Arte, Cultura & Spettacoli

''Ritratti d'albero''

Mostra al Museo della Città a Rovereto

di Gloria Canestrini - Lo scorso 7 dicembre si è aperta al Museo della Città di Rovereto la mostra “Ritratti d'Albero”, nella quale, scorrendo  con lo sguardo le opere esposte, si ha l'emozionante sensazione che  gli alberi prendano perennemente vita, formando una costellazione sorprendente.

Con gli occhi di uno scultore, un albero può essere “l'epitome di una scultura perfetta”, come sostiene Giuseppe Penone, emblematico artista italiano dell'Arte Povera, quando forgia nel metallo forme vegetali  ingigantite. Ma un albero può essere tante cose, in una diramazione di significati simbolici  che richiama quella dei suoi rami.

 

Innumerevoli anche gli scritti, poetici, letterari, scientifici, biologici e storici che evocano da sempre questa presenza silente che popola le nostre vite e i nostri paesaggi e che hanno  l'affascinante proprietà di restare al mondo talvolta molto più a lungo di noi: basti pensare alla Robinia piantata nel 1601 vicino a Notre Dame a Parigi ,  ancora rifiorente, testimone di quattro secoli di storia francese.

Ecco. Un primo, sommario pregiudizio andrebbe eradicato (quanti riferimenti alle piante, anche nel linguaggio!) dalle convinzioni correnti, per cui un albero può essere  tranquillamente tagliato, poiché subito un altro andrà facilmente a sostituirlo. Sappiamo che non è così, gli alberi impiegano tempo a crescere  e nel farlo sostengono battaglie, subiscono infortuni con le difficoltà che ogni essere vivente deve affrontare e superare per  resistere e, possibilmente, per fiorire.

Di recente, anche un vescovo dichiarava alla stampa che il  taglio del grande abete rosso di 25 metri arrivato dalla Val d'Ultimo in Piazza San Pietro  per Natale “...non è un atto irrispettoso, ma il frutto di una gestione forestale oculata, dove il prelievo è parte di una cura attiva che garantisce la salute del bosco e tiene sotto controllo la sua crescita...”. ( Così, attribuendo alle piante un mero “valore di prodotto”  circa tre milioni di alberi vengono annualmente sacrificati sull'altare del consumismo, tanto che le Associazioni che si battono per sensibilizzare e informare l'opinione pubblica sul riscaldamento globale  hanno coniato lo slogan: ”A Natale regala la vita a un albero: lascialo dov'è!”).

Già, perchè nel conto dell'equilibrio planetario ne mancano miliardi, 2 miliardi tagliati negli ultimi due secoli, la metà dei necessari a contrastare lo squilibrio termico causato principalmente dall'utilizzo dei combustibili fossili.

E' con molto piacere quindi poter leggere nell'ultimo numero dell'Annuario Sat l'avvincente articolo dello scrittore  Tiziano Fratus intitolato “A spasso tra gli alberodonti del Trentino”, che ci accompagna in un viaggio tra le piante monumentali della provincia: sequoie di oltre 40 metri, pini cembri giganti, conifere di cinque secoli con tronchi di quattro metri di circonferenza,  abeti con piedi colossali di cinque,  larici e tassi quasi millenari, ma anche diversi latifoglie entrano nel novero dei nostri patriarchi vegetali: castagnim tigli, faggi, olmi, frassini, platani, pioppi, cipressi, olivi.

“Meditare ai piedi di un faggio monumentale è molto rassicurante”, conclude l'autore, “sembrano compartecipi della danza dell'esistenza”. Ai bambini ( e agli artisti) i tronchi grigio chiaro “ ricordano la pelle dell'elefante, vergata da segni o scritte come se fossero enormi pergamene”.
Ma quale “eternità”, oltre al tempo, può essere regalata all'albero? 
Quella dell'arte, ovviamente.

Tornando alla mostra “Ritratti d'Albero”- come detto -  si ha l'emozionante sensazione che  gli alberi prendano perennemente vita, formando una costellazione sorprendente.

Nella presentazione della curatrice Roberta Bonazza si legge: “ Un incontro che invita il pubblico a entrare nel cuore del progetto, ascoltando come ogni ritratto porta con sé una storia, un carattere, una memoria che affiora tra radici, cortecce, silenzi”.
Tra le e quaranta opere pittoriche, dal tardo Ottocento a Novecento, sono presenti quelle di Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Umberto Moggioli, Bartolomeo Bezzi, Tullio Garbari, Virgilio Guidi, Gigiotti Zanini, Paolo Vlalorz, Mario Merz, Mario Sironi e molti altri lavori nei quali i maestri della storia dell'arte interpretano e fanno propria la presenza vegetale.

Ancor più originale, la scelta di arricchire la mostra con un rilevante contributo scientifico della sezione Botanica del Museo, che mette in luce gli aspetti biologici e simbolici della vita dell'albero e delle diverse specie ritratte. Una mostra parallela al Museo di Scienza e Archeologia di Rovereto, “Memorie del sottosuolo”, a cura di Tiziano Strafellini, crea infatti un un dialogo  tra le diverse anime della Mostra, una  sintonia tra arte e scienza  in due sedi espositive a poca distanza tra loro. Una sfida faticosa ma pienamente riuscita per Alessandra Cattoi, direttrice della Fondazione Museo Civico Rovereto.

Mentre percorriamo a piedi il breve tragitto tra i due storici palazzi roveretani  ove hanno sede le esposizioni, vengono in mente le connessioni sotterranee presenti tra le radici,  la rete fittissima e segreta da loro intessuta nel sottosuolo, laddove le essenze vitali delle piante si toccano e collaborano, dando vita a una comunità capace di sostenersi dall'interno.
Così come accade quando arte, cultura e ricerca scientifica si  fondono in nome della cultura, del rispetto e della conoscenza.   

Gloria Canestrini, dicembre 2025

 


Autore: Gloria Canestrini

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