
Il mistero della Gioconda
Parigi - Al Louvre il desiderio è uno: vedere la Gioconda
Parigi: al Louvre il desiderio è uno: vedere la Gioconda. E anche se il divieto a realizzare fotografie in un museo è ormai la regola numero 1 per gni visitatore, una volta arrivati lì davanti si scatena il finimondo degli scatti. L'arte chiederebbe silenzio, occhi attenti, un minimo di contemplazione: nell'era digitale lo scatto serve solo a dire io c'ero.
Molti di quel momento ricordano la delusione: il quadro era più piccolo di quanto si aspettassero (una tavola di pioppo di appena 77x53 cm) oppure c'era troppa gente per potersi avvicinare...
Ogni giorno migliaia di persone (quasi 10 milioni all'anno) fanno lunghe code e spesso solo per una foto o un selfie. Il ritratto di Lisa Gherardini, detto Monna Lisa (abbreviazione di “Madonna'' cioè ''Mia Signora'') resta la realizzazione più alta di Leonardo Da Vinci.
Rappresenta la moglie di Francesco del Giocondo. Da qui il nome di Gioconda. Leonardo non se ne separava mai, e non accettò di venderla mai. La portava con sè nei suoi viaggi e pare la ritoccasse costantemente (Vasari, la definì infatti una ''incompiuta'') ed era vicino a lui anche in punto di morte, nel letto della camera di Amboise (Francia) dive Leonardo morì nel 1519.
Certo: sarebbe bello tornasse in Italia, ma la reatà è che fu acquistata dal re di Francia Francesco I. Studiosi di vaglia si sono interrogati a lungo su questa misteriosa donna. E il mistero della Gioconda era capire anzitutto chi era, dove viveva, quale era il paesaggio che Leonardo ritrae.
Le domande sono ancora molte, ma intanto pare essere risolto il mistero del paesaggio. E mentre alcuni propendono per paesaggi lombardi, secondo una ricerca coordinata dallo storico Silvano Vinceti dietro l'enigmatico sorriso ci sarebbe il ponte Romito, un manufatto di Laterina in provincia di Arezzo. Attualmente del ponte rimane un solo arco, ma nel periodo tra il 1501 e il 1503 il ponte era in funzione e frequentatissimo, come attesta un documento sullo stato dei manufatti nelle proprietà della famiglia dei Medici, ritrovato negli archivi di Stato di Firenze”. E proprio in quel periodo Leonardo si trovava in Val d’Arno.
Chiarito il paesaggio in cui si colloca Monna Lisa, resta il suo iconico sorriso. Nel tempo, Duchamp le mise i baffi, Andy Warhol la interpretò in chiave pop, Botero la fece ''rotonda'', e Banksy le mise in mano un bazooka.
La soave quiete potrebbe essere anche un caro ricordo d’infanzia di Leonardo: forse sua madre. Lo disse niente meno che Sigmund Freud che però non era uno storico dell'arte. Ma potrebbe esserci andato vicino.
Un mistero in più da chiarire.
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