Arte, Cultura & Spettacoli

Elisa Anfuso, l'altra Eva

La magia della metafora

Elisa Anfuso figura tra i 14 artisti scelti da  Alfredo Cramerotti e Margherita de Pilati per la nuova mostra della Galleria Civica di Trento "Ciò che vedo, nuova figurazione in Italia" (fino al 24 maggio 2020). E' una sua opera l'icona dell'evento: "L'altra Eva".

Questo lavoro come tutta la produzione di Elisa Anfuso, nasce sulla spinta di una visione, di uno stato d’animo. I suoi personaggi sono una sorta di autoritratto, intesi non come rappresentazione fisica di sé, ma psicologica.

Il dipinto va letto attraverso i quattro elementi simbolici che lo caratterizzano: l’abito rosso, il fiore, il corvo e le orecchie.  Il colore rosso simboleggia la vita, col suo pulsare e le sue passioni. Il fiore potrebbe essere la sua virtù, che la bimba cerca di proteggere. Ha gli occhi chiusi e quindi non vede che sopra il fiore c’è un corvo nero col cappello da Napoleone: un condottiero. Le orecchie da coniglio riecheggiano gli occhi chiusi: la bambina è come il coniglio, che mette la testa sotto terra, nella tana, per non guardare.

In tutta la serie lo sfondo è occupato da paesaggi sempre più sfumati, che creano una sorta di ambientazione comune, accentuando la sensazione di racconto misterioso. Anche in questo caso la una foresta ha una forte connotazione simbolica: essa rappresenta l’oscurità della psiche, è il luogo in cui ci si perde o non si riesce a trovare la via d’uscita.

Il colletto del vestito è un ulteriore elemento ricorrente nella produzione dell’artista, un richiamo alla madre, che svolgeva la professione di ricamatrice, e che quindi non ha un valore decorativo ma rappresenta un legame forte. Anche dal punto di vista pittorico, risulta come la parte più materica delle sue composizioni, mentre nelle altre parti del dipinto la sua pittura rimane molto liquida, trasparente, giocata sulle velature.

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