Caterina Notte e la forza fragile
Fotografia, sostantivo singolare femminile - il progetto ''Predator''
Ha scelto il termine Predator per intitolare il suo lavoro che definisce una "riscrittura del tema della debolezza". L'approdo è interessante: si arriva alla forza fragile che percepiamo anche da un corpo ferito. Indifeso, ma non meno potente: per quanto dice.
"Essere predatore è una questione di sopravvivenza, di evoluzione di specie diverse. Di istinto primordiale. Niente di negativo in tutto questo. Voglio quindi riscrivere la debolezza e darle una nuova chiave di lettura" spiega Caterina Notte fotografa che da donna si interroga anche sui temi della sessualità.
"E' il motore della vita su questa terra, ma purtroppo c'è sempre tanta violenza nel cercare di contenere la sessualità a volte a farlo siamo proprio noi stesse".
Un tema che ritroviamo declinato nei magazine di moda e nelle campagne adv a target femminile, con trovate spesso di pessimo gusto.
"Trovo che quella che esce fuori dalla moda, dall'arte, dalla pubblicità, dai social non sia l'unica versione della donna, c'è un'altra donna che viene quasi snobbata, la cui bellezza viene snobbata perchè diretta, senza fini, primitiva. Uscire dallo sguardo maschile, maschilista o dallo sguardo femminista non è facile. Al di là di tutti i femminismi c'è una donna di cui sembra che nessuno voglia parlare, è la donna che ognuna di noi può ritrovare nella propria storia, quella che non subisce dettami, limiti, imposizioni, scovarla non è facile implica un atto di coraggio e poi di collaborazione con altre donne" spiega Caterina Notte (classe 1973) che vive vive e lavora tra Monaco di Baviera e Olbia.
Nata in Molise, si è trasferita a Roma per frequentare le facoltà di Architettura e di Economia all'Università La Sapienza. E' durante gli anni universitari che scopre la sua passione per l'arte e la fotografia e il suo percorso inizia con una personale presso la galleria Monitor a Roma e prosegue con mostre e residenze d'artista in Italia e all'estero (Roma, Monaco, Milano, Praga, Shanghai, Santiago del Cile per citarne alcune).
Il suo lavoro ha da sempre come focus principale il tema del doppio e della carne, la figura della donna e la riscrittura della bellezza. La riflessione che ha svolto è partita da una analisi nella storia della fotografia o nell'arte la donna. Rilevando che il genere femminile è perennemente oggettualizzato o immerso nella sua sofferenza, ha deciso di raccontare qualcosa che non annulli la femminilità, che non deturpi il suo corpo.
"Io voglio raccontare altro. Al di là dell'essere un oggetto sessuale o commerciale, al di là del sangue, della violenza fisica, c'è un bisogno innato di bellezza, primordiale e pre-sociale, arrivare alla potenza quella che fa paura, che crea disagio se manca l'empatia. Voglio parlare di sessualità senza artifici giustificativi, senza alcuna distrazione".
Da qui un lavoro di ricerca sul corpo bendato: appare fragile, non ha alcuna difesa, non ha appigli a cui far riferimento. "A quel punto non può che manifestarsi in tutta la sua potenza, in un atto forse che parte dalla ribellione, dalla paura e poi dal coraggio".
Questo significa muversi fuori dai canoni della bellezza classica e dire qualcosa di diverso: la forza alberga anche nella fragilità.
(corona perer - marzo 2021)
Autore: Corona Perer
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