foto Margherita Vitagliano
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Attualità, Persone & Idee

Disagio giovanile: dati allarmanti

Leggere la pandemia con dati oggettivi

di Ilaria Postal* -  In questi due anni di Pandemia è innegabile che ciascuno si sia ritrovato a dover fronteggiare un vasto cambiamento di routine, abitudini, talvolta modalità di pensiero.
Abbiamo assistito ad un susseguirsi di informazioni, controinformazioni, fake news e aggiustamenti continui. Questo periodo ha scosso profondamente la nostra società su più livelli.
Quella dei giovani è una parte della popolazione che ha vissuto un fortissimo contraccolpo, soprattutto in relazione con una fase evolutiva molto delicata verso la socialità, l’autonomia, lo sguardo sul futuro, l’inclusione.

Diversi Enti hanno lanciato allarmi in tal senso. OMS, Nazioni Unite, la Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia (SINPF), CISOM, Hikikomori Italia, Asyan Journal of Psychiatric, Telefono Azzurro e Doxa Kids, Save the Children, Università di Palermo e di Parma, sono solo alcuni tra i molti che hanno tentato di comprendere e studiare cosa stia succedendo.

Gli studi internazionali condotti in molti Paesi, come Spagna, Portogallo, o Svezia sono concordi nell’evidenziare che la situazione relativa al Covid-19 ha aumentato sensibilmente il livello del distress anche nei giovani, facendo nascere e crescere paure e frustrazione, non solamente connesse in modo diretto alla malattia ma anche alle conseguenze economiche/sociali per la propria famiglia.
"L'effetto negativo sui giovani, correlato alla perdita di lavoro dei genitori [a causa del Covid], non è ancora stimabile" afferma Paul W.C. Wong, in un articolo pubblicato sull'Asian Journal of Psychiatric.

Le misure restrittive hanno costretto i giovani per ore davanti agli schermi con una conseguente riduzione della propria attività fisica. Anche le routine quotidiane sono state fortemente influenzate. La correlazione diretta tra tassi di depressione e ansia con impedimento alla socialità, rientro in DAD, impedimento della coltivazione delle relazioni con i coetanei viene sottolineata dagli esperti.
A fine gennaio la Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia (Sinpf) ha pubblicato su Jama Pediatrics l’esito del Congresso tenutosi: portando a termine 29 studi, condotti su oltre 80mila giovani, ha evidenziato come oggi un adolescente su quattro, in Italia e nel mondo, mostra sintomi clinici di depressione, mentre uno su cinque presenta i segni di un disturbo d'ansia.

Secondo gli psichiatri, la probabilità di malessere mentale è particolarmente frequente fra i ragazzi più grandi, che hanno risentito dell'isolamento più dei bambini. In particolare, a pagare il prezzo più alto sono infatti gli studenti della scuola secondaria superiore, in un momento della vita essenziale e delicato (Scabini e Iafrate, 2019) per le nuove esperienze e per i primi traguardi, che hanno visto mutare rapidissimamente tempistiche, significato e possibilità.
Tre le altre cose, nel diciottesimo congresso internazionale della SOI, Società Oftalmologica Italiana (7/7/2021, Roma) si è sottolineata la rilevazione dell’incremento della miopia nei giovani nel periodo dell’inserimento della DAD. (ne abbiamo parlato > qui)

L’Unicef ha promosso un sondaggio tra ragazzi e ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni con  l’intento di ascoltare le loro opinioni, a seguito della prima ondata e dopo il primo lockdown, e la ricerca ha mostrato come maggiori reti di ascolto e supporto psicologico vengano richieste da 1 adolescente su 3. È richiesto, in poche parole, uno spazio dove possano esprimere i loro pensieri, sentimenti, vissuti in merito a quanto accaduto.

Perdere i riti di passaggio, che già si sono sensibilmente assottigliati in numero, significa perdere i cippi fondamentali degli step di crescita che ci permettono di confrontarci attivamente e fattivamente con essa e con noi stessi.

“Vivere in parte -o maniera atipica-  le 'pietre miliari' che rappresentano questi passaggi, come può essere l'esame di maturità, il compimento della maggiore età, i primi amori con quanto annesso e connesso, per il mondo di significato psichico di un giovane potrebbe essere paragonabile ad un lutto;  in questo senso può essere considerato un fattore scatenante di ansia e depressione” afferma Claudio Mencacci, co-presidente Sinpf e direttore emerito di neuroscienze e salute mentale al Fatebenefratelli-Sacco di Milano).

Anche l’Università degli Studi di Palermo ha promosso una ricerca: “I care”. Anche se non è dato sapere in che misura il Covid-19 abbia contribuito a raggiungere tali livelli, la ricerca evidenzia che durante il periodo di lockdown in Italia, ovvero tra marzo e maggio 2020, il 35% degli adolescenti abbia provato sentimenti di ansia e disagio, il 32% bassi livelli di ottimismo e il 50% basse aspettative per il futuro (cfr. anche Musso e Cassibba, 2020). Vengono anche riportati da un lato un maggior numero di ore di sonno, dall’altro disturbi della qualità del sonno stesso, anche nei più giovani.

L’Università di Parma sempre nello stesso periodo di lockdown ha effettuato uno studio (Esposito e coll., 2021) su 2.996 studenti italiani frequentanti la scuola secondaria di primo e di secondo grado; sono emersi elevati livelli di tristezza (84% delle ragazze, 68,2% dei ragazzi). In particolare la mancanza del contesto “scuola” è la causa più ricorrente della tristezza nelle ragazze più che per i ragazzi, (26.5% vs. 16.8%; p < 0.001), nei ragazzi che vivono nelle regioni meridionali (26.45% vs. 20.2%; p < 0.01) e per il gruppo di adolescenti 14-19 anni (24.2% vs. 14.7%; p < 0.001), se confrontati con la fascia 11-13 (79.2% vs. 70.2%). In sintesi, dunque, le femmine (più dei maschi) e gli adolescenti (più che i pre-adolescenti) risultano essere particolarmente colpiti dagli effetti negativi della pandemia.

Un'emergenza che sembra secondaria e non essere nemmeno entrata nell'agenda delle urgenze di un periodo definito “di emergenza”.

* psicologa

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