
Pisogne, Lago d'Iseo: Mirad'Or
Un lago diventato teatro per l'arte
(Corona Perer) - Un lago che è diventato luogo e paesaggio per l'arte contemporanea. Mirad’Or è uno dei suoi frutti: uno spazio pubblico - sul lungolago di Pisogne - sorto a cinque anni da The Floating Piers di Christo, il Lago d’Iseo. L'idea è stata quella di dare agli artisti ospiti, un luogo dove creare in relazione al lago e allo spazio, edificato appositamente per loro. Un incubatore d'arte.
L’edificio, disegnato dall’architetto Mauro Piantelli (De8_Architetti), sorge dall’acqua, in corrispondenza del porto medievale poi divenuto lavatoio pubblico. Le antiche pietre sono ancora oggi visibili a filo d’acqua e sono citate nella lettera “M” del logo di Mirad’Or.
Pisogne si affaccia sul Lago d’Iseo, ed è nota per ospitare nel suo territorio le incisioni rupestri dell’età del Bronzo, costruzioni medievali fortificate, come la grande Torre del Vescovo, e affreschi del Quattrocento e del Cinquecento.
Del Rinascimento uno dei capolavori di Pisogne, la Madonna della Neve edificata nella seconda metà del XV secolo, affrescata, come la pieve, nel Quattrocento da Pietro da Cemmo e negli anni Trenta del Cinquecento da Girolamo Romanino.
Definito da Giovanni Testori la "Cappella Sistina dei poveri", questo edificio è meta di pellegrinaggio d’arte fin dall’inizio del XX secolo. Romanino, grande artista di genio, riesce ad annullare i confini temporali, dimostrando che la grande arte è sempre contemporanea.
Con Mirad’Or, la provincia bresciana conferma di essere meta per l'arte internazionale. In anni recenti ha ospitato importanti interventi di artisti contemporanei: dopo Mimmo Paladino (con il percorso Ouverture a Brescia nel 2016), Anish Kapoor (con il riallestimento della Pinacoteca Tosio Martinengo), Francesco Vezzoli (tra poco in Pinacoteca), ma tutti ricorderanno 5 anni fa l'enorme successo dell’installazione fluttuante di Christo (The Floating Piers).
"E' una sorta di 'nuvola' appoggiata sul lago perfetta per indugiare” afferma l'architetto Mauro Piantelli citando il filosofo tedesco Hans-Georg Gadamer per il quale l’essenza dell’esperienza temporale dell’arte sta nell’imparare a... indugiare.
Per il debutto (settembre 2021) la palafitta ha ospitato le opere luminose di Daniel Buren: due grandi dittici su quattro grandi corpi luminosi, visibili di giorno e di notte, fruibili dall’esterno e, per una migliore percezione, preferibilmente da lontano, anche a grandi distanze, come la riva opposta del lago.
Photo: Michele Nastasi
Autore: Corona Perer
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