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Festival Economia di Trento 2025

Rischi e scelte fatali. L'Europa al bivio

Si è conclusa la 20° edizione del Festival dell’Economia di Trento

È stata un’edizione speciale, che ha voluto celebrare i 20 anni di vita del Festival e i 160 anni del Sole 24 Ore. Una straordinaria occasione di riflessione e confronto sul tema: “Rischi e scelte fatali. L’Europa al bivio”, con oltre 300 appuntamenti e 650 gli ospiti nazionali (6 Premi Nobel, 17 Ministri, 107 relatori del mondo accademico, 45 economisti nazionali e internazionali, 66 rappresentanti delle istituzioni nazionali ed europee, 61 tra manager e imprenditori e internazionali) che si sono confrontati su un tema  che riflette i grandi cambiamenti macroeconomici globali.

All'inaugurazione ufficiale  al Teatro Sociale  il cardinale Gianfranco Ravasi, già presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, intervenendo sul tema  “Bulimia dei mezzi e anoressia dei fini”, ha paragonato il Festival a un'oasi di meditazione, molto meglio - a nostro avviso -  da chi la dipinge come una Davos popolare (perchè a Davos non ci sembra sia mai stato preso in esame un futuro umanizzante, tutt'altro).

"C'e una sorta di terapia dell'anima, nella meditazione", ha detto, prima di intervenire su diverse questioni, tra cui le guerre, il ruolo della religione e la necessità di "continuare a puntare in alto, perché, come diceva Tommaso Moro, chi si accontenta del minimo non riesce più a vedere le cose grandi".

Il festival,  organizzato dal Gruppo 24 ORE e Trentino Marketing per conto della Provincia Autonoma di Trento e con la collaborazione del Comune e dell’Università di Trento, ha trattato temi scottanti: dall'immigrazione al riarmo europeo, dal futuro di Gaza alle sfide asiatiche.

Importanti le parole del giornalista Gad Lerner sulla questione del conflitto israelo-palestinese e la terrificante carneficina in corso a Gaza.

''Molti di coloro che in passato erano solidali con Israele  ora stanno cambiando opinione. Peraltro solo in Italia il tema è stato poco considerato'' ha detto. ''Anche politici israeliani un tempo schierati a destra condannano la politica del governo Netanyahu''.

Il giornalista che ha recentemente pubblicato per Feltrinelli “Gaza: odio e amore per Israele”, è intervenuto con il coordinatore di Medici Senza Frontiere nella Striscia di Gaza Mohammed Abu Mughaisib, che si è collegato in videoconferenza, e Ugo Tramballi per anni inviato (Beirut, Mosca, India) e advisor dell’Ispi, residente a Gerusalemme.

Fino a qualche tempo fa la causa palestinese era passata in secondo piano, anche in Israele,  ha ricordato Lerner.  ''A Tel Aviv si poteva vivere una vita assolutamente vivace a 90 chilometri dal confine di Gaza. Era passata l'idea che i palestinesi potessero essere gestiti solo con la repressione. Poi lo shock dell'aggressione di Hamas ha fatto prevalere l'idea che tutti i palestinesi fossero responsabili e colpevoli nel loro insieme. La deumanizzazione dell'altro è lo strumento che rende efficace la propaganda dei fanatici".

Per Gad Lerner stanno emergendo anche visioni messianiche e apocalittiche. Un disegno folle che dovrebbe portare allo sterminio o alla deportazione di massa di 7 milioni di persone, sull'uno o l'altro versante''.  Cosa fare allora? Ecco il suo punto di vista: "L'Occidente deve esercitare una pressione sul governo israeliano sul piano economico e dei rifornimenti militari. Fare cambiare rotta a Israele è fondamentale, chiama in causa anche noi ebrei della diaspora". 

 

Interessante l'intervista in differita (proiettata in Piazza Battisti) a Marco Tronchetti Provera sulle principali questioni internazionali e sul ruolo dell'Europa. Bello anche il titolo ''Il nuovo disordine mondiale''.  Dalle parole dell'imprenditore è emerso che l'Europa manca di una visione strategica.

"Viviamo un tempo in cui possiamo affrontare il presente per costruire il futuro, ma manca una visione strategica europea. La governance europea  - ha detto - non è adatta a gestire l'allargamento a 27 Paesi. Questo assetto non permette all'Unione europea di prendere decisioni strategiche, ad esempio in politica estera. Il progetto originario si è perso. Noi dobbiamo trovare un'identità per l'Europa e per farlo occorre cambiare". 

Parlando della guerra in Ucraina Provera ha evidenziato come in tre anni non si sia mai sentita la parola "pace". Quanto all'industria non c'è atteggiamento collaborativo dalla Commissione europea per costruire un futuro di competitività. ''Vedo solo lo sviluppo di normative che nulla hanno a che vedere con la competitività dell'industria. Il tema principale è quello di individuare una visione strategica europea unica che ci permetta di contrapporci a USA e Cina".

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