foto: Bambini a Nablus, Corona Perer, 2014
foto: Bambini a Nablus, Corona Perer, 2014
Attualità, Persone & Idee

Aylan e Amro Salah, non dimentichiamoli

''Così non va, questo è il mondo che nessuno vuole''

di Fr. Ibrahim Faltas*  - L’immagine di Aylan, il bimbo siriano trovato privo di vita sulle spiagge di Bodrum, ha fatto il giro del mondo, sollevando una forte indignazione da parte di tutti, per una tragedia che sicuramente si poteva evitare.

Ancora una volta un bambino, Aylan, mette in discussione la coscienza di tutti, e ci pone dinnanzi all’interrogativo supremo di dove sia finita l’umanità? Così non va, questo  è il mondo che nessuno vuole.

Dinnanzi a migliaia di persone che fuggono dalla violenza della guerra, la cronaca giornaliera ci fornisce numeri e tragedie che si ripetono quotidianamente,  facendoci quasi dimenticare che dietro ad ogni uomo, ad ogni donna, ogni bambino c’è una storia di vita, un sogno di continuare a vivere nel diritto di ogni singolo uomo, nella rispetto della dignità di ciascuno.

Migliaia e migliaia di siriani, iracheni, curdi, afghani, palestinesi, fuggono dalle loro terre devastate dall’invasione dell’Isis, che ha trovato grandi spazi e possibilita’ di confermarsi nella loro cruenta violenza, durante gli anni precedenti, quando si inneggiava alla benvenuta Primavera Araba, che purtroppo ha portato solo a questa situazione incontrollabile e ingestibile.

Paesi poveri in confronto ai paesi Europei come la Giordania e il Libano, hanno accolto milioni di iracheni, siriani e palestinesi, nelle loro terre

Questa mia breve testimonianza vorrei aiutasse a riflettere sulla situazione di tutto il medioriente.  Una sfida che ha urgenza di essere affrontata, per far cessare i tanti focolai di guerra e consegnare ai nostri giovani la visione in  un futuro, che  possa guardare negli occhi di uno straniero e non chiamarlo più “nemico”.

La comunità internazionale, tutti noi dobbiamo avere il coraggio che ebbe San Francesco: coraggioso da muoversi “dal necessario” al   “possibile” per poi ritrovarsi a fare “l’impossibile”.


Autore: Ibrahim Faltas

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