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Festival Economia2021, il ritorno dello Stato

Festival Economia2021 - Protagonisti, pensieri e prospettive

Dati personali sul web, le valutazioni sociali che tolgono libertà

In Cina è in atto un sistema di social scoring, di valutazioni sociali, che aggregando dati che sono disponibili sulle piattaforme digitali, viene usato dal regime cinese per mettere propri cittadini in liste nere. Occorre fare attenzione affinché tale strumento non venga esportato in altri Paesi. E’ quanto ha messo in evidenza il premio Nobel Jean Tirole al Festival dell’Economia nell’incontro conclusivo di questa sedicesima edizione, incontro dal titolo “Privacy nell’età del digitale”. Per Tirole, di fronte a evoluzioni preoccupanti della tecnologia come quella delle valutazioni sociali “non possiamo rinunciare al nostro futuro digitale, ma dobbiamo affrontare le sfide che ci sono per creare un sistema di norme intelligenti che protegga la privacy”.
 

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"Nella svolta digitale dell'economia è fondamentale il ritorno dello Stato"

I cambiamenti inattesi accelerati dalla pandemia portano ad un boom del settore tecnologico. "Abbiamo strumenti potenti che cambiano il mondo con opportunità e sfide che possono essere un'arma a doppio taglio. Il ritorno dello Stato in questo contesto - ha affermato il premio Nobel dell'economia 2001 Michael Spence - è molto importante. Ma ci vuole una classe politica in grado di gestire queste trasformazioni epocali. Un compito non facile ma per vedere la luce in fondo al tunnel bisogna unire le forze"

 

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Il ritorno dello Stato e la fine del neoliberismo

Il neoliberismo ha fallito. La sentenza, netta e senza appello, arriva da uno dei più autorevoli economisti al mondo, Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia 2001 e ospite di diverse edizioni del Festival dell'Economia di Trento. Il professor Stiglitz immagina un mondo post-neoliberista nel quale ci sia più ecologia istituzionale e si contengano gli intenti del profitto. Servono più azioni di tutela collettiva. Il neoliberismo non è riuscito a creare quella società armoniosa che immaginavamo. E' fallito economicamente e socialmente perché le diseguaglianze sono enormi, divisioni sociali e sfruttamento sono molto diffusi e negli ultimi anni abbiamo assistito anche a fenomeni poco edificanti e liberticidi. Come dargli torto?
Stiglitz non ha fatto giri di parole: “Anche i privati debbono fare la propria parte: sulla ristrutturazione del debito l’io dovrà essere sostituito da un noi”.

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L'arcipelago pubblico

Lo Stato sta davvero riprendendo posizioni che aveva perso? Com'è cambiato il ruolo degli Stati negli ultimi due secoli? Tra Stato e regioni c'è un rapporto equilibrato o asimmetrico? Domande in pieno tema del Festival dell'Economia 2021, cui ha risposto analiticamente con una brillante "lectio" Sabino Cassese, già ministro della funzione pubblica, giurista, giudice emerito della Corte Costituzionale, tra i massimi esperti di Stato. Il professore, oggi alla Government School della Luiss, è partito dallo Stato francese di metà Ottocento per approdare allo Stato del futuro, quello confrontabile a una galassia composta da grandi aziende multinazionali come Facebook. Per scoprire che lo Stato non è mai uscito di scena ma casomai cambia spartito, suona nuovi accordi, cambia gli orchestrali.

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"Per una giustizia più efficiente necessario depenalizzare alcuni reati"

Carenza di personale, ritardi nelle assunzioni, eccessivi carichi di lavoro per i magistrati, sistemi tecnologici non adeguati, scarse risorse finanziarie, assenze di filtri per i tre gradi di giudizio: il procuratore Giuseppe Pignatone e l'avvocato (ed ex ministro della giustizia) Paola Severino hanno analizzato i mali della giustizia italiana per arrivare a proporre alcune soluzioni, che passano anche attraverso la depenalizzazione di alcuni reati.

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Piketty: socialismo partecipativo per vincere la sfida con la Cina

La sfida per i Paesi occidentali si chiama Cina. E la risposta per poterla vincere è il passaggio al socialismo partecipativo. Lo ha detto Thomas Piketty, economista, al Festival dell’Economia durante l’incontro dal titolo “Per un socialismo partecipativo” .
“Lo sviluppo dello Stato sociale e la progressività fiscale hanno rappresentato un grande successo del mondo occidentale. Per il futuro serve un socialismo partecipativo che difenda i diritti dei lavoratori e favorisca la redistribuzione della ricchezza. Nel 2050, ipotizziamo, questo processo potrebbe concretizzarsi ed è in linea rispetto allo sviluppo attuale, c’è un meccanismo che ci porta verso il socialismo democratico e il socialismo partecipativo” ha sottolineato Piketty.

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Il capitalismo dell'elefante

Parlando di capitalismo, possiamo individuare due rami. Quello occidentale, ovvero “il capitalismo liberale” degli Stati Uniti e dell’Europa, che sta scricchiolando sotto il peso della crescita dell’iniquità e quello di “stampo orientale”, ovvero “il capitalismo politico” di Cina, Russia e altri Paesi, che invece sgretola sotto il peso della corruzione. Alla luce di quanto è successo con la pandemia da Covid-19, quale sarà il modello che avrà la meglio? La tesi dell’economista serbo-statunitense Branko Milanovic cerca soprattutto di capire l’effetto della pandemia sui diversi modelli, quali tendenze sono rafforzate e quali indebolite, quali proposte politiche reggono ancora.

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"Biden vuole tornare alle origini della socialdemocrazia americana"

L'analisi di Federico Rampini è stata chiarissima: la nuova America di Joe Biden ha messo il turbo. La ripresa (iniziata lo scorso autunno) è anche la conseguenza di un incredibile errore degli economisti che un anno fa avevano teorizzato la grande depressione come conseguenza della pandemia. Su questo Biden ha avuto gioco facile perché ha impostato una manovra di 1900 miliardi di dollari con la quale ha soddisfatto sia il ceto medio che i più poveri. Il ritorno allo Stato, tema di quest'anno del Festival dell'economia, negli Usa in realtà è iniziato con la crisi del 2008 con un ripensamento (partito dalla Cina) dei modelli economici e verrà ulteriormente rafforzato con una manovra di altri 4 mila miliardi prevista da Biden. Ma non mancano resistenze fortissime.

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Senso civico e capacità dello Stato di affrontare la crisi Covid

Il senso civico ha reso più facile per alcuni paesi far fronte alla pandemia. Luigi Zingales, docente di finanza all’Università di Chicago, nell’incontro in Sala Depero ha parlato della relazione tra senso civico e capacità di intervento degli Stati.
“Non basta che uno Stato abbia regole, soldi e persone competenti, servono anche una condivisione di valori con la gente. Se questa manca, lo Stato non riesce a funzionare in maniera effettiva”. È importante allora cercare di capire come questi valori possono essere insegnati, trasmessi e ampliati. Bisogna innanzitutto partire dall’insegnamento nelle scuole. “Tradizione scolastica e leadership hanno un peso molto importante per formare il senso civico nella popolazione”.


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Per creare un sistema di appalti efficiente serve il coraggio di sperimentare

In Italia, le riforme del sistema degli appalti che si sono succedute negli anni, non hanno raggiunto l’obiettivo di creare un sistema efficiente, trasparente e affidabile. Le ragioni, per Francesco Decarolis professore della Bocconi, dipendono dal numero eccessivo di leggi approvate, dalla loro eccessiva rigidità, dal disincentivo che si innesca per le aziende aggiudicatrici di lavorare al meglio delle loro possibilità. Un quadro che ha più ombre che luci, ma che potrebbe essere alla vigilia di una svolta.
Se ci interroghiamo sul ritorno dello stato, non è possibile pensare di sorvolare sul sistema che regola gli appalti pubblici e sul suo funzionamento. Lo ha spiegato Silvia Pellizzari, professoressa di Diritto amministrativo all'Università di Trento, moderando l’appuntamento di oggi con una nuova “Parola chiave” del Festival dell’Economia.

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Ringiovanimento, riqualificazione tecnica e meritocrazia: il futuro della PA è qui

Al Festival dell'Economia Anne Tréca, corrispondente in Italia de “L’Express”, ha intervistato Franco Bassanini, cinque legislature in Parlamento, ministro nei governi Prodi I, D'Alema e Amato II e padre di quattro riforme della macchina statale. Sul rinnovamento della classe dirigente, l’attuale governo ha fatto una scelta razionale e opportuna: non una nuova riforma complessiva della pubblica amministrazione, ma una continuità nei confronti delle quattro riforme importanti degli ultimi anni, in direzione di una progressiva digitalizzazione e una valutazione dei risultati. Si va quindi, verso una implementazione delle riforme esistenti, che fino ad ora sono state attuate soltanto in forma parziale a causa della mancanza di risorse. Oggi invece, siamo di fronte ad uno scenario completamente diverso, grazie al Piano per il Rilancio che consente di investire e di immettere nella pubblica amministrazione italiana professionalità tecniche e manager giovani, con skills adeguate all'era digitale.

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Il Paese che invecchia. E i giovani che mancano

Gli italiani stanno invecchiando. Senza ringiovanire. E si sta allungando l’età pensionabile; questa è certamente una buona notizia, ma porta con sé inevitabili sfide e riflessioni. E se la crisi demografica del nostro Paese non è una novità, purtroppo ancora non è un argomento che finisce nell’ordine del giorno dell’agenda politica italiana. Concretamente, s'intende. Ma quali sono le motivazioni profonde di questo tracollo demografico? E quali le strategie possibili per invertire i trend? Il demografo Francesco Billari ne ha discusso con Irene Tinagli, europarlamentare, presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, nell’incontro coordinato dalla giornalista Tonia Mastrobuoni al Festival dell'Economia.
 

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Pajno: “Il decreto semplificazioni potrà essere un grande aiuto all’Italia, in materia amministrativa”

“Speranza” è uno dei termini che ricorrono più spesso nell’intervento di Alessandro Pajno, magistrato amministrativo, collaboratore di numerosi governi e infine Presidente del Consiglio di Stato, al Festival dell’Economia. Speranza nel Pnrr come misura per un’effettiva ripartenza del Paese, ma anche per una sua netta semplificazione amministrativa e legislativa. «Il decreto Draghi rappresenta un cambio di passo importante per l’Italia, in quanto attua una riforma trasversale – afferma. Getta infatti le basi non soltanto per una semplificazione delle norme in termini di chiarezza, ma anche in direzione di sburocratizzazione, digitalizzazione e soprattutto di concertazione delle azioni».

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Con la riuscita o il fallimento del Next Generation EU si gioca il futuro volto dell’Europa

E’ una fase sperimentale, quella in cui versa l’Europa, secondo gli economisti Luis Garricano e Lucrezia Reichlin. A fare da discrimine, saranno le sorti del Next Generation EU, l’utilizzo dei fondi europei da parte di Italia e Spagna. «Con la pandemia, è accaduto qualcosa di straordinario – commenta Garricano – e l’Europa è entrata nei nostri problemi quotidiani. Ma perché gli strumenti messi in campo possano restare nel tempo e divenire permanenti, bisognerà vedere come verranno spesi i soldi e quale sarà la crescita economica dopo il 2023». Il successo, del resto, per Reichlin, «sarebbe un buon esempio per come affrontare le sfide future, una su tutte quella dei cambiamenti climatici».

 

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Azioni positive per superare le barriere

L’economista David Card, nella sua Alan Krueger lecture, ha discusso dei pro e dei contro dei programmi di azione positiva nel contrastare la discriminazione di genere, etnica e razziale. L’incontro, condotto da Tito Boeri, si è focalizzato sull’esempio degli Stati Uniti d’America portando due casi specifici dove le "affirmative actions" hanno avuto riscontro positivo e incoraggiante. Ovvero l’’ammissione a college altamente selettivi e la scelta dei riconoscimenti da parte delle associazioni professionali. In entrambi i casi, le azioni dirette di incentivo e di inclusione, hanno portato immediati benefici in termini di rappresentatività di genere.

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Smarzynska Javorcik: “Dopo il Covid l’intervento dello Stato nei Paesi più deboli continuerà ad aumentare”

È una visione davvero globale quella che ha offerto Beata Smarzynska Javorcik, già docente ad Oxford e prima donna a ricoprire il ruolo di capo economista della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), in collegamento da Londra con il pubblico del Muse e sollecitata dalle domande del giornalista de "Il Fatto quotidiano" Nicola Borzi. La studiosa, infatti, si occupa dell’analisi degli investimenti in 27 Paesi di questa istituzione, tra i cui soci vi è la più nota Banca Europea degli Investimenti.
Javorcik, nella sua relazione per il Festival dell'Economia, ha presentato una fotografia della presenza dello Stato nella situazione economica attuale e in quella che a breve delineerà la fase post Covid in molte nazioni emergenti e nei Paesi meno avanzati. Negli ultimi vent’anni la presenza del pubblico nel settore creditizio è aumentata e anche le persone, in tante parti del mondo dove si concentrano le ricerche della BERS, vedono con maggior favore l’avanzamento del pubblico rispetto al privato. Le banche di Stato, infatti, ha sottolineato Javorcik, sono diverse, possono assumere rischi maggiori, tanto che al tempo dell’ultima crisi finanziaria hanno ampliato i crediti, aiutando Paesi e aziende ad ammortizzarne lo shock, svolgendo un ruolo positivo. Chi non ha un solido storico creditizio e garanzie collaterali da prestare, ha accesso meno facile alle banche, ma quelle di Stato hanno una maggiore inclinazione al rischio, sono più disponibili a concedere crediti, quindi f La studiosa ha aperto il suo intervento con un’analisi della percentuale degli impiegati nel pubblico in vari Paesi, soprattutto in quelli post-comunisti, nei quali mediamente un quarto dei lavoratori è dipendente dello Stato, perché gli impieghi sono più stabili, anche se le retribuzioni più basse. Scardinando un luogo comune Javorcik ha sottolineato, invece, che in Italia come in Germania, le aziende di Stato assorbono una quota minima dei lavoratori, con una cifra bassa rispetto ad altri Paesi dove le economie sono sempre meno produttive, poco efficienti e meno innovative, anche per la minore presenza di brevetti.

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Milgrom: “Siamo in un mondo fatto di aste, vanno rese efficienti”

La “lectio” di Paul Milgrom, premio Nobel nel 2020 per le scienze economiche assieme a Robert Wilson proprio “per i progressi nella teoria delle aste”, era uno dei contributi attesi al 16/esimo Festival dell’Economia di Trento. Progettare un mercato efficiente per distribuire meglio le risorse scarse e combattere le disuguaglianze acuite della pandemia. A partire da quelle nel mondo del lavoro tra laureati e non, tra tecnici dell’informatica e dell’intelligenza artificiale ricercatissimi e addetti al retail senza più impiego. Un’esigenza ancora più sentita ora che l’economia globale si sta rapidamente riprendendo dal crollo per il Covid e in cui si registra addirittura un eccesso di domanda.

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"Le imprese in difficoltà vanno assistite subito con depositi bancari, tecnologia e risorse umane"

Una crisi, quella provocata dal Covid, che non ha similitudini rispetto alle precedenti, che ha creato enormi disparità a seconda dei settori colpiti, che ha provocato una forte accelerazione dei processi di cambiamento, in parte già avviati, che lascia ancora molte incertezze per il futuro, ma che nello stesso tempo ha aiutato a prendere consapevolezza dei problemi legati alla democrazia (attraverso l'utilizzo dei dati informatici) e all'inquinamento ambientale. Non solo "Banche nel dopo Covid" tra i temi trattati da Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa San Paolo, e dall'economista Luigi Guiso, professore all'Einaudi Institute for Economics and Finanance.

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Torniamo a muoverci, ma con sostenibilità

Tornare a muoversi senza lasciare impronte è il titolo del forum organizzato al Teatro Sociale di Trento con Vera Fiorani, Alberto Viano, Diego Cattoni, e Andrea Giuricin, coordinati dalla giornalista del Corriere della Sera, Paola Pica. L’introduzione è stata curata da Carlo Scarpa, docente di Economia politica all’Università degli Studi di Brescia che ha richiamato i temi generali dell’incontro, in sintesi, la complessiva ripartenza del paese, rispetto alla quale il trasporto dovrà essere "l’olio che fa funzionare la macchina”, trascendendo lo smart working. Gli effetti di lungo periodo di questa pandemia invitano necessariamente a differenziare il trasporto a lunga distanza da quello locale.

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Stasavage: “Tassare i ricchi dopo il Covid? Vi spiego perché si può fareCon la pandemia, spesso paragonata ad una guerra, ha senso ritoccare le tasse ai ricchi, aumentandole? "Il Covid ha fatto fare affari ad alcuni, proprio come nei conflitti. Serve una situazione compensativa? Nel lockdown alcuni settori sono stati più colpiti, altri molto meno, si sono create delle differenze. I mercati azionari sono stati sostenuti per non creare il crollo della Borsa. Ma la disuguaglianza è aumentata. Alla luce di questo si può dire che il sistema fiscale può ripristinare l’equità a favore di chi ha sofferto di più. Cosa si potrebbe fare? Due proposte da Stasavage: una, introdurre delle tasse pro tempore. In tutta l’Europa si può ragionare su una tassa sulla sicurezza. C’è una logica economica ma dal punto di vista politico non è certo facile da attuare”. La seconda opzione? “Cambiare l’attuale sistema finanziario, prendendo in esame la tassa di successione” come ha spiegato al Festival lo studioso.

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“L’innovazione nasce dagli insuccessi, lo Stato cambi approccio”

“L’innovazione viene dal saper approfittare dei propri insuccessi” e in questo è “radicalmente in conflitto con lo Stato, che per definizione non può sbagliare”. Dunque, il ruolo dell’istituzione è lasciare che le aziende, a cui la società assegna il compito di produrre ricchezza, si orientino ai valori etici venendo premiate dai consumatori. E se c’è una sfera in cui proprio lo Stato può essere “suscitatore” dell’innovazione, quello è la pubblica amministrazione. “Segnali positivi in Italia in questo senso ce ne sono”, afferma Franco Debenedetti, presidente dell’Istituto Bruno Leoni, al Festival dell’Economia di Trento per presentare il suo libro, “Fare profitti. Etica dell’impresa” edito da Marsilio.

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Pubblico impiego: mantenere equilibrati i livelli salariali tra pubblico e privato

Quali sono le caratteristiche specifiche del lavoro nel settore pubblico e come può essere riformato per andare incontro alle esigenze dei cittadini? La ricetta degli economisti Pietro Garibaldi e Pedro Gomes è che
mantenere equilibrati i livelli salariali tra pubblico e privato per quanto difficile, è necessario. La pandemia ha ridato centralità al tema del lavoro pubblico e della qualità di chi vi è impiegato. L’Italia sta lavorando ad una riforma complessiva del settore, ma il dibattito è spesso superficiale, polarizzato tra chi vede nei dipendenti pubblici un gruppo di burocrati tutelati, e chi invece rivendica stipendi migliori.

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Stato o mercato? A far decollare la politica industriale sarà il terzo elemento, l’Europa

Tra i due contendenti della partita economica futura, Stato e mercato, il solo in grado di concertare le azioni e promuovere una politica industriale in direzione della sostenibilità e della digitalizzazione sarà l’Europa. Sono tutti concordi al riguardo: Innocenzo Cipolletta, Andrea Goldstein, Alessandra Lanza, Pietro Modiano e Valeria Negri. «E’ una sfida non da poco – chiarisce Modiano -: significa tornare all’UE dei padri fondatori», ma anche, al contempo, come dichiara Lanza, «comprendere che la transizione non si può fare che insieme, nonostante i 27 punti di vista differenti, e in nome della riduzione delle disuguaglianze».


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Covid, distruzione creativa e il futuro del capitalismo

Philippe Aghion, esperto dell’impatto della tecnologia sul mercato del lavoro, ha presentato il libro dal titolo “Il potere della distruzione creatrice”, frutto di una lunga ricerca collettiva e di anni di lezioni al College de France, che hanno portato alla costruzione di un modello di crescita.
“Per distruzione creativa si intende il processo in base al quale le nuove innovazioni scalzano quelle vecchie - ha spiegato l’economista francese - Spesso si crede che le nuove tecnologie siano dannose e portino alla perdita di posti di lavoro, ma questa è una convinzione sbagliata, come ci insegna la storia”.
Oggi la crisi creata dalla pandemia ha reso ancora più evidenti i mali profondi del capitalismo nel mondo. Per ridurre le crescenti disuguaglianze, la precarietà del lavoro e il degrado ambientale occorre riformare il capitalismo attraverso un mix tra il modello americano e il modello europeo, mettendo insieme il lato buono dell’uno (l’innovazione) con il lato buono dell’altro (protezione).

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“Il Pnrr non darà reale spazio alla parità di genere”

Se nell’ultimo decennio l’Italia ha fatto da fanalino di coda europeo, in termini di occupazione femminile (50,1%), con la pandemia il divario non ha fatto che accrescersi (48,2%). A rispondere al problema, i 240 miliardi stanziati dall’Europa e quel Pnrr su cui si ripongono tante speranze. Eppure, per Linda Laura Sabbadini e Paola Profeta, non si tratta che di un’illusione. «Sono minime, le risorse investite a proposito – commenta infatti la direttrice dell’Istat -: parliamo di 3,6 miliardi per i servizi educativi per l’infanzia e appena 400 milioni per l’imprenditoria femminile». Una «locazione residuale – come la definisce la docente della Bocconi oggi al Festival dell'Economia – che non tiene affatto conto degli impatti che avrebbe un maggiore ingresso di donne nel mondo del lavoro, uno su tutti l’aumento del Pil».

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Fiducia, politica e riforme: così il debito diventa sostenibile

Fresco di stampa, il volume edito da Laterza 'Storia del debito pubblico in Italia. Dall’Unità a oggi' offre spunti di riflessione interessanti di attualità economica e politica, che sono stati al centro dell’incontro di oggi a Palazzo Geremia fra il pubblico – presente e virtuale - del Festival dell’Economia, il giornalista del Sole 24 ore Dino Pesole e uno degli autori del libro, Leonida Tedoldi, storico delle istituzioni politiche e politologo, docente di Storia delle istituzioni e dei sistemi politici europei all’Università degli Studi di Bergamo. La pandemia è la causa dell’aumento dei debiti pubblici, ma il nostro ha radici lontane e il vero tema è diventato la sua sostenibilità per le generazioni future.

 

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Servizi pubblici migliori se i cittadini partecipano

La teoria economica e considerazioni di equità sociale giustificano la presenza dello Stato nell’offerta di alcuni servizi. Ma per misurare la qualità di una buona amministrazione pubblica spesso la teoria non fornisce indicazioni precise. Oltre ai dati oggettivi infatti, è importante misurare e confrontare la performance, ascoltare la cittadinanza, renderla partecipe. Secondo Raffaella Giordano, direttrice della Direzione Relazioni Internazionali ed Economia della Banca d'Italia intervenuta oggi al Festival dell'Economia, l’evidenza mostra che esistono ampi divari di qualità ed efficienza tra paesi europei e anche tra regioni in Italia. E quindi ampi margini di miglioramento.

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"Libertà e democrazia, a salvarle sarà uno Stato forte ma sotto il controllo della società"

E’ uno Stato forte, simile a quello a cui si è assistito in tempo di Covid19, e che dunque impone la sua presenza per far fronte alle tre grandi difficoltà del nostro tempo - lo strapotere tecnologico, le disuguaglianze sociali e la pandemia -, quello che Daron Acemoglu auspica per il futuro. Ma perché lo Stato, tra regolamentazioni ai colossi del web e welfare, non si trasformi – per dirlo con le categorie hobbesiane, tanto care al professore del MIT - in un “Leviatano dispotico”, «a regolare e controllare il suo potere, ci dovrà sempre essere una società altrettanto forte. Solo attraverso un equilibrato gioco di pesi e contrappesi avremo una buona democrazia, che sostenga la libertà».

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Privatizzazioni: a rischio la legittimità dello Stato democratico

Nel volume “The Privatized State” scritto per Princeton University Press la filosofa politica Chiara Cordelli, docente di Scienze politiche all’Università di Chicago riflette sull’esternalizzazione di funzioni pubbliche che continua a caratterizzare i paesi occidentali: dalle autostrade alla gestione delle prestazioni sociali, dalla gestione delle carceri, fino ai combattimenti armati. Il privato svolge, il pubblico controlla. Funzioni che non sono solo meramente tecnico ausiliari, ma anche essenziali e richiedono ampia discrezionalità, come ad esempio l’uso della forza o il livello di assistenza. Ma la scelta di amministrare il pubblico tramite il privato finisce con compromettere la legittimità dello Stato democratico.

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I costi della competizione fiscale tra territori

Le differenze di tassazione negli Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda la tassa di successione, e inoltre gli effetti delle diverse scelte in termini di possibilità di redistribuzione e di attrazione di imprese e capitali: ne ha parlato in collegamento Enrico Moretti professore presso l’Università della California a Berkeley. L’appuntamento, dal titolo “Patrimoniali e scelte residenziali dei ricchi”, poteva essere seguito online o presso la sala di rappresentanza della Regione a Trento. Ha moderato l’incontro il giornalista de “la Repubblica” Roberto Mania.

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"Non trasformeremo l'Italia senza il coinvolgimento dei cittadini"

Progetti realizzabili in tempi certi, procedure più rapide per la loro approvazione, coinvolgimento dei cittadini e una nuova attenzione alla qualità degli interventi nell'utilizzo dei materiali e nel rispetto dell'ambiente: una svolta "green", dovuta anche alle implicazioni della pandemia, quella annunciata da ministro delle infrastrutture e della mobilità Enrico Giovannini nel Piano nazionale di ripresa e di resilienza che ridisegnerà il Paese per i prossimi dieci anni.

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Più regole per i mercati, in nome della sostenibilità ambientale

"Per raggiungere l’ambizioso scopo di ridurre le emissioni allo zero netto, missione primaria del nostro futuro – affermano gli economisti Mark Carney e William Janeway nel corso del loro intervento al Festival dell’Economia – non possiamo pensare che basti fissare dei piani pubblici a sostegno, ma dobbiamo considerare anche il coinvolgimento diretto dei mercati (criptovalute comprese)". In tal senso dunque, l’economia dovrebbe ripensare i propri valori, andando oltre l’efficienza, per ampliare l’interesse a resilienza, solidarietà, sostenibilità e connettività, mentre le borse, sotto regolamentazione statale, dovrebbero trovare nel bene collettivo il proprio scopo.

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La nuova architettura fiscale per l'Unione Europea? Deve dotarsi di uno standard

L’alto livello del debito pubblico accumulato durante la pandemia rende impossibile ripristinare le vecchie regole che imponeva il Patto di stabilità e crescita, attualmente sospeso. Quali soluzioni dovrebbe adottare, allora, l’Unione Europea nei prossimi anni? Olivier Blanchard, grande esperto di macroeconomia, ha svelato la sua soluzione nell’incontro svolto all'interno del palazzo della Regione e presentato dalla giornalista Rai Eva Giovannini. “Bisogna adottare uno standard fiscale, misurabile attraverso un’analisi sulla sostenibilità del debito di ogni paese membro, che stabilisca che lo Stato non può andare in default”.

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Formazione continua e valorizzazione di donne e giovani

Un nuovo contratto sociale per il XXI secolo. A indicarne i contorni sono state la direttrice della London school of economics Minouche Shafik e la direttrice centrale dell’Istat Linda Laura Sabbadini, nell’ambito di un incontro coordinato dalla giornalista di Repubblica Tonia Mastrobuoni oggi al Festival dell'Economia. Al centro del confronto, i cambiamenti in atto in Occidente – a partire dal 2016 - con la crescita dei movimenti populisti, del nazionalismo e dei conflitti attorno ai temi ambientali e ai ruoli sociali.

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Verso un’Agenda per la salute

I sistemi sanitari europei sono stati messi fortemente sotto pressione dalla pandemia. Ripensarli è necessario se la Ue vorrà dirsi ancora l’area “più sana del mondo”. In Italia, la sfida è la costruzione di un nuovo modello integrato, tra prossimità e telemedicina, Stato e Regioni, pubblico e privato. Serve, in altre parole, un’Agenda per la salute. Ne hanno parlato, per i Forum del Festival, Ilaria Capua, che dirige il Centro di Eccellenza One Health all’Università della Florida, Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Walter Ricciardi, docente alla Cattolica di Roma e consigliere del Ministro della Salute, Marco Vecchietti, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo RBM Salute, Gilberto Turati, docente di Scienza delle Finanze alla Cattolica di Roma, e Paola Pica, giornalista del Corriere della Sera.

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Orecchie pronte ad ascoltare nuove idee

"Declino. Una storia italiana" è il saggio di Andrea Capussela che offre una interpretazione originale di quelli che sono i principali problemi del nostro Paese, a partire dalla crisi economica per giungere ai difetti di tutto il sistema politico. Un libro edito da Einaudi, che spiega come mai ci troviamo in una situazione di “ristagno della produttività”, soprattutto quella “che riflette l’innovazione tecnologica e organizzativa”. Ne ha parlato l’autore, insieme a Magda Bianco, che guida il Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria in Banca d'Italia nell’incontro coordinato dalla giornalista Tonia Mastrobuoni.

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Mazzuccato: “Gli Stati adesso debbono impegnarsi a risolvere problemi strutturali, oltre il breve periodo”

Mariana Mazzucato è un’economista italiana con cittadinanza statunitense. Al Festival dell'economia ha affrontato con il saggista e conduttore radiofonico Pietro del Soldà il tema “Missione economia. Un rapporto nuovo tra pubblico e privato”. “Gli Stati debbono ridefinire del tutto i mercati. Debbono avere delle skill nuove. Serve una cultura organizzativa che sappia rispondere alle sfide di oggi. La Nasa, per esempio, si è posta e si pone delle domande su temi difficili: andare sulla Luna per noi è come lavorare per modificare il cambiamento climatico. L’idea di mettere cerotti dando contributi a pioggia non serve a metterci nella giusta direzione. Il Covid ci ha fatto capire quanto fossimo impreparati a livello mondiale”, ha detto Mazzucato.

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Terzo settore protagonista dell’innovazione sociale

Come valorizzare al massimo il potenziale innovativo che il Terzo settore, fin dalle origini e – di nuovo – durante la pandemia, ha dimostrato di possedere? Erika Stefani, ministra per le Disabilità, Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione Con il Sud, Ivana Pais, sociologa dell’Università Cattolica di Milano e Carlo Borzaga, presidente Euricse, in dialogo con Diego Andreatta, direttore di Vita Trentina, questo pomeriggio hanno riflettuto su una delle sfide fondamentali per la ripartenza: il riconoscimento del nonprofit come attore cruciale del cambiamento, sfruttando gli strumenti offerti dalla riforma del Terzo settore.

 


 

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