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Moni Ovadia, musica per la memoria

''Dio Ride'' al Teatro Vascello di Roma

Fare solo della retorica: è un rischio. L'antidoto è dato dalla cultura, dalla voglia che l'individuo deve avere di documentarsi e farsi un'idea. Moni Ovadia, attore, drammaturgo, scrittore e musicista afferma che oggi occorre costruire consapevolezza.

Ai giovani dice: "Informatevi, approfondite le questioni. Fate la vostra parte, scegliete il campo d'azione dove agire. Costruiamo insieme una società vigile e attenta" aveva detto Moni Ovadia, nel 2017, a Trento in un Auditorium Santa Chiara stracolmo e attento.  "Costruiamo insieme una società vigile e attenta" è stato il suo invito.

"Spesso si ricade facilmente nella retorica, nella vuota celebrazione, nella falsa coscienza. La memoria deve diventare una questione personale. La memoria non è per le vittime, è per i paesi che ospitarono i carnefici. La memoria quindi serve per trasformare una società, che si è macchiata di crimini o indifferenza o di complicità, in una società vigile e attenta.La memoria non è per il passato, ma serve per l'oggi" dice Ovadia. "Prima di essere qualsiasi cosa io sono un essere umano. Dobbiamo custodire e proteggere la dignità dell'essere umano. Dobbiamo tenerci d'occhio". Ed è quindi l'informazione a fare la differenza. "Serve essere sentinelle consapevoli".

Ovadia afferma che la memoria è anche uno strumento ideologico. "In Italia dobbiamo uscire dalla retorica e soprattutto avere il coraggio di riconoscere gli errori individuali e collettivi. Trovo intollerabile distinguere tra le vittime. Non furono solo gli ebrei martiri del nazismo, ma anche rom e sinti, antifascisti, slavi, soldati italiani, testimoni di Geova. Ciò che viene fatto da un uomo contro un uomo deve rientrare nel progetto della memoria. Io cerco di vedere le tragedie di tutte le popolazioni. Tutto deve entrare nella memoria, soprattutto la sofferenza degli esseri umani. Dobbiamo costruire un'identità di pace collettiva".

Moni Ovadia è nato a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita. Dopo gli studi universitari e una laurea in scienze politiche ha dato avvio alla sua carriera d'artista come ricercatore, cantante e interprete di musica etnica e popolare di vari paesi. Nel 1984 comincia il suo percorso di avvicinamento al teatro, prima in collaborazione con artisti della scena internazionale, come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, e poi, via via proponendo se stesso come ideatore, regista, attore e capocomico di un "teatro musicale" assolutamente peculiare, in cui le precedenti esperienze si innestano alla sua vena di straordinario intrattenitore, oratore e umorista. Filo conduttore dei suoi spettacoli e della sua vastissima produzione discografica e libraria è la tradizione composita e sfaccettata, il "vagabondaggio culturale e reale" proprio del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante, quell'immersione continua in lingue e suoni diversi ereditati da una cultura che le dittature e le ideologie totalitarie del Novecento avrebbero voluto cancellare, e di cui si fa memoria per il futuro.

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Teatro Vascello,  Roma

dal 5 al 9 febbraio 2020

DIO RIDE Nish Koshe di e con Moni Ovadia
con le musiche dal vivo della Moni Ovadia Stage Orchestra
Maurizio Dehò, Luca Garlaschelli, Albert Florian Mihai, Paolo Rocca, Marian Serban

regia Moni Ovadia

Protagonista è il vecchio ebreo errante, con nuove storie e nuove musiche eseguite dal vivo da un gruppo di cinque straordinari musicisti

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