna Turchia. Dopo Roma e Alessandria d’Egitto è stata la terza città più potente del mondo antico.

Secondo la tradizione venne fondata dalle Amazzoni un popolo di donne guerriere che la mitologia greca fa discendere dal dio Ares. La loro principale attività era la guerra, che combattevano per lo più a cavallo (da qui il significato di cavallerizza che la parola amazzone ha assunto in italiano) utilizzando come armi l'arco, la lancia e una spada portata a tracolla.

Le comandava una regina e proprio da una loro regina, come ci ricorda il geografo, storico e filosofo greco Strabone, deriverebbe il nome della città di Efeso.

Colonizzata dagli Ioni, venne liberata dai Persiani nel 334 a.C. per mano di Alessandro Magno che l’annetté al suo dominio. Secoli dopo, grazie alla vittoria su Mitridate re del Ponto, passò sotto il dominio dei Romani che la elevarono al rango di capitale della provincia di Asia.

 

Devastata dai Goti, Efeso seppe riprendersi e rifiorire così bene che nel 431 d.C. sarà scelta per ospitare il  Concilio che proprio da lei prende il nome (terzo concilio ecumenico). A convocarlo fu l’imperatore Teodosio II e fu una svolta cruciale:  si condannò la dottrina di Nestorio Vescovo di Costantinopoli che affermava la totale separazione delle due nature, umana e divina, di Cristo e si proclamò la divina maternità di Maria (theotòkos).

Terra scossa da devastanti terremoti, invasioni arabe, fu esposta alla decadenza e solo nel XIV secolo, sotto il dominio dei turchi Seljuk, conobbe un nuovo, seppur breve, periodo di crescita.

Sul finire del XV secolo, quando  l'Impero Ottomano assunse il controllo definitivo sulla città,  Efeso era in gravi difficoltà e il suo porto, un tempo suo fiore all’occhiello più pregiato ed importante, era ormai divenuto praticamente inutile. La città fu abbandonata e, di fatto, affidata agli archeologi, agli storici e alle migliaia di visitatori che ogni anno si meravigliano di fronte alle sue antiche rovine.

In ogni suo angolo Efeso suscita l'emozione che unendo storia, arte, cultura, parla all’uomo più di mille libri e milioni di parole. Qui trovi il Tempio di Artemide, costruito nel 550 a.C., una delle 7 meraviglie del mondo antico. Era talmente bello e imponente, vantava 127 colonne e i blocchi dell’architrave che le sostenevano pesavano circa 24 tonnellate l’uno, che agli abitanti della città sembrava impossibile fosse opera solo degli uomini.

Oggi  di questo tempio, per la cui edificazione a detta di Plinio il Vecchio ci vollero 120 anni (la storia del tempio è in realtà molto più lunga) e del quale Pausania, scrittore greco della seconda metà del II secolo d.C. ci racconta che superava tutti gli edifici tra gli uomini, tutto ciò che resta sono le sue fondamenta e una colonna singola, assemblata con i resti recuperati dell’edificio.

La Biblioteca di Celso, costruita da Gaio Giulio Aquila in onore del padre Giulio Celso Polemeano, proconsole d’Asia, fu ideata come suo monumento funebre, e via Curetes, cuore della città vecchia di Efeso, è una delle tre strade principali della città che si estende dalla Porta di Eracle alla Biblioteca.

A metà della Via dei Cureti c'è ciò che resta della grande e splendida Fontana di Traiano con la sua famosa iscrizione ''L’ho conquistato tutto, ora il mondo è ai miei piedi''.

Costruito nello stile corinzio, il Tempio, il cui arco principale è sostenuto da una chiave di volta centrale, era secondo per fama solo alla Biblioteca di Celso.

Efeso, dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, è unica e davvero speciale come la Casa di Maria, luogo sacro sia per i  cristiani che per i musulmani, che si trova sulle pendici del Monte Solmisso, non lontano dalle imponenti rovine della città. Niente e nessuno è in grado di dirci con certezza se la Madre di Cristo abbia abitato o meno per un certo periodo nella piccola casa che oggi si venera.

Gaspar Melchor de Jovellanos, politico e scrittore spagnolo ha scritto: ''Il tempo manca solo a chi non ne sa approfittare.'' Se vi capitasse di visitare Efeso non fatevi mancare il tempo.

 

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