
A casa di Giacomo Matteotti
Polesine: viaggio nella Fratta Carbonara
Giacomo Matteotti è ancora oggi un prototipo: di politico preparato, animato di passione, spirito di servizio, coraggio, determinazione e coerenza. Nella casa natale di Giacomo Matteotti, a Fratta Polesine, si fa un viaggio nella "Fratta Carbonara" e nella storia di un uom che se non fosse stato fermato dal regime fascista, avrebbe potuto cambiare la storia italiana.
Nasce a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio del 1885 da famiglia agiata di commercianti. Può studiare, e a Bologna si laurea in Giurisprudenza con una tesi in diritto penale che analizza il delinquente recidivo.
La politica lo affascina fin da giovane: collabora con il giornale socialista 'La Lotta' e diventa ben presto protagonista della vita amministrativa locale con prese di posizione scomode: nel 1912 è contro la guerra di Libia, sogna la neutralità, immagina la politica come servizio ed è rivoluzionario anche quando entra nel sistema da deputato - nel 1919 - dove svolge subito il suo ruolo di fiero oppositore al regime fascista.
Destinato ad essere un leader politico di livello nazionale, comincia a infastidire l'altro socialista che sta scalando il potere da despota: Benito Mussolini. Matteotti vorrebbe coniugare socialismo e democrazia, ed è forse il primo a parlare di questione morale. Indaga sulla corruzione del tempo, la denuncia, e si avvia alla morte. Il 30 maggio del 1924 denuncia infatti violenze e brogli elettorali che hanno fatto vincere Mussolini grazie anche ad un giro d'affari con la compagnia petrolifera Sinclair Oil. Vuole dirlo in Parlamento ma il giorno prima della seduta viene ucciso. Quindi potremmo definire il Delitto Matteotti oltre che un delitto politico, un delitto che è stato generato da una cultura sostanzialmente mafiosa.
A Fratta Polesine, a pochi passi da Villa Badoer (Patrimonio Unesco) c'è la sua casa, oggi museo: mobili d'epoca, una sobria eleganza, il pianoforte che emise il suo suono nelle serate che la famiglia periodicamente dava, la cucina e un parco con piante ormai monumentali.
La dimora, già riconosciuta museo di interesse regionale è meta di molti visitatori, anche da altre regioni. Ritenendo giustamente fondamentale onorare la memoria di Matteotti per quello che rappresenta per la comunità polesana e per tutta Italia la Regione Veneto ha stanziato fondi per la sua tutela e promozione. Una legge regionale, approvata nei giorni scorsi in Consiglio, ne sostiene la conservazione e ne apre un futuro di sempre maggiore valorizzazione: 105.000 euro in tre anni (35.000 annui) alla cura della dimora del parlamentare socialista.
Giacomo Matteotti, figlio illustre del Veneto operoso, riposa in un austero mausoleo nel cimitero di Fratta. La località ha segnato la storia d'Italia con i primi Carbonari. Chi arriva da queste parti nel primo week-end di novembre non deve stupirsi di baionette e battaglie e barricate in città: si stanno rievocando i sogni carbonari e i moti della Carboneria nella “Fratta Austriaca” del 1818 quando la "città" fu infatti primo esempio di repressione da parte austriaca delle aspirazioni alla libertà e all'emancipazione nazionale.
Come in un incantesimo le lancette dell'orologio tornano indietro e Fratta si cala nel clima ottocentesco in cui nobili e intellettuali diedero corpo ad cospirazioni anti-asburgiche. La tragedia dei "Carbonari della Fratta" viene rievocata con un Banchetto Carbonaro nel Salone d’Onore di Villa Molin Vezzù, apre e precede il week-end storico, dove - tra arresti e colpi di scena - teatranti locali ricordano il sacrificio dei Carbonari.
Nella cena esclusiva le portate sono frutto di ricette d'epoca tra galline e faraone, passatelli, ravioli con la zucca e tra un piatto e l'altro le incursioni in costume d’epoca che testimoniano come Fratta, in largo anticipo sui moti italiani del '20-21, fosse un'avanguardia di intellettuali.
Il processo fu affidato al giudice Salvotti, trentino ed ex massone, che ebbe facile successo sul sistema difensivo degli imputati. Agli Austriaci non seppe dire di no.
Autore: Corona Perer
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