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La donna di Chenini

Volti di Tunisia: scavati dal sole offrono sempre un sorriso

(Corona Perer) - Non sa quanti anni ha. Più facile sarebbe farle dire quante primavere i suoi occhi abbiano visto, quante generazioni di figli e nipoti siano passati sotto i suoi occhi  negli anni passati -  l'uno sull'altro - e depositati in ogni ruga del volto: nel sorriso, come nel pianto.

Vedova e madre di 10 figli (non si contano i nipoti), Maria appartiene alla tribù Berbera e da quando i suoi occhi si sono aperti, vive nel villaggio di Chenini. E' il villaggio che il Ministero dei Beni Culturali e della salvaguardia del patrimonio di Tunisia ha posto sotto tutela, finanziando restauri conservativi e consolidamenti.

Incastonato nel deserto del sud della Tunisia, il villaggio vive come in una sospensione temporale. Il silenzio che lo circonda è abitato dai bambini che si divertono giocando con i sassi, dal raglio dei muli che aiutano l'uomo nel lavoro quotidiano, dal dromedario che sbuffa all'interno di un oleificio dove macina le olive a frantoio, dal canto del gallo al belato di pecore e capre.

Maria, forse la più anziana fra le donne che vi abitano, guarda tutto questo da una vita, dalla casa scavata nella roccia dove ha tutto l'occorrente per vivere (la cucina, la camera, il magazzino). E' scalza, ma agghindata di gioielli berberi fin dall'età di 14 anni, quando si trattava di essere scelta per il matrimonio, secondo le antiche regole tribali. E da quel matrimonio, racconta la guida, vennero 10 figli e un numero imprecisato di nipoti. Il suo DNA è 100% berbero.

E' in volti come quello della donna di Chenini, sferzato dal sole e dal vento del deserto, che si trova la Tunisia più autentica. Analisi genetiche condotte tra popolazioni berberofone e arabofone della Tunisia e del Nordafrica hanno mostrato un'unità di fondo nel popolo tunisino, il che porta a dire che la massa della popolazione è di etnia berbera anche se arabizzata. Dunque la donna di Chenini è la vera tunisina.

Nel paese ci sono 11 milioni e mezzo di abitanti (censimento 2018) per la maggioranza arabi; ci sono tuttavia anche minoranze europee. Nonostante la maggioranza (circa il 98%) dell'odierna popolazione tunisina parli arabo e si identifichi nella cultura araba, sarebbe errato dedurne una origine etnica predominante. La Tunisia è un mix.
Una parte di popolazione è di origine ebraica, concentrata per lo più a Tunisi e nell'isola di Gerba, e molto ridotta dal momento in cui il paese ha ottenuto l'indipendenza dalla Francia. Molti tunisini risiedono all'estero: sono circa 1 milione, la maggior parte dei quali in Europa, principalmente in Francia  ed in Italia.

E nei nostri tour abbiamo incontrato molto di questo particolarissimo mix razziale. Ricordiamo la donna sdentata ma sorridente che vende il pane fatto alla pietra fuori dall'autogrill sull'autostrada che da Sousse conduce a Monastir. E' Tunisia autentica anche l'artigiano che a Tozeur espone babbucce in cuoio fatte al momento, il vasaio di Guellala che non ti lascia finchè non compri e ti invita a vedere le sue bellissime ceramiche. Non dimenticheremo l'ormai vecchio commerciante che vende  tappeti a Keirouan con il sorriso che diventa smorfia alla fine della lunga diatriba sul prezzo finale di uno dei suoi pezzi. Un sorriso nobilissimo che diventa ammiccante nel paccioccone omino di Cartagine che vende il gelsomino e lo porta in testa per  offrire - con un inchino - un bicchierino di te alla menta con i pinoli. C'è chi realizza gabbie in ferro battuto per uccelli e chi tessiture a mano e in ogni mercato la Tunisia si offre come un caleidoscopio di tradizioni e razze. Nei manufatti artigianali c'è la sapienza di cose antiche non ancora inquinate dal Made in China imperante e dalla produzione di massa. Nei volti scavati da rughe, vento e sole, si legge la resistenza, l'adattamento: che sia il pasticciere di Keirouan, il pescatore di Hammamet, il commerciante di El Jem, o l'artigiano in ferro battuto di Sidi Bou Said, la regola è solo una: la contrattazione.

Ma la donna di Chenini non vende nulla, offre il suo sorriso, i suoi abiti tintinnati di medaglie. Ti guarda e ti scruta, sorride e si stampa nella memoria: indelebile.

(Corona Perer, Chenini)


Autore: Corona Perer

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