Attualità, Persone & Idee

Giulio Regeni, gli oltraggi alla memoria

Intese ed accordi con l'Egitto: i Regeni denunciano l'italia

Cinque anni fa moriva Giulio Regeni. Un appello per giungere alla verità è venuto anche dal Capo dello Stato. Ma le contraddizioni italiane restano: dopo l’arrivo in Egitto - il 30 dicembre 2020 - della prima delle due fregate FREMM vendute da Fincantieri S.p.A., il 6 gennaio 2021 è stata consegnata alla Marina da guerra egiziana una corvetta multi-missione con a bordo missili, cannoni e siluri prodotti da aziende controllate da Leonardo-Finmeccanica, altra holding del complesso militare-industriale controllata in parte dallo Stato italiano.

Ed è notizia di pochi giorni fa che il 15 aprile 2021, il Presidente Al-Sisi ha ricevuto l’amministratore delegato della compagnia energetica italiana Claudio Descalzi, alla presenza del ministro per il petrolio e le risorse minerarie, Tarek El-Molla e di diversi dirigenti dell’ENI. Lo riporta il blog di Antonio Mazzeo che riprende una nota del governo egiziano.

Il presidente egiziano e ENI hanno discusso il progetto di rafforzare attività nel settore esplorativo del gas e del petrolio. Una "fruttuosa cooperazione" si legge nella nota. Nel meeting Al-Sisi e Descalzi hanno discusso la possibilità che l’ENI avvii la produzione di idrogeno in alcuni impianti egiziani e si sono soffermati  sulla riapertura dell'impianto di Damietta, nel delta del Nilo, per la produzione di gas naturale liquefatto (GNL) da destinare all’esportazione. Un accordo era stato stipulato l’1 dicembre 2020 tra Eni ed Egyptian General Petroleum Corporation - Egyptian Natural Gas Holding Company dopo uno stop durato otto anni.

Eni, la multinazionale italiana che lavora nel campo dell’energia, è l’azienda scelta dal governo egiziano per l’affidamento di un giacimento di gas al largo delle sue coste, che sarebbe il più grande di tutto il Mediterraneo. Scoperto nel 2016, il giacimento di Noor è entrato in produzione “in tempi record” nel 2019.

Sono questi gli oltraggi alla memoria del ricercatore universitario italiano, Giulio Regeni, che il 3 febbraio del 2016 veniva trovato senza vita fuori da Il Cairo, sull’autostrada Cairo-Alessandria. La causa della morte: frattura di una vertebra cervicale causata da un forte colpo al collo, ma l’autopsia ha messo in luce anche un’emorragia cerebrale, diverse bruciature da sigaretta, coltellate, denti rotti, sette costole fratturate, una grande bruciatura tra le scapole, molte contusioni e ferite dovute probabilmente alla lama di un rasoio. Le ossa delle mani, dei piedi e delle scapole, rotte.

I genitori di Giulio Regeni non ne possono più di silenzio e ipocrisia ed hanno denunciato il governo italiano perchè vende armi al regime di Al Sisi, ossia: continua a fare affari con l'Egitto anche attraverso Eni. Eppure ci furono richieste, rogatorie, contatti e vennero anche congelati. I rapporti politici-diplomatici tra i due paesi, Italia ed Egitto, si erano anche incrinati e interrotti in seguito all’omicidio del ricercatore, ma poi sono sostanzialmente proseguiti.

Ma non ci sono solo petrolio e armi nei rapporti Italia-Egitto. Ci sono anche cose minori, ma non minor significato. E' un oltraggio alla memoria  anche quello portato avanti da una piccola città come Rovereto (detta "Città della Pace") che ha continuato i suoi cordiali rapporti con le autorità del Ministero dell'Antichità egiziano. Rapporti mai interrotti anche quando tutte le istituzioni italiano avevano congelato ogni attività per i silenzi egiziani sul caso Regeni. A ''giustificare'' i contatti un opuscolo a fumetti sulla storia d'Egitto per il quale sono  volati al Cairo l'assessore alla Cultura del Comune di Rovereto Maurizio Tomazzoni (nel 2017 in pieno embargo dei rapporti) e in un secondo tempo la vicesindaco Cristina Azzolini.

Al rientro della missione del 2017 il Presidente della Fondazione Museo Civico, Giovanni Laezza,  auspicava una rapida normalizzazione dei rapporti culturali tra Italia ed Egitto dopo il  caso Regeni, sottolineando la calorosa accoglienza riservata dalle istituzioni egiziane alla delegazione italiana. E l'assessore Maurizio Tomazzoni, commentava: "La comunità roveretana ha  la grande opportunità di attingere ad un patrimonio di relazioni importanti che potrà dare grandi soddisfazioni”. Regeni era morto da un solo anno.

Fair-play istituzionale che svela la stessa ipocrisia: tanto in chi vende navi come in chi piazza fumetti. Forse che il caso Regeni riguarda solo l'Italia ma....sotto il confine di Borghetto? Dove sta nella carta geografica il Trentino: in Italia o in un altro mondo?

Rovereto aveva ricevuto il ministro delle antichità Mustafa Amin Mustafa nel febbraio 2015 (in chi era presente come chi scrive è vivo il ricordo del ritardo con il quale l'allora sindaco Miorandi si presentò all'evento).  La collaborazione è poi  proseguita con il successore Khaled El Enany, ancora in carica, nonostante la mancata collaborazione dell'Egitto sul caso Regeni e l'embargo delle attività bilaterali

Grande rilievo venne data alla notizia sul sito del Museo Civico di Rovereto (> leggi qui). Nel sito del Comune di Rovereto, si trova traccia della missione del 23 e 24 marzo 2017 al Cairo, con il rilancio del comunicato del museo civico. Erano i giorni dell'incidente diplomatico ad 1 anno dalla morte di Giulio Regeni.

Leggiamo che direcente è stato steso uno striscione "VERITA PER GIULIO REGENI" dal balcone del Palazzo del Podestà. Meglio tardi che mai. L'ipocrisia regna sovrana in Italia.

 

Nella foto la delegazione di Rovereto al Cairo con  il ministro Khaled el-Enany e l’ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini durante la consegna del libro il 22.11.2019.

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Commenti (0)