
Malta - Valletta culla della cristianità
Qui sarebbe naufragato San Paolo, molto venerato
Descrivere l'oro che si vede alle pareti della Cattedrale di San Giovanni nel cuore della capitale o l'emozione che si può provare (come ci è capitato) ad osservarlo in una messa di Natale officiata dall'Arcivescovo che per l'isola è come un Papa, è pressochè impossibile. Le tracce del Cristianesimo a Malta sono forti, evidenti. Forti ed evidenti anche le emozioni. I turisti restano estasiati appena entrano.
Lo stesso stupore che si prova ascoltando il Malti, la lingua degli isolani. Per chi vuole impararlo c'è uno scoglio ardito: la q. Infatti il suono più strano che si avverte nella loro lingua è simile alla "q" araba, un'occlusiva glottidale quasi silenziosa, molto difficile da riprodurre.
Nell'isola ci sono numerose scuole di lingua che organizzano corsi di maltese per stranieri. Si ritiene che il Malti derivi dalla lingua degli antichi fenici che arrivarono a Malta nel 750 a.C. Il resto lo fecero gli arabi, che risedettero nell'isola dal IX al XIII secolo.
Tra tante culture che hanno toccato l'isola c'è però una lingua comune e comprensibile a tutti: ed è quella della tradizione religiosa. Il cristianesimo ha 2000 anni di storia a Malta. Secondo la leggenda, fu portato nell'arcipelago addirittura dall'Apostolo San Paolo attorno al 60 d.C.
Paolo stava per essere portato a Roma per subire un processo come ribelle politico, quando la nave che trasportava lui e altri 264 passeggeri fece naufragio durante una terribile tempesta. Tutte le persone a bordo raggiunsero a nuoto la costa maltese. Il luogo dove naufragò San Paolo è oggi conosciuto come Isola di San Paolo e una statua commemorativa ricorda l'evento. Fu acceso un fuoco e San Paolo venne morso da un serpente velenoso senza conseguenze. Gli isolani considerarono questo episodio come un segno che San Paolo era una persona speciale. Questa scena è rappresentata in molte opere d'arte di carattere religioso a Malta.
Secondo la leggenda, San Paolo si rifugiò in una grotta, oggi conosciuta come le Catacombe di San Paolo a Rabat, Malta. Durante l'inverno San Paolo venne invitato nella residenza di Publio, il governatore romano sulle isole. Fu qui che, secondo la tradizione, San Paolo guarì il padre di Publio da una terribile influenza e così il governatore si convertì al cristianesimo e divenne il primo vescovo cristiano a Malta. Secondo la leggenda, la Cattedrale di Mdina sorge sul luogo dove si trovava la casa di Publio.
Qualunque sia la leggenda, i ritrovamenti archeologici dimostrano che Malta fu una delle prime colonie romane che si convertì al cristianesimo.
A Malta non passa inosservata l'impronta dei Cavalieri poiché a loro si deve uno dei particolari più conosciuti al mondo, la Croce di Malta a otto punte. Per trovare traccia dei Cavalieri basta poco. Lo vedi passeggiando all'interno dei palazzi, cortili e giardini. Per tutta l'isola si trovano tracce della loro permanenza, dalle strutture di ingegneria militare ai particolari architettonici: forti, bastioni, torri di guardia, acquedotti, chiese e cattedrali. Per non parlare del ricco patrimonio di opere d'arte, mobilio, argenti e sculture. La loro Sacra Infermeria a Valletta era, all'epoca, uno degli ospedali più rinomati.
Anche l'impronta degli arabi è tangibile: nella lingua maltese e nei nomi delle città e dei paesi di Malta e di Gozo, tra i quali Marsa, Mdina, Mġarr, Mqabba, Ghajnsielem, Rabat, Xagħra, Żejtun e Żurrieq.
Gli arabi introdussero a Malta nuove colture tra cui quella del cotone e degli agrumi, ma anche tecniche di coltivazione innovative, come ad esempio l'irrigazione. Il particolare paesaggio a terrazze è il risultato dei metodi di coltivazione degli antichi arabi. Molte pietanze dell'odierna cucina maltese, così come della vicina Sicilia, devono le origini all'importazione di prodotti arabi tra cui fichi, mandorle, paste dolci e spezie.
Alla pari dei romani che li hanno preceduti, gli arabi hanno ritenuto Malta un utile avamposto per raggiungere la Sicilia e pare che stiano stati tolleranti nei confronti del credo cristiano degli isolani. Ma amanti dell'arte militare quali erano, occuparono ed estero le antiche fortificazioni romane che, in seguito, sarebbero diventate il Forte S. Angelo e la città di Mdina. La dominazione araba su Malta terminò dopo una lunga battaglia con i normanni partiti dalla Sicilia. Questi ultimi avevano strappato la Sicilia agli arabi dopo 30 anni di lotte.
Ciò che sorprende è come gli isolani siano riusciti a mantenere un'unica lingua nonostante la presenza di molte altre apportate nel corso dei secoli. La sua sopravvivenza è la testimonianza della caparbietà dei maltesi di rimanere una popolazione e una cultura diversa dal resto. Che però è unita all'Occidente da una fede, alla quale rese omaggio in un pellegrinaggio anche Papa Ratzinger. E gli isolani ricordano quella visita con grande commozione ancora oggi.
Autore: Corona Perer
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