Ludwig 250
Il 2020 anno di Ludwig Van Beethoven
Povero Ludwig van Beethoven. Come Dante e come Raffaello ha dovuto farsi da parte: il virus COVID19 non ha consentito celebrazioni.
Il 2020 è infatti l'anno del 250° dalla nascita: nacque a Bonn, 16 dicembre 1770 e morì a Vienna, 26 marzo 1827. Compositore, pianista e direttore d'orchestra tedesco è figura cruciale della musica colta occidentale ed è anche la mente (e la mano) che ci ha regalato l'Inno alla Gioia.
Alla fine del XVIII secolo, Vienna era la capitale incontrastata della musica occidentale e rappresentava il luogo ideale per un musicista desideroso di fare carriera. Il giovane Ludwig vi arriva a soli ventidue anni nel 1792. All'epoca aveva già composto un buon numero di opere e nella terra di Mozart, simbolo di un genio incredibilmente precoce, morto solo l'anno prima (1791), Beethoven alimenta il mito del «passaggio di consegne» sebbene Beethoven volesse affermarsi più come pianista virtuoso che come compositore.
Beethoven a Vienna divenne l'ultimo rappresentante di rilievo del classicismo viennese ed oggi è considerato uno dei più grandi e influenti compositori di tutti i tempi. Annoverato tra i massimi geni della storia della musica, nonostante la sordità (ipoacusia) che lo colpì prima ancora di aver compiuto i trent'anni, egli continuò a comporre, dirigere e suonare, lasciando una produzione musicale fondamentale, straordinaria per forza espressiva e per la capacità di evocare emozioni.
La sua influenza fu di vitale importanza per il linguaggio musicale del XIX secolo e per quelli successivi, tanto da rappresentare un modello per molti compositori. Il mito del Beethoven "artista eroico", capace di trasmettere attraverso la sua opera ogni sua emozione, esperienza personale o sentimento, crebbe moltissimo nel periodo Romantico. Nel catalogo delle composizioni beethoveniane hanno grande rilievo la sua produzione cameristica, quella sinfonica e le opere pianistiche. Capolavori dei rispettivi generi rimangono pure sue composizioni sacre, come la Missa Solemnis, e teatrali, come Fidelio.
A Vienna il giovane Ludwig prese lezioni da Haydn. Un rapporto difficile: Beethoven arrivò a temere che il suo insegnante potesse essere geloso del suo talento e Haydn non tardò ad irritarsi dinanzi all'indisciplina e all'audacia musicale del suo allievo.
Nonostante una stima reciproca più volte ricordata dagli storici, Haydn non ebbe mai con Beethoven una relazione di profonda amicizia. Tuttavia, Haydn esercitò un'influenza profonda e duratura sull'opera di Beethoven, che più tardi ebbe modo di riconoscere tutto ciò che doveva al suo insegnante.
Sul piano della vita sentimentale, Beethoven ha suscitato una notevole quantità di commenti da parte dei suoi biografi. Il compositore ebbe tenui relazioni con numerose donne, generalmente sposate, ma non conobbe mai quella felicità coniugale alla quale aspirava e della quale tesserà un'apologia nel Fidelio.
A Vienna il 2 dicembre 1826 Beethoven contrasse una polmonite doppia da cui non poté più risollevarsi; gli ultimi quattro mesi della sua vita furono segnati da un terribile logoramento fisico. La causa diretta della morte del musicista, secondo le osservazioni del suo ultimo medico (il dottor Andras Wawruch) sembra fosse una cirrosi epatica. Ma si scoprirà che in realtà fu avvelenamento da piombo a cui pare fosse dovuta anche la sordità.
Beethoven avrebbe sofferto durante tutto l'arco dell'esistenza di dolori addominali e disordini alla vista. Il 17 ottobre 2000, dopo quasi 200 anni dalla morte del compositore, fu il dottor William J. Walsh, direttore del progetto di ricerca su Beethoven (Beethoven Research Project), a rivelare l'ipotesi probabile del decesso: Beethoven, grande degustatore del vino del Reno, aveva l'abitudine di bere da una coppa di cristallo di piombo, oltre ad aggiungere un sale piomboso per rendere il vino più dolce.
Dai risultati delle analisi sui suoi capelli furono riscontrati importanti quantità di piombo e questi risultati sono stati confermati dall'Argonne National Laboratory, nei pressi di Chicago, grazie a ulteriori analisi di frammenti del cranio, identificati grazie al DNA. La quantità di piombo rilevata era effettivamente il segnale di un'esposizione prolungata.
Questa intossicazione di piombo fu la causa dei perpetui dolori al ventre che segnarono la vita di Beethoven, nonché dei suoi numerosi e repentini sbalzi d'umore e, forse, anche della sua sordità. Non ci sono comunque legami formali stabiliti e provati tra la sordità di Beethoven e la sua intossicazione da piombo; in seguito all'autopsia, eseguita il giorno dopo la sua morte, risultò che il nervo acustico del musicista era completamente atrofizzato, pertanto nessuna cura dell'epoca poteva essere efficace.
Il 30 agosto 2007 il patologo, ricercatore e medico legale viennese Christian Reiter rese pubblica la scoperta delle sue ricerche su due capelli del musicista. Secondo Reiter, Beethoven venne ucciso involontariamente dal suo medico Andras Wawruch durante uno dei quattro drenaggi ai quali fu sottoposto; venne ferito con un bisturi e per curare al meglio la ferita il medico usò un unguento al piombo, che veniva usato nell'Ottocento come antibatterico.
www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*
Commenti (0)
Per lasciare un commento