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Dentro la zona rossa (e la retorica bellica)

Il saggio di Francesco Fantuzzi e Franco Motta

(di Simone Santi) - ''Dentro la zona rossa. Il virus, il tempo, il potere'', è stato scritto a quattro mani da Francesco Fantuzzi e Franco Motta.

Edito da ''Sensibili alle Foglie", questo saggio,  riporta alle settimane durante le quali una tragica condizione epidemiologica e giuridica ci ha costretti, salvo che per poche eccezioni, a rimanere nei nostri domicili, a detta degli stessi autori ‹‹[…] non vuole essere una cronaca in senso stretto degli eventi legati alla diffusione del Covid-19, ma solo una serie di spunti circa il modo in cui quest’ultimo ha riplasmato alcune tessere fondamentali del nostro vivere quotidiano ››; uno sforzo di riflessione e di analisi, condotto mentre tutt’intorno infuriavano emotività e caos: un invito a mantenersi saldi alla capacità sempre possibile di ragionare e osservare, senza farci sospingere verso derive pericolose.

Nella prima parte, il libro inizia proprio affrontando il nostro rapporto con la paura, un meccanismo atavico in grado di indurci reazioni istintive e totalmente irrazionali, e a comportamenti che sono stati ben registrati al momento dell’inverarsi del virus nelle nostre città e per il tempo del suo inarrestabile propagarsi.

Da qui il libro procede analizzando come il lessico della pandemia e dell’emergenza, soprattutto grazie al battage incessante dei mezzi d’informazione, abbia rapidamente modificato il nostro linguaggio quotidiano, e come la comunicazione abbia plasmato la percezione dei fatti e l’immaginario pubblico; e infine, come di questa comunicazione si sia abilmente servita la politica, per occultare e sviare da sé le proprie responsabilità nella gestione dell’emergenza – dalla mancanza di un piano pandemico alla crisi di una Sanità pubblica drammaticamente depotenziata dopo decenni di tagli e privatizzazioni – scaricandole sui comportamenti individuali dei cittadini.

La scelta di adottare una retorica di matrice bellica ha sortito l’effetto, evidente e durevole, di ottenere dai cittadini una maggiore disponibilità all’obbedienza e all’accettazione di restrizioni e compressioni dei diritti e delle libertà fino a quel momento inimmaginabili; perché, in tempo di guerra, chiunque esprima dubbi o critiche diviene un disfattista, un traditore, un disertore. Un nemico.

Da qui al passo successivo, ovvero la ricerca del capro espiatorio, il tempo è stato breve. Mentre, da un lato, con toni paternalistici e il tricolore esposto alle finestre, ci si appellava all’unità, dall’altro quegli stessi toni si sono fatti sempre più violenti all’indirizzo degli “untori, additati come responsabili di diffondere il virus e di impedire il ritorno alla tanto promessa “normalità”: dai runner inseguiti coi droni in diretta TV delle prime settimane fino ad arrivare ai più recenti no-mask, no-vax e no-pass, varie sono state le etichette assegnate ai “colpevoli” contro i quali era lecito e virtuoso accanirsi, e sfogare i sentimenti di rabbia e frustrazione crescenti nella popolazione a fronte dell’inefficacia dei sacrifici imposti.

L’interesse più attuale della (ri)lettura di questo saggio a due anni dalla pubblicazione, sta proprio negli interrogativi che gli autori sollevano e rimandano agli sviluppi futuri di questa tragica vicenda. ‹‹Si profila un futuro nel quale diventano plausibili condizioni frequenti di emergenza epidemica, per le quali il modello di gestione è già pronto: il contenimento delle libertà individuali, la delega in bianco ai titolari del potere esecutivo, il richiamo all’unità di intenti e di comportamenti imposta dall’alto. Il ceto politico ha trovato nell’emergenza un formidabile elisir di lunga vita […]: il richiamo ancestrale del capo di guerra, figura che rimanda ai tempi infausti delle dittature,,,››.

E dunque, quale “normalità” ci attende, in un sistema economico capitalistico liberista – che nel libro si argomenta essere la reale causa della crisi pandemica, e di cui nella terza e ultima parte gli autori delineano problemi e possibili alternative – che prevede come eventi endemici l’erompere di crisi economiche e sanitarie sempre più ravvicinate?

Come uscire da una retorica bellica che ha consentito la compressione di diritti e libertà che consideravamo inalienabili, ora che la guerra, a forza di evocarla, è arrivata davvero?

Ci sono libri che ricevono da una recensione, chiamiamola così, “tardiva”, l’occasione per dimostrare come a distanza di tempo le riflessioni e le prospettive in essi delineate si rivelino di assoluto interesse per la nostra attualità.

Questo è proprio uno di quelli.

Simone Santi
agosto 2022

 

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