Arte, Cultura & Spettacoli

SENTIRE 20 cartaceo

Restare, Resistere, Raccontare - l'editoriale del direttore

Il nostro numero 20 racconta una storia di resistenza: lavorare bene anche restando fuori dal mercato dei grandi investimenti pubblicitari. A 10 anni dal primo numero web, e dal primo supplemento stampato, è una bella soddisfazione poter dire che siamo coerenti con quel primo editoriale che fissava le coordinate della nostra navigazione totalmente free.

Parlava di sensi: Tatto, Gusto, Olfatto, Udito, Vista. Parlava di strumenti: cuore e cervello.
Sia che tocchiamo, gustiamo, odoriamo o guardiamo, noi “sentiamo”.
I cinque sensi sono le nostre finestre sul mondo e le vie d'accesso del mondo dentro di noi. E lavorano per darci ciò di cui abbiamo più bisogno: il Bello e il Buono.
L’Uomo sente freddo e caldo, fame, felicità, dolore, un amore che nasce o che muore, la febbre, la stanchezza, il vuoto, l’assenza di senso. E a volte il cuore arriva prima dei sensi. Possiamo sentirci bene o sentirci diversi.
Di un grand’uomo diciamo che ebbe un “alto sentire”.
Il musicista raffinato sente la musica, il materialista sente l’odore del denaro, l'animale sente il pericolo.
Sentire è anche “dar retta”, seguire un consiglio. Se cerchiamo l’ascolto pieno e profondo, diciamo “stammi a sentire”.
Se una cosa è rischiosa “non ce la sentiamo”, se il nostro entusiasmo viene smorzato, ci sentiamo frustrati.
Sentiamo un profumo, un sapore, un concerto, una conferenza.
Chi è insensibile non sente. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Quando a prevalere è il nostro istinto diciamo “sento che è una brava persona”, “sento che ce la faremo”. Se una notizia ci sfugge “...non abbiamo sentito nulla” ma se è sensazionale diremo “Senti questa”.  Ma un conto è ascoltare, un altro sentire, cioè percepire.
Perchè sentire è molto più che ascoltare: è percepire, giudicare, avvertire, consentire, dissentire. E stimare.
Se “come stai?”  può essere un abitudinario e distratto intercalare tanto per dire (o iniziare a dire), “come ti senti” è la frase con la quale cerchiamo di entrare nell’altro, per sentirne e condividerne ansie e dolori.

SENTIRE vuole essere “il” luogo di un diverso sentire. Di quello che sta fuori, quello che sta oltre, che sta sotto, o sfugge. Quello che si dimentica, quello che si evita volutamente di sentire.

Una sola cosa faremo: lavoreremo con sentimento. L’organo del nostro sentire sarà perciò il cuore e il bello di questa avventura è che possiamo garantirlo” si leggeva nel nostro primo editoriale.
L'abbiamo fatto in questi 10 anni, scegliendo tra attualità, pacifismo, arte e cultura, società, filosofia, estetica e politica, etica, ambiente, solidarietà, pari opportunità, religioni.

Lo abbiamo fatto con spirito laico, ma non laicista. Perchè la laicità autentica è uno spazio pubblico aperto a tutti e non uno spazio neutro da cui tutti sono esclusi: la visione cattolica resta pur sempre il substrato culturale italiano e non possiamo ragionare a prescindere da questo “comune sentire”. In questi 10 anni la rete e i social network hanno rivoluzionato le relazioni e il giornalismo, esposto alle fake news e alle notizie utili a macinare “like”.  Si esiste solo se si producono grandi numeri. Non se si produce contenuto.
Ma siamo ancora convinti che una società si eleva se sa avventurarsi nella complessità e  mette contenuto nelle cose che produce: per creare plus-valore si deve guardare al valore.
Questo è quello che continueremo a fare.    

 

Corona Perer
direttore@giornalesentire.it

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Autore: Corona Perer

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